Diritti

Visto: il problema non è la questione gay, ma la barzelletta che faceva pena

Allora, cerchiamo di capirci, gentile Federico Silvestri, amministratore delegato di Prs, la concessionaria di pubblicità che edita Visto, ex settimanale Rcs, e che ha avuto la brillante idea di allegare al giornale un allegro tomo di barzellette gay. Lei, Silvestri, cosa intende difendere: il prodotto o il politicamente corretto? Perché se intende difendere il prodotto, come le spetterebbe di diritto da capo azienda, le andrà subito certificato, molti chilometri prima di esaminare la questioncella se sia o no socialmente il caso di pubblicare quella roba lì, che il prodotto fa letteralmente pena già in quanto prodotto industriale e quindi le toccherebbe rassegnare malinconicamente le sue dimissioni per manifesta incapacità. Anche a beneficio dei lettori che l’avessero persa, è utile richiamare qui la barzelletta che fa da traino all’intera pubblicazione, insomma lo strillo di “prima”, la summa di tutti i vostri sforzi, quella che dopo una riunione aziendale infinita, avete ritenuto meritevole di far da vetrina alla vostra pregevole iniziativa.

Si vedono due ragazzi gay, uno fa all’altro: “Ti va di giocare a nascondino?” “Ok – gli risponde l’amico – Se mi trovi mi puoi violentare. Se non mi trovi….sono nell’armadio”. A questo punto dovrebbe scattare la risata, almeno un mezzo sorriso, qualche masochista potrebbe anche rotolarsi, altri potrebbero apprezzarne la “limpida” ironia, e invece temiamo che l’unico a rivoltarsi nella tomba sarebbe quello straordinario raccontatore di barzellette che fu Walter Chiari e, nella tomba vicino siamo sicuri che anche il buon Ginone Bramieri, più da barzelletta corta e fulminante, piangerebbe lacrime amarissime. In buona sostanza, caro Silvestri e ci scusi l’espressione particolarmente diretta, la sua barzelletta da vetrina fa veramente schifo. Perché si può fare e scrivere di tutto, su tutti i mondi che abitano questa terra, e il mondo gay non sfugge a questa buona regola di vita e dunque perché non immaginare una pubblicazione di barzellette gay? Non è qui lo scandalo. Lo scandalo come sempre è culturale, quell’ultimo miglio che dovrebbe spingerci sulla fettuccia del traguardo a porci la domanda finale, definitiva: sono in grado di farlo? Sono in grado di intercettare certe sensibilità, sono magari capace anche di provocare con intelligenza, insomma dispongo di quelle capacità tecniche, professionali e culturali per confrontarmi con un prodotto che inevitabilmente produrrà polemica e che porterà con sè l’accusa di discriminazione?

La risposta se la dia da solo, Silvestri. Ho come il sospetto che lei viva in una dimensione parallela e che sia inutile persino quella vecchia, cara, raccomandazione di un tempo che i giornalisti navigati facevano ai pivelli di redazione, “vai nei bar, sali su un tram”, che poi tradotto voleva dire: ascolta la gente comune. Ho questo sospetto perché nel pieno della polemica, lei ha risposto: “Difendo la scelta di allegare a Visto barzellette di varie tematiche (tematiche?, ndr), a questo punto dovrebbero offendersi anche i carabinieri o le mogli tradite”. Sono anni che non sento più una barzelletta sui carabinieri o sui cornuti.