Cronaca

Veronica Balsamo, morta nel dirupo. Arrestato il fidanzato: “L’ha spinta giù”

Disposto il fermo per Emanuele Casula, unico indagato. Il ragazzo ha sempre sostenuto di non ricordare cosa fosse successo ma potrebbe aver spinto la fidanzata a seguito di un litigio. Il giovane deve rispondere anche di tentato omicidio di un uomo avvenuto la stessa sera

Aveva raccontato che la fidanzata, uscendo dall’auto, era caduta in un dirupo a Roncale, in Valtellina. Ora, però, Emanuele Casula, 18 anni, è stato arrestato dai carabinieri di Sondrio con l’accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dall’aver agito in luoghi e circostanze tali da ostacolare la difesa della vittima, occultamento di cadavere, tentato omicidio e furti. Il ragazzo è l’unico indagato per la morte della fidanzata Veronica Balsamo, 23 anni, trovata senza vita la mattina del 24 agosto scorso e per l’aggressione a Gianmario Lucchina, che abitava poco distante dal luogo in cui è rivenuto il corpo di Veronica.

La svolta nelle indagini ci sarebbe stata grazie all’esito degli esami tossicologici e geneticiLa sera prima del ritrovamento della giovane in fondo a un dirupo con una ferita alla testa, Casula, l’apprendista saldatore di Grosotto si era ribaltato con un fuoristrada per poi fuggire dal luogo in cui la mattina successiva fu trovata Veronica. Il ragazzo, su disposizione del procuratore Elvira Antonelli e del sostituto Giacomo Puricelli, è in stato di fermo anche per il tentato omicidio di Gianmario Lucchina, 35 anni, colpito alla testa e in altre parti del corpo con un cacciavite quella stessa notta: l’uomo fu trovato riverso a terra in una pozza di sangue in una baita di Grosotto. Per capire come e quando sia morta la ragazza gli inquirenti avevano disposto due autopsie, in modo da stabilire se la giovane sia stata colpita alla testa da una pietra o se, invece, la profonda ferita che ne ha causato il decesso possa essere riconducibile alla caduta nel dirupo, profondo poco più di tre metri. 

A portare al provvedimento di fermo sarebbero stati gli esiti degli esami biologici del Ris. Nei giorni successivi al ritrovamento del corpo di Veronica, in Procura erano stati aperti due fascicoli distinti per la morte di lei e il ferimento di Lucchini raggiunto da diversi colpi di cacciavite. L’uomo, la cui casa si trovava lungo l’itinerario percorso dal giovane quella notte, era stato colpito all’emitorace e a una tempia. Un ferimento avvenuto a breve distanza nello spazio e nel tempo dal luogo del ritrovamento del cadavere, che da subito aveva insospettito i carabinieri del Nucleo investigativo di Sondrio. Analogamente, le ferite trovate sul cadavere della ragazza, secondo gli anatomopatologi, non erano compatibili con una breve caduta nel dirupo, un salto terminato dopo circa due-tre metri. Alla fine gli esami biologici si sono saldati al castello indiziario: sangue della ragazza è infatti stato trovato sui pantaloni di lui e sangue di lui e del chierichetto è stato trovato sul cacciavite.

Il giovane, stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, quel sabato 23 agosto aveva anche rubato uno scatolone di medicinali davanti a una farmacia, poi si era impossessato dell’auto di un negoziante ed era scappato. Dopo essere stato convinto dagli amici a restituirla al proprietario – che ha ritirato la denuncia – il giovane era stato raggiunto in un bar da Veronica. Mancavano pochi minuti alle 20 e, secondo questa ricostruzione, a quell’ora, nella baita di Grosotto, Lucchina era già agonizzante. Emanuele e Veronica a bordo del fuoristrada si erano diretti verso la chiesa di Roncale passando davanti alla casa di Lucchina. Poco dopo la tragedia: Veronica finisce giù dal dirupo e secondo l’ipotesi accusatoria non per un incidente. Emanuele riparte, si ribalta con il suv e infine arriva in un bar. 

Ai carabinieri dirà di non ricordare nulla – neanche dove fosse Veronica – e per diversi giorni è stato ricoverato sotto shock. Gli esami tossicologici disposti dalla Procura hanno evidenziato che la notte della morte della ragazza Casula fece uso di alcol – seppure i livelli nel sangue non indichino quantitativi significativi – e consumò cannabinoidi. Gli amici sostengono che quella sera Emanuele “sembrava uno zombie”.