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Antonio Conte nuovo ct e al diavolo il codice etico

La nuova accoppiata calcistica TavecchioConte mi fa pensare a quanto il processo di normalizzazione etica nel nostro paese incontri ogni volta ostacoli insormontabili. Sgombro subito il campo da equivoci: sono juventino dai tempi di Causio e Scirea e quindi le righe che leggete qui di seguito non sono vergate da nessun sentimento anti-bianconero. Però…

Però negli ultimi 4 anni abbiamo seguito una Nazionale guidata da un allenatore che ha fatto della moralità la propria bandiera distintiva: codice etico, allenamenti nei terreni confiscati alla mafia, una tensione continua verso la promozione di un comportamento di un certo tipo, in campo e fuori. Direte voi: però non abbiamo vinto nulla e abbiamo fatto pena negli ultimi Mondiali. Verissimo, anche se bisogna ricordare che due anni fa siamo arrivati in finale all’Europeo, risultato non disprezzabile visto che siamo evidentemente in un momento storico di penuria di giocatori di livello internazionale nel nostro paese.

I risultati etici si sono visti: calciatori dai tratti un po’ estremi, tipo Balotelli e Cassano, che sono riusciti a comportarsi degnamente in entrambe le ultime competizioni disputate. Pochi isterismi in campo, proteste limitate. Un allenatore che nelle interviste di fine partita non manda a stendere il povero giornalista, come era aduso fare Marcello Lippi. Non posso dire di essermi goduto la Nazionale dal punto di vista del gioco ultimamente, ma certamente ne ho ammirato i miglioramenti dal punto di vista comportamentale e di immagine.

Ora tutto questo viene buttato a mare. Siamo sinceri: in qualunque altro paese civile un Tavecchio di turno si sarebbe ritirato un minuto dopo aver proferito quelle frasi ridicole sui calciatori extra-comunitari. Che oltretutto, al di là di essere offensive, sono anche anti-storiche e fuori dalle dinamiche lavorative globali che caratterizzano questa epoca. Leggevo recentemente la biografia di Alex Ferguson, in cui sir Alex racconta della sua guerra contro la Federazione inglese per permettere di “importare” più giocatori da Oltremanica per i vivai delle squadre inglesi, togliendo delle quote limite. E non mi pare che questo protezionismo abbia portato risultati favolosi alla nazionale inglese, l’unica che ha fatto una figura peggiore di noi ai Mondiali.

Ora abbiamo il nuovo messia: Antonio Conte. Leggo da lontano i giornali italiani e vedo che è un coro unico di peana. Ma come? Abbiamo fatto la (sacrosanta) guerra a Berlusconi, proclamando che un condannato in via definitiva non dovrebbe assumere incarichi pubblici? Non vale lo stesso per un allenatore che è stato squalificato 10 mesi (poi ridotti a 4) per calcioscommesse? Il principio non dovrebbe essere il medesimo? Io sinceramente mi sento a disagio a seguire una Nazionale il cui allenatore ha una storia di questo tipo dietro le spalle. Che alleni una squadra di club, pazienza. Sono club privati e scelgono chi vogliono. Ma che Conte debba prendere lo stipendio federale e rappresentare il nostro paese, a me sembra una follia bella e buona.

Purtroppo non mi pare di vedere tanta indignazione in giro. Evidentemente la nostra fame di vittorie ci fa deglutire tutti i bocconi indigesti, pur di tornare a primeggiare prendendo un allenatore che ha sicuramente mostrato di saper lavorare. Ma mi chiedo sinceramente perché siamo così abituati a fare 200 metri in avanti innestando la seconda e poi, dopo qualