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Elezioni regionali Calabria, caos in Pd e in Forza Italia: “Vincerà il miglior perdente”

Democratici divisi tra primarie tra il renziano Callipo e il bersaniano Oliverio e ipotesi candidato "unitario" (forse Minniti). Berlusconiani alle prese con le correnti di Fitto e Jole Santelli. Ma non si escludono le "larghe intese" in scala con un accordo con il Nuovo Centrodestra di Tonino Gentile. M5s verso le "regionarie"

“In Calabria vincerà il miglior perdente“, annota il senatore cosentino del Gal Paolo Naccarato. Il centrosinistra è dilaniato in uno scontro all’ultimo codicillo sullo svolgimento delle primarie. Il centrodestra è imbrigliato dai desiderata di Francesca Pascale e da quelli di Raffaele Fitto. Il Movimento Cinque Stelle è fermo al palo, senza un candidato, e con le spaccature romane a far da padrone. Benvenuti alle Regionali 2014 di Calabria. I pronostici già si sprecano, ma il conto alla rovescia deve ancora iniziare. Perché la decisione del Tar di due giorni fa registra sì un passo in avanti, ma il presidente facente funzione della Regione Antonella Stasi avrà tempo fino al 15 settembre per indire la data delle elezioni. Una data che dovrebbe oscillare fra la prima e la seconda decade di novembre. E che di fatto pone fine ai continui rinvii, ai balletti di date e alla melina che da mesi va avanti.

A nulla è valso, insomma, il tentativo di un fronte bipartisan del consiglio regionale di approvare una legge elettorale ribattezzata Porcellissimum: una riforma del sistema di voto che ricorda in un certo senso il Porcellum prevedendo una soglia minima del 4% per i partiti disposti ad entrare in coalizione, e addirittura del 15 per chi, come il M5s, di coalizione non ne vuol sentire parlare. Ma da questa settimana il Porcellissimum sarà soltanto un lontano ricordo. Perché, spiega a ilfattoquotidiano.it la parlamentare democratica Enza Bruno Bossio, “il consiglio regionale si riunirà (probabilmente l’11 settembre) e cercherà di mettere una pezza sulle questione sollevate dal governo, prima ancora che si pronunci la Corte Costituzionale”. Ritocchi che dovrebbero abbassare la famigerata soglia del 15%, definita dai più una norma “anti-M5s”.

Archiviati i nodi burocratici e i cavilli che avrebbero impedito il ritorno alle urne, il discorso non cambia affatto registro quando si passa ad analizzare lo stato dei partiti che siedono in tutto l’arco costituzionale. Centrosinistra e centrodestra traccheggiano da mesi. E a poche settimane dalla riapertura dei seggi lo scenario appare più incerto che mai.

Al Nazareno i giorni passano come nulla fosse. Le primarie del centrosinistra sono ancora circondate da un velo di mistero. In un’assemblea regionale del Pd del 30 giugno, presente anche il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini, si mise a verbale: primarie sì, il 14 settembre. Oggi, però, quella data non è confermata da nessuno. Perché i vicesegretari Serracchiani e Guerini hanno promesso di fissarle quando la presidente facente funzioni Stasi annuncerà la data delle elezioni. Posizione “lecita” annotano i renziani. Eppure c’è chi giura che alcuni big del Pd nazionale vogliano far saltare il tavolo delle primarie e puntare più su una candidatura unitaria, vicina alle posizioni del premier. Nomi sull’indiscrezione raccolta, al momento non ne circolano. Anche se da più parti si ritiene che il punto di caduta di Palazzo Chigi potrebbe essere o il reggino Marco Minniti (sottosegretario alla presidenza del Consiglio, dalemiano storico ma sempre governativo) o sul cosentino Ernesto Carbone, sentinella del renzismo a Montecitorio. Ovviamente, dal fronte bersaniano si alzano le barricate: “Nessuno può mettere in discussione le primarie”. Ad ogni modo la “farsa”, che in certi momenti si trasforma in uno scontro, potrebbe consumarsi in un percorso, quello delle primarie, che al momenti ai nastri di partenza trova schierati: il renziano Gianluca Callipo (lontano parente del candidato dipietrista alle regionali del 2010, Pippo Callipo, quello che in solitudine raccolse il 12%, ndr), il “favorito” Mario Oliverio, ex presidente della provincia di Cosenza, voluto fortemente dai dirigenti-parlamentari della “ditta” Nico Stumpo ed Enza Bruno Bossio. E l’outisider vendoliano Gianni Speranza, attuale primo cittadino di Lamezia Terme.

