Tecnologia

Digitale, la politica deve occuparsene. La tecnologia non aspetta

La disillusione politica permea buona parte della società italiana. Si è perso di vista, nella gestione della “res pubblica” del nostro Paese, il rendicontare al popolo la concretezza delle azioni che si vogliono compiere.

Il digitale in questo ha ampliato ancora di più questa sensazione, in quanto la comunicazione tra il popolo e i suoi rappresentati non è più intermediata da un comunicato stampa, o da un’intervista in televisione; le persone scrivono ogni giorno quel che pensano e la politica deve ormai prenderne atto e confrontarcisi quotidianamente. L’arena non è più in piazza, ma sui social network.

L’Italia in questo è molto in ritardo anche perché la televisione ha influenzato profondamente il rapporto del nostro paese con i nuovi media, il caso Moncler di pochi giorni fa conferma ancora una volta questo legame.

Ad oggi infatti, nel nostro Parlamento, ci troviamo di fronte ad una situazione di ricambio generazionale. Da una parte, gli anziani della politica che si trincerano dietro i propri uffici stampa, dall’altra parte le nuove leve, spesso giovani e con una consapevolezza diversa dei mezzi a loro disposizione. Ovviamente, l’essere giovane non comporta un utilizzo “smart” delle nuove tecnologie, ma è più probabile che riesca a comprenderne l’importanza per il Paese.

E’ per questo che abbiamo fatto una chiacchierata con Anna Ascani, deputata del Pd, 27 anni, con tante idee e soprattutto con una coinvolgente voglia di farle crescere e vederle concretamente realizzate.

Quello che emerge, è che ci sono due aree principali su cui dovrebbe investire l’Italia per l’On. Ascani:
– La digitalizzazione scolastica, che non sia soltanto una modernizzazione infrastrutturale, ma che sia soprattutto una formazione culturale, che spinga i ragazzi ad ampliare lo spettro di questo stimolo creativo anche all’ambiente familiare
– Gli investimenti infrastrutturali della pubblica amministrazione, in cui il digitale deve essere lo strumento per rimuovere gli strati di opacità nella relazione con il cittadino

Quello che ci ha colpito durante l’intervista è un passaggio, sottolineato fortemente dalla Ascani, proprio sulla burocrazia del nostro Paese: “Quanto più aggiungi dei livelli procedurali nelle relazioni tra il pubblico e il privato, tanto più aggiungi lentezza nelle decisioni e possibilità di corruzione e malfunzionamento”.

L’accelerazione delle tecnologie ci costringe ad accelerare anche i processi decisionali, in caso contrario una decisione presa rischia di essere già vecchia quando diventa operativa, su questo i popoli anglosassoni sono in netto vantaggio rispetto a noi. Se c’è una cosa che ha insegnato l’economia liquida è proprio questa, che attraverso la semplificazione si possono ottenere dei risultati altrimenti irraggiungibili.

Corruptissima re publica plurimae leges, diceva Tacito, troppe leggi fanno lo Stato corrotto, ed oggi questo è vero più che mai. Ma come fare per raggiungere questi traguardi? “Creare il codice unico per la pubblica amministrazione è un inizio, ma anche far entrare i privati negli investimenti, incoraggiare i ragazzi ad utilizzare in aula i loro strumenti informatici e sovvenzionare chi non li ha, portare la tecnologia dentro i palazzi pubblici e non lasciarla fuori”.

Un altro punto importante che abbiamo toccato con la Ascani è la difficoltà di affrontare temi come il digitale in un’Italia in cui manca anche la carta igienica nelle scuole. Su questo, la risposta è netta: “Dobbiamo far capire che la mancanza di un’educazione culturale che passi attraverso il digitale crea dei ritardi nel sistema Italia molto più profondi di altri tipi di carenze”.

Insomma, noi siamo alla ricerca costante di personaggi politici che possano realmente comprendere quanto, per l’Italia, sia un momento in cui poter recuperare un ritardo o lasciarsi andare via ampliando ancora di più la frattura che ci allontana dagli altri paesi europei. Dobbiamo augurarci che queste voci vengano ascoltate anche dal Governo.