Calcio

Optì Pobà ora è una squadra: nasce a Potenza ed è composta da immigrati

L’idea è venuta a un 27enne potentino, Francesco Giuzio: “Ho visto tutti quei ragazzi nella struttura che ospita i rifugiati e ho pensato: sono 128, cosa succede se buttiamo un pallone in mezzo?”. Obiettivo: combattere il razzismo

Dalla sala congressi dell’Hilton di Fiumicino a un albergo alle porte di Potenza, Optì Poba è diventato più di un giocatore di fantasia. Adesso esiste una squadra che porta il nome del fantomatico giocatore della Lazio inventato dall’allora candidato presidente della Figc Carlo Tavecchio. È composta da rifugiati politici e parteciperà a un campionato amatoriale di calcio a 11. Un esempio plastico di eterogenesi dei fini. Da gaffe razzista, con seguente strascico polemico e sospensione dell’Uefa, a simbolo d’integrazione.

L’idea è venuta a un giovane potentino, Francesco Giuzio. Ventisette anni, laurea in relazioni internazionali e analista video di partite di calcio, Giuzio studia anche da allenatore. E grazie al corso per il conseguimento del patentino Uefa B è nata l’ASD Optì Poba. “Le lezioni si svolgono nella stessa struttura che ospita gli immigrati in contrada Rifreddo, a due passi da Potenza”, racconta a ilfattoquotidiano.it. “Ho visto tutti quei ragazzi, molti rifugiati politici, altri in attesa di ottenere lo status, e ho pensato: sono centoventotto, cosa succede se buttiamo un pallone in mezzo?”. È accaduto che l’hanno seguito cinque amici, tra cui Giuseppe Lolaico, capitano del Potenza Calcio che partecipa al campionato di serie D.

Optì Poba ha emesso il suo primo vagito poche settimane fa, poi è partita una sfrenata corsa contro il tempo per organizzare tutto così da essere allineati ai nastri di partenza del campionato Opes, ai primi di novembre. “Abbiamo registrato il marchio, l’iscrizione costerà poche centinaia di euro e contiamo di trovare uno sponsor per il materiale tecnico”. Alle scarpe ci stanno pensando i giocatori del Potenza, donandone un paio a testa e, appena la burocrazia farà il suo corso, partirà il tesseramento dell’associazione. Prezzo simbolico, cinque euro, ma i consiglieri regionali della Basilicata hanno già appoggiato l’iniziativa a titolo personale garantendo un contributo straordinario per far fronte alle prime spese. Ma 128 giocatori in rosa non si contavano neanche ai tempi d’oro dell’Inter di Massimo Moratti. Insomma, una selezione si dovrà pur fare. “Accanto all’hotel c’è una struttura in erba sintetica. Sarà nostra per tre ore al giorno. Scremeremo, certo, ma non impediremo a nessuno di giocare su quel campo anche se scartato”. Chi sarà l’allenatore degli Optì Poba? “Dovrei allenarli io – spiega Giuzio – Però se qualcuno con maggiore esperienza vuole farsi avanti, io lascio volentieri il posto così da migliorare l’aspetto tecnico e mediatico”.

Già perché la strana storia della squadra potentina che deve il suo nome a Tavecchio corre veloce. Ne è al corrente il presidente dell’Assoallenatori, Renzo Ulivieri, e alcuni giocatori lucani, come l’ex Inter e Lazio Mauro Colonnese, hanno già dato la propria disponibilità per aiutare attivamente l’iniziativa. “Ho scritto personalmente al presidente Tavecchio e alla consigliera anti razzismo Fiona May per informarli della nostra iniziativa – aggiunge Giuzio – Partiamo facendo un piccolo passo. L’obiettivo è quello di partecipare a un campionato federale. Per quest’anno siamo in ritardo, a meno di un clamoroso intervento diretto dei vertici federali. Ma se non arriverà va bene così, nessuna polemica”.

 L’obiettivo principale è raggiunto, anche se non sarà Terza Categoria come per la Liberi Nantes, squadra di migranti diventata anche un film. “Il calcio è un pretesto per garantire anche a loro un’evasione, necessaria nella vita di ognuno – spiega Giuzio – Vogliamo fornire una valvola di sfogo per tenerli impegnati ed è nostra intenzione provare a fornire i mezzi per renderli indipendenti. Attiveremo corsi gratuiti d’italiano e ci auguriamo di riuscire a vincere qualche bando per organizzare corsi di formazione. Sono mesi che Optì Poba viene associato a qualcosa di negativo. Finalmente è anche sinonimo d’integrazione, vera e viva”. E anche un riscatto per la città di Potenza, macchiata dallo scandalo calcioscommesse che travolse l’allora presidente Giuseppe Postiglione. Il giovane imprenditore trascinò il club in terza serie ma nel 2009 venne arrestato con l’accusa di aver partecipato insieme ad altri personaggi legati alla società a una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alla combine di partite di Lega Pro e Serie B. Ora gestisce il Viggiano, squadra di Eccellenza. A Potenza invece c’è una scommessa sì, ma pulita e nobile.

Twitter: @AndreaTundo1