Il centrodestra – se possibile – è persino combinato peggio. Non ha idea di quale possano essere i confini della coalizione. E sul territorio amplifica i dissidi nazionali di falchi e colombe. Al momento la partita si concentra interamente dentro Forza Italia, in uno scontro acceso fra la fedelissima di Silvio Berlusconi, Jole Santelli (coordinatrice regionale di Fi), e il soldato di Raffaele Fitto, Giuseppe Galati. Con la prima, Santelli – organica al cerchio magico di Francesca Pascale e Maria Rosaria Rossi – decisa a puntare sull’ex presidente della provincia di Catanzaro Wanda Ferro. Una candidatura sponsorizzata da Maurizio Gasparri e da tutto il blocco ex An in regione, che piace a Silvio Berlusconi, e che sarebbe caldeggiata anche dall’ex governatore alfaniano Giuseppe Scopelliti. Ma l’ala berlusconiana se la dovrà vedere con un pezzo di Forza Italia, il blocco fittiano, eterodiretto da Galati. Con il vicecoordinatore regionale Nino Foti (primo dei non eletti alla Camera che fa il tifo affinché sia Galati il candidato per rientrare in Parlamento, ndr). E, infine con il plenipotenziario di Ncd, Tonino Gentile. Un blocco compatto che punterebbe sulle primarie di coalizione “per condividere il futuro governatore con gli alleati più vicini”. E proprio qualche giorno fa l’ex sottosegretario Gentile avrebbe avuto un incontro nella Capitale con Denis Verdini per discutere della candidatura di Galati a governatore. Incontro non gradito all’ex Cavaliere. Che ha convocato per il pomeriggio dell’8 settembre un vertice per vagliare le candidature e le alleanze in vista delle amministrative di autunno e primavera bypassando la formula delle primarie: “Non le faremo perché portano avanti il più demagogo”, sarà il ragionamento di Berlusconi. Ecco perché in un contesto del genere l’ala alfaniana che fa capo a Gentile (vicino al coordinatore nazionale Quagliariello) non esclude uno scenario diverso, ovvero quella di schierarsi con il Pd. A patto che “il candidato non sia Mario Oliverio”, rivelano a ilfattoquotidiano.it. E di certo una soluzione del genere avrebbe un preciso significato: nel partito di Alfano in vista dei prossimi appuntamenti elettorale prevarrebbe la linea delle alleanze a geometria variabile, che qualche settimana fa ha animato uno scontro acceso fra Beatrice Lorenzin e Nunzia De Girolamo.

Non c’è traccia di candidati, invece, fra le fila del M5s che entro questo mese dovrebbe disputare le “regionarie” online. Smentita, infatti, la notizia che voleva il re del tonno calabrese, Pippo Callipo, candidato alla presidenza della regione in deroga alle regole dei pentastellati, che prevedono candidature con requisiti ben definiti e stringenti: tra questi, l’iscrizione “storica” al blog di Beppe Grillo. Tuttavia anche qui c’è chi racconta di profonde divisioni fra i componenti di origine calabrese del gruppo parlamentare al Senato. Su tutti si registra, secondo alcune fonti, uno scontro al vetriolo fra il senatore Nicola Morra e il senatore Francesco Molinari. Scontro smentito seccamente dall’entourage pentastellato: “Ma quale scontro, qui fila tutto liscio, perché non vi preoccupate dei casini all’interno del Pd?”.

Twitter: @GiuseppeFalci