Politica

Renzi: “Con Tfr altri 100 euro in busta paga. A imprese soldi che arrivano da Bce”

Il presidente del Consiglio torna al confronto diretto con la sinistra Pd: "Ogni volta che parla D'Alema guadagno un punto nei sondaggi". E con la Cgil: "Vanno in piazza il 25 ottobre? Quel giorno saremo a fare la Leopolda"

“Il tfr così com’è c’è solo in Italia. Se diamo il tfr in busta paga si crea un problema di liquidità per le imprese. Le grandi ce la fanno, le piccole sono in difficoltà. Stiamo pensando di dare i soldi che arrivano dalla Bce alle pmi per i lavoratori”. Lo dice il premier Matteo Renzi in un’intervista a Ballarò. “Sulla base di questo – spiega Renzi – stiamo ragionando sul fatto che l’Abi, l’associazione delle banche, possa dare i soldi che arrivano dall’Europa, quelli che chiamiamo i soldi di Draghi, esattamente alle piccole imprese per garantire liquidità: questo garantirebbe al lavoratore di avere un po’ più di soldi da spendere”. Il premier ha anche ribadito che “sicuramente nella legge di stabilità metteremo 1,5 miliardi per gli ammortizzatori sociali, per cambiare il meccanismo delle tutele, delle difese. Daremo una mano vera alle persone”. Tuttavia non sarà subito, come poi ha precisato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: “Ne discuteremo nei prossimi giorni – dice Renzi – Ma anziché tenere i soldi da parte alla fine del lavoro te li do tutti i mesi. Significa che, per uno che guadagna 1.300 euro, un altro centinaio di euro al mese che uniti agli 80 euro inizia a fare una bella dote”, circa 180 euro.

Intanto sul lavoro lo strappo non si ricuce. Né con la sinistra del Pd né con il sindacato. Renzi costretto a scegliere tra Massimo D’Alema o Denis Verdini, risponde: “D’Alema se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, tutte le volte che parla guadagno un punto nei sondaggi”. Il riferimento è all’intervento dell’ex presidente del Consiglio durante la direzione del Pd che ha approvato le misure sul lavoro che il governo si appresta a presentare in Parlamento. E poi c’è la Cgil. Poche ore prima la segretaria Susanna Camusso ha detto che sulla manifestazione in programma a ottobre “c’è consenso attorno a noi”. Il capo del governo replica: “Quando la Cgil sarà in piazza, mi sembra che hanno detto il 25 ottobre, noi saremo a fare la Leopolda. Ci hanno anche risolto il problema di chi ci fa la manifestazione contro”. E insiste su un concetto già espresso nei giorni scorsi: “Ho grande rispetto per i sindacati ma dove erano negli anni in cui i diritti dei ragazzi venivano cancellati?”. Quanto ai provvedimenti che il presidente del Consiglio vuole prendere c’è anche la modifica del trattamento di fine rapporto: “Il tfr così com’è c’è solo in Italia. Se diamo il tfr in busta paga si crea un problema di liquidità per le imprese. Le grandi ce la fanno, le piccole sono in difficoltà. Stiamo pensando di dare i soldi che arrivano dalla Bce alle pmi per i lavoratori”. [brightcove]3813744410001[/brightcove]

I toni su queste questioni sono meno sferzanti nel resto dell’intervista, ma resta il confronto a distanza: “Grande stima e rispetto per D’Alema, però per piacere evitiamo di continuare con le polemiche e con le assurdità – dice all’inviato di Ballarò, Alessandro Poggi – Se quando al governo c’era D’Alema avessimo fatto la riforma del lavoro come hanno fatto in Germania o nel Regno Unito non saremmo ora a fare questa discussione”. Quanto alle manifestazioni dei sindacati ribadisce: “Non sono preoccupato, è legittimo che scenda in piazza. Grande rispetto per tutti i sindacati però dov’erano in questi anni in cui i diritti dei ragazzi venivano cancellati, i diritti dei cassintegrati venivano improvvisamente svaniti? Dov’erano quando siamo passati dal 7 al 13% di disoccupazione? Non c’erano”. “Per me – prosegue il capo del governo – il lavoro non è un diritto ma è molto di più, è un dovere. Questa è ancora più forte come affermazione. Quando una persona perde il posto di lavoro è una sconfitta per tutti. Dobbiamo occuparcene non solo per i soliti noti ma anche per chi il lavoro lo ha perso. Bisogna però avere il coraggio di ragionare di chi, in questi anni, non ha mai sentito vicina la politica: i precari, le mamme che non avevano i diritti, il cassintegrato di 55 anni buttato fuori”. Infine il patto con Forza Italia: “Con Berlusconi abbiamo fatto un patto per la legge elettorale e per la riforma della Costituzione perché le riforme si scrivono tutti insieme. Poi stiamo governando noi che, con tutti i nostri limiti, siamo un partito che sta cercando di cambiare l’Italia e di fare quelle cose che in 20 anni non sono state fatte”.