Cronaca

Caorle, Comune sospeso da rete antimafia: “Sindaco ha taciuto minacce”

La scelta di Avviso pubblico dopo che il primo cittadino del Comune veneto è stato indagato per falsa testimonianza. Alcuni consiglieri avevano denunciato intimidazioni legate a un intervento urbanistico

Minacce al sindaco, poi indagato dall’antimafia per falsa testimonianza, con l’accusa di non aver voluto rivelarle. Un affare urbanistico contestato. Succede a Caorle, sul litorale veneziano. E ora Avviso pubblico, la rete degli enti locali contro le mafie, ha sospeso temporaneamente l’adesione del Comune. Sullo sfondo, gli allarmi degli ultimi anni sulle infiltrazioni criminali nell’economia e nel business del cemento nella costa intorno a Venezia.

La vicenda ha inizio la sera del 23 dicembre 2013 nella sala del consiglio comunale di Caorle. La denuncia appena pronunciata dal consigliere di minoranza Alessandro Borin pesava come un macigno: era stato cancellato dal programma di giunta concordato, la «revisione, ove giuridicamente possibile, dell’intervento urbanistico delle cosiddette “Terme” in zona C2/39». Prché il sindaco, Luciano Striuli, aveva ricevuto, pochi giorni prima, delle minacce, anche di morte, per lui, la famiglia e alcuni consiglieri comunali. Il sindaco ha sempre smentito. Fatto sta che il passaggio incriminato, il progetto urbanistico delle cosiddette Terme, scompare dal programma della giunta comunale. Due consiglieri comunali, Marco Favaro e Alessandro Borin, che avrebbero dovuto entrare nella maggioranza, scelgono di rimanere all’opposizione e denunciano le intimidazioni alle forze dell’ordine. Malgrado le smentite del sindaco avrebbero anche un sms che comproverebbe i fatti denunciati.

L’intervento delle Terme è frutto di un accordo tra il sindaco precedente e la Caorle Investimenti srl il cui titolare è Claudio Casella, immobiliarista e imprenditore nel settore del gioco online. L’accordo prevede che la società privata costruisca il centro termale – con annessi negozi e appartamenti – e che lo consegni al Comune dopo 50 anni di gestione. In cambio le volumetrie dei negozi e degli appartamenti intorno lievitano fino a quattro volte le dimensioni previste dal piano regolatore. «Sulla costa veneziana, anche in conseguenza della crisi che attanaglia il settore immobiliare – racconta il consigliere Marco Favaro – non appena vengono messi in discussione interessi o posizioni consolidate, il sistema di illegalità, connivenza, corruzione, reagisce mostrando il suo volto violento. Sappiamo che, sottotraccia, questo sistema è attivo dalle nostre parti da molti anni e per troppo tempo è stato sottovalutato».

Nel 2004 il sindaco del vicino paese di Torre di Mosto, Aldo Giuseppe Lucchese, rassegnò le dimissioni con una lettera indirizzata a tutti i consiglieri comunali spiegando di essere stato fatto «oggetto di azioni di intimidazione, nei confronti della mia persona e della mia famiglia». Le indagini non ebbero nessun risultato, ma nella zona si dà per scontato che riguardassero le intenzioni del sindaco di rivedere le previsioni urbanistiche della futura zona industriale. Anche nella stessa Caorle si sono registrati altri fatti preoccupanti: nel 2011 poi l’incendio dell’auto dell’avvocato Mauro Scaramuzza, legale per altro dello stesso Claudio Casella e nell’ottobre del 2013 il lancio di una molotov contro l’auto di un residente.

Il procuratore capo di Venezia Luigi Delpino ha ricordato alla commissione parlamentare antimafia, durante un’audizione svolta nel 2012, come «i primi fenomeni di infiltrazione mafiosa nell’economia veneta potrebbero risalire già agli anni ’70, quando le spiagge di Jesolo ed Eraclea vedevano molteplici, e non facilmente giustificabili, passaggi di società nella proprietà degli alberghi». Anche Legambiente e l’Osservatorio ambiente e legalità hanno di recente pubblicato un dossier sottolinenando come l’impetuosa e dissennata cementificazione del litorale veneto si sia intrecciata con l’operatività di organizzazioni criminali soprattutto camorriste.

La procura antimafia di Trieste ha aperto delle indagini sui fatti denunciati e il sindaco risulta indagato per falsa testimonianza. Dopo ripetute richieste di chiarimento Avviso Pubblico ha sospeso temporaneamente l’adesione del comune di Caorle. Il sindaco Striuli, che, malgrado ripetuti tentativi, ilfattoquotidiano.it non è riuscito a raggiungere al telefono, avrebbe annunciato un ricorso ai proibiviri dell’associazione antimafia.