Cronaca

Roma, entra in carcere con eurodeputata Forenza e consegna marijuana a detenuto

L'uomo ha varcato la soglia di Regina Coeli come "collaboratore" in una delegazione formata dall'onorevole di "L'Altra Europa con Tzipras" e Giovanni Russo Spena e ha tentato di dare 1,30 grammi di stupefacente a Nunzio D'Erme, esponente della sinistra alternativa romana. L'europarlamentare si difende: "Non sapevo assolutamente nulla, quell'uomo non lavora con me"

Ha varcato la soglia del carcere di Regina Coeli in qualità di collaboratore di una europarlamentare in visita ispettiva nel carcere ed è stato sorpreso mentre tentava di consegnare 1,30 grammi di marijuana a Nunzio D’Erme, esponente della sinistra alternativa romana, detenuto nel penitenziario romano da venerdì scorso, quando è stato arrestato per i tafferugli avvenuti il 21 maggio negli uffici del VII Municipio.

L’episodio è avvenuto ieri pomeriggio durante una visita dell’europarlamentare Eleonora Forenza (L’Altra Europa con Tsipras) che era accompagnata da Giovanni Russo Spena e dal “collaboratore” colto con la marijuana. A denunciare il fatto è stato Massimo Costantino, segretario regionale Fns Cisl Lazio sostenendo che “prontamente il personale di polizia penitenziaria ha evitato il passaggio di tale sostanza, marijuana, 1,5 grammi” e che l’uomo “è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria”. “Non sapevo assolutamente nulla – ha detto l’europarlamentare Forenza – eravamo nelle vicinanze della cella di Nunzio D’Erme, quando ho visto il secondino che contestava il fatto”. Forenza ha precisato che l’uomo denunciato, sulla cinquantina, “non è una persona che lavora nella mia segreteria, ma un compagno dei Movimenti. Né io, né Giovanni Russo Spena, né Nunzio D’Erme eravamo a conoscenza delle sue intenzioni”.

Per la Fns Cisl occorre “rivedere l’accesso di tali collaboratori dei parlamentari poiché è inaccettabile che utilizzando il loro status possano approfittare di entrare in carcere e perpetrare un reato”. E’ un fatto gravissimo, aggiunge, che “non può accadere in luoghi di legalità, è inammissibile. La detenzione dovrebbe servire a rieducare”.