Calcio

Juve e Roma: dopo la Champions umore diverso in vista del big match di domenica

Mentre la squadra di Garcia arriva con grande entusiasmo alla sfida di domenica, i bianconeri devono farsi perdonare la prestazione scialba di Madrid. Le luci e le ombre d'Europa influiranno sul campionato?

“La Juventus quando gioca in Italia sembra aver grande personalità, quando va fuori sembra abbia dimenticato come si gioca al calcio”, dice Arrigo Sacchi. “Io e te abbiamo concetti diversi di calcio, o tu guardi un’altra partita o ne ho vista un’altra io. Credo che abbiamo cercato di vincere, e con la gestione della palla di limitare l’Atletico”, risponde piccato Massimiliano Allegri. In questa acida polemica, consumata in collegamento tra gli studi Mediaset e lo stadio Vicente Calderon appena terminato il match tra Atletico Madrid e Juventus, vinto dai castigliani 1-0, sta tutto il senso della Champions League: al di là della prestazione e del risultato brucia fondamentali energie nervose. Domenica, alle ore 18 a Torino, è già scontro al vertice in campionato tra Juve e Roma: a punteggio pieno dopo cinque giornate, arrivano al big match con sette punti di vantaggio sulle milanesi, otto sul Napoli, nove su Lazio e Fiorentina. Il campionato è già cosa loro.

Ma in settimana c’è stata la Champions, e per la prima volta Juve e Roma non hanno vinto. E anche se la sconfitta della Juve a Madrid e il pareggio della Roma a Manchester sono risultati tutto sommato buoni per la classifica europea, le conseguenze sono assai differenti. Grazie alla vittoria del Malmoe sull’Olympiakos, la Juve resta prima nel girone, e una sconfitta di misura in trasferta sul campo della rivale più temibile del girone ci può anche stare. Ma la prestazione in campo è stata assai negativa: l’atteggiamento da “primo non prenderle” che ne ha contraddistinto l’approccio, lo sterile possesso palla (oltre il 60%) che non ha portato a nessun tiro in porta, le evidenti difficoltà della difesa bianconera messa sotto pressione, l’opaca prestazione a centrocampo del guerriero Vidal e del gioiello Pogba (mai un gol in Champions), le tardive sostituzioni, l’incapacità di reagire al forcing madrileno. Certo, l’Atletico di Simeone è una delle squadre più difficili da affrontare, il Cholo almeno in partenza ha rinunciato lui stesso a una punta per ingabbiare i bianconeri, ma i madrileni restano lontani parenti dello squadrone che lo scorso anno con Diego Costa, Curtois e Felipe Luis vinceva la Liga ed espugnava Londra in semifinale di Champions.

All’opposto il Manchester City è squadra che gioca e lascia giocare, la cui difesa spesso non è protetta a sufficienza dalle stelle in attacco (basti vedere che l’inerzia della gara è cambiata, e il City cominciato a spingere, quando dopo un’ora Pellegrini ha tolto una punta come Dzeko e inserito un centrocampista come Lampard) ma la prestazione della Roma è stata assai più convincente di quella della Juve. Al di là delle occasioni (più tiri in porta della Roma rispetto al City) e del risultato (un pari cercando di vincere, contro la sconfitta cercando di pareggiare della Juve) la squadra di Garcia ha mostrato una convinzione nei propri mezzi ben superiore a quella di Allegri. Il pareggio per 1-1 all’Etihad Stadium ha definitivamente consacrato la Roma come grande squadra, e le scommesse di Sabatini come vincenti.

Da oggi Juventus e Roma, a Vinovo e a Trigoria, cercheranno di dimenticare la Champions e di pensare al primo dei due scontri diretti che decideranno il campionato, mancano trentadue partite, ma lo scorso gennaio con il 3-0 a Torino la Juve in pratica mise le mani sullo scudetto con venti giornate di anticipo, faranno la conta degli infortunati (Barzagli e Castan, Pirlo e De Rossi), e stabiliranno quelli più in forma per giocare. Ma la Champions è difficile da dimenticare, non tanto per i risultati quanto per gli strascichi. A Roma viaggiano sull’onda delle celebrazioni per Totti e per avere imposto il proprio gioco in casa dei campioni di Inghilterra. In casa Juventus invece resta la polemica tra Allegri e Sacchi, sintomo di vecchie ruggini e di nuovi malesseri di una squadra che domina in Italia e da troppo tempo fatica in Europa. La Champions questo fa, regala nuovi entusiasmi o li brucia irrimediabilmente. Il resto lo dirà il campo: domenica alle ore 18 a Torino, quando il campionato tornerà ad essere una questione privata.

Twitter @ellepuntopi