Mondo

Elezioni Midterm: il Tea Party ha cambiato i repubblicani, i repubblicani cambieranno l’America

Per una volta possiamo sbilanciarci: negli Usa ha vinto il partito anti-tasse e anti-Stato. Non ci sono state mezze misure in queste elezioni MidTerm.

I repubblicani, soprattutto grazie alla battaglia combattuta negli ultimi anni dal movimento Tea Party, si sono finalmente presentati con un programma senza compromessi, vincendo la maggioranza assoluta al Congresso e in 31 Stati su 50. Vogliono distruggere l’Obamacare, non “per far morire di stenti i malati poveri”, come recitano le caricature propagandistiche della questione riportate da qualche analista politico da bar-sport, ma semplicemente perché questa scellerata riforma del sistema sanitario statale americano, che nella retorica prometteva “cure per tutti”, in realtà fa perdere a centinaia di migliaia di americani vecchi piani assicurativi, obbligandoli a comprarne nuovi più costosi; costringe le assicurazioni a ricaricare sui premi i maggiori rischi che incorrono, perché sono obbligate ad assicurare anche persone già ammalate; costringe i datori di lavoro a fallire (generando disoccupazione) per pagare questi enormi premi assicurativi.

I repubblicani del 2014, finalmente, vogliono tagliare la spesa pubblica, perché molti elettori hanno capito che “se non ci fosse lo Stato, le strade verrebbero costruite lo stesso e anche meglio”. Vogliono lasciare più libertà ai privati, per permettere agli americani di crescere da soli, senza aver bisogno di un governo federale che pianifica la crescita, fallendo inevitabilmente. I nostri commentatori si sono stracciati le vesti per anni perché, al Congresso, i repubblicani vicini al movimento Tea Party non volevano scendere a compromessi con i democratici, intenzionati ad aumentare un debito che ha sforato i 17mila miliardi di dollari, che ora veleggia verso i 18mila, un insostenibile peso scaricato sulle generazioni future. La frangia Tea Party ha fatto di tutto per impedirglielo, a costo di provocare uno “shutdown”, una chiusura temporanea di attività governative. E lì tutti a dire che, così facendo, questi cocciuti e “irresponsabili” si sarebbero scavati la fossa. E’ successo esattamente il contrario: nella fossa ci sono finiti i sostenitori dell’indebitamento folle (e questo sì, per davvero, irresponsabile). Lo “shutdown”, che Obama ha usato come ricatto, ha fatto provare agli americani un primo brivido di libertà: si può vivere, produrre e lavorare anche senza lo Stato. Anzi, meglio. Gli elettori ne hanno tenuto conto.

Gli americani hanno votato contro l’Obamacare, contro il debito, ma anche contro le tasse. In cinque referendum su cinque, in materia fiscale locale, hanno detto un sonoro “no” ad aumenti di tasse: in Massachusetts (53% di no), Wisconsin (80%), Nevada (80%), Tennessee (66%), Georgia (74%). In Georgia, addirittura, gli elettori hanno introdotto un emendamento alla costituzione statale che pone un limite massimo, legale, alla predazione fiscale. La vittoria del movimento Tea Party sul GOP (Grand Old Party) e sulla politica americana è andata oltre alla mera questione di nomi dei singoli candidati che aveva caratterizzato le Mid Term 2010: ha imposto una nuova agenda in termini di contenuti!

C’è una lezione fondamentale per l’Italia: in America, finalmente, al netto di una certa dose di ambiguità e superficialità di ogni topografia politica, “la destra” fa di nuovo “la destra” e vince. Non scende a compromessi e vince. Ha una chiara idea in testa: ridurre il potere dello Stato. E su questa vince. Vi immaginate che fine farebbe un repubblicano che promette “completerò l’Obamacare, meglio di come abbia fatto Obama”? O un altro che dichiara “quando necessario si deve aumentare il debito per stimolare la domanda e far ripartire la crescita”? Finirebbe in qualche programma comico, non arriverebbe neppure a candidarsi alle primarie. In Italia, invece, abbiamo avuto un Giulio Tremonti che si vantava di fare le stesse politiche di Prodi e di farle meglio, abbiamo oggi una “destra” che cita ad esempio François Hollande, il più statalista dei socialisti francesi, perché “ha il coraggio di sforare i parametri europei”, cioè vuole indebitarsi ancora di più. Un po’ come quei repubblicani americani che volevano arrivare a compromessi con i democratici sullo sforamento del tetto al debito, vantandosene pure: sconfitti ed esclusi.

In America la “destra” non ha più paura di essere diversa dalla “sinistra”: è orgogliosa di essere l’opposto, perché è convinta che la formula meno Stato e più mercato funzioni. In Italia abbiamo invece un unico enorme blocco statalista, diviso solo su questioni di folklore. Forse è tempo di cambiare testa, iniziando a guardare dall’altra parte dell’Oceano.