Mondo

James Foley, Isis pubblica il video della decapitazione del cronista rapito nel 2012

James Foley, 40 anni, era collaboratore di France Presse. La scena ripresa in un video pubblicato su internet dall'Isis e intitolato "Messaggio all'America". Un guerrigliero al fianco del reporter avverte che un secondo americano è nelle loro mani: Steven Sotloff, corrispondente di Time. I media britannici notano che il boia ha un chiaro accento inglese, "probabilmente di Londra", spiega un'esperta di linguistica

Era stato rapito in Siria il 22 novembre 2012. Il mondo è tornato a parlare di lui quando, ieri notte, lo Stato Islamico ha diffuso un video in cui uno jihadista dal volto coperto lo decapita senza pietà. La campagna di terrore avviata da Isis raggiunge gli Usa: gli jihadisti che hanno preso il controllo di buona parte del territorio iracheno e siriano hanno mostrato al mondo la morte di James Foley, 40 anni, giornalista freelance americano, e hanno postato in internet un video in cui si vede un terrorista che sembra tagliargli la gola. L’intelligence Usa “ha analizzato il video e abbiamo raggiunto il giudizio che si tratta di un video autentico“, ha affermato in serata la portavoce del Consiglio nazionale per la Sicurezza della Casa Bianca, Caitlin Hayden.  

La sfida lanciata dallo Stato Islamico agli Stati Uniti è contenuta in un filmato, di 4,40 minuti, dal titolo “Messaggio all’America” e in cui compare la scritta: “Obama ha autorizzato operazioni militari contro lo stato islamico ponendo effettivamente l’America su un piano scivoloso verso un nuovo fronte di guerra contro i musulmani”. Poi, il filmato mostra il presidente Obama dalla Casa Banca che annuncia l’avvio di raid aerei Usa in Iraq. Nel video, di cui non è possibile verificare l’autenticità, Foley appare nel deserto, in ginocchio, con indosso una tuta arancione (che ricorda quelle dei detenuti del carcere di Guantanamo) e con un terrorista, interamente vestito di nero e col volto coperto, che gli preme un coltello alla gola. Il giornalista è mostrato mentre parla contro la guerra in Iraq e “la recente campagna aerea”. E ancora, il terrorista che in inglese dice: “Questo è James Foley, un cittadino americano… i vostri attacchi hanno causato perdite e morte tra i musulmani… non combattete più contro una rivolta, noi siamo uno stato, che è stato accettato da un gran numero di musulmani in tutto il mondo. Quindi, ogni aggressione contro di noi è un’aggressione contro i musulmani e ogni tentativo da parte tua, Obama, di attaccarci, provocherà un bagno di sangue tra la tua gente”.

A quel punto il terrorista mette un lungo coltello alla gola dell’ostaggio, e inizia vigorosamente a tagliare. Nell’immagine successiva si vede il corpo del giornalista riverso per terra, nel sangue, e la sua testa mozzata sulla schiena. Poco dopo – pochi i frammenti diffusi al momento – si vede il corpo di Foley con la testa insanguinata poggiata in grembo. Prima delle immagini della decapitazione si leggono delle scritte in arabo ed inglese spiegare che questa è la prima risposta promessa a Barack Obama per i raid aerei degli ultimi giorni contro l’Isis.

Foley era stato rapito il 22 novembre 2012. Fino al giorno prima aveva inviato reportage e video dal nordovest della Siria, teatro di violenti scontri tra ribelli e regime di Damasco. Secondo le ricostruzioni, sarebbe stato prelevato nelle vicinanze di Taftanaz, insieme al suo autista e al suo traduttore, che sono poi stati rilasciati. Reporter di guerra esperto, Foley aveva già coperto i conflitti in Afghanistan e Libia. Nell’aprile 2011 era stato vittima di un rapimento nell’est della Libia, ad opera di un gruppo di sostenitori del regime di Gheddafi. Con lui erano stati prelevati altri due giornalisti, l’americana Clare Gillis e lo spagnolo Manu Brabo, mentre un quarto, il sudafricano Anton Hammerl, era stato ucciso. I tre avevano passato 44 giorni in prigionia prima di essere liberati. Dopo il suo rapimento, la famiglia Foley ha creato un sito web (www.freejamesfoley.com) per chiedere il suo rilascio e sensibilizzare l’opinione pubblica. Oggi, quel sito, in cui sono pubblicate molte notizie del giornalista, è stato rapidamente inondato di messaggi di cordoglio, diffusi via Twitter da tutto il mondo.

Straziante il ricordo della madre, Diane: “Non siamo mai stati così orgogliosi di nostro figlio. Ha dato la sua vita cercando di rivelare al mondo la sofferenza del popolo siriano – scrive la donna sul proprio profilo Facebook – supplichiamo i rapitori di risparmiare la vita degli altri ostaggi. Sono innocenti, come lo era Jim. Non hanno controllo della politica del governo americano in Iraq, Siria o in altri parti del mondo. Ringraziamo Jim per tutta la gioia che ci ha dato. E’ stato uno straordinario figlio, fratello, giornalista e persona”, afferma ancora sua madre, che chiude il suo messaggio chiedendo “per favore, rispettate la nostra privacy nei prossimi giorni, mentre piangiamo per Jim”.

Nel Regno Unito non è mancato chi ha ravvisato un presunto accento britannico di uno dei miliziani ripresi nel video dell’uccisione del giornalista americano James Foley, probabilmente proprio di quello che ha eseguito la decapitazione. Il ministro degli Esteri di Londra, Philip Hammond, ha condannato intanto l’episodio come un “agghiacciante esempio della brutalità” dell’Isis e ha detto che, pur essendo ancora in corso verifiche sul video, “tutti gli elementi” inducono a pensare che sia autentico.  I servizi segreti europei stanno studiando il video per paragonare l’accento del suo carnefice con quello di ex prigionieri di Guantanamo e altri britannici che si sarebbero uniti all’Isis, scrive il Washington Post. Centinaia di residenti del Regno Unito si sono spostati in Siria per combattere nella guerra civile e molti di loro sarebbero entrati nelle fila dello Stato Islamico. Secondo un’esperta di linguistica britannica della Lancaster University, Claire Hardaker, il jihadista parla senza dubbio con accento britannico: “Penso – ha detto alla radio Lbc – che abbia un accento del sud dell’Inghilterra, probabilmente di Londra”.

Nel video Isis presenta anche un altro prigioniero. E’ presentato come Steven Joel Sotloff, corrispondente di Time, disperso dall’agosto del 2013 in Libia, è indicato come la prossima vittima: “La vita di questo cittadino americano, Obama, dipende dalle tue prossime decisioni”, minaccia il terrorista.