Emilia Romagna

“Funeral Party” nel piacentino: la lugubre goliardia del raduno di carri funebri

Il ritrovo al cimitero, come si addice a un evento così. L'idea del Secondo raduno internazionale di questi veicoli è di Raffaele Rizzi, del Cpae: "Si tratta di mezzi che sono opere d'arte, tutti diversi l'uno dall'altro, e che non meritano di finire a marcire in autorimesse"

Il ritrovo al cimitero, scelta obbligata per una tale sfilata. Una carovana di carri funebri, un “raduno” con tutti i crismi, recita il volantino della manifestazione. Di più: “Secondo raduno internazionale”. Il serpentone partito attorno alle 11 da Fiorenzuola, centro della Val d’Arda in provincia di Piacenza, si è snodato per 10 chilometri fino a Castell’Arquato, splendido borgo medievale sui colli piacentini.

L’idea assai originale – per la verità un po’ macabra se non fosse per il clima goliardico che la anima – la si deve a Raffaele Rizzi, del Cpae (Club Piacentino Automotoveicoli d’Epoca). Un sodalizio nato nel ’67 che nel 2012 è arrivato a contare oltre 1200 soci, per un totale di circa 3000 veicoli iscritti in gran parte certificati Asi, l’ente preposto a rappresentare il motorismo storico italiano. “Mezzi che sono opere d’arte, tutti diversi l’uno dall’altro, e che non meritano di finire a marcire in autorimesse”, spiega Rizzi.

Ecco perché “abbiamo messo in piedi una iniziativa come questa: per dare nuovo lustro a veicoli che risalgono a prima degli anni Settanta”. Perché i carri funebri di una volta sono pezzi storici oggi. Tra la quindicina di mezzi in passerella, un carro – ancora funzionante seppur non per il servizio per il quale era adibito in origine – costruito nel 1924. Esistono anche mezzi diciamo così ‘modificati’: un carro, al quale sono stati apportati alcuni aggiustamenti al fine di riportalo a nuova vita, che traina addirittura una carrozza di fine ‘800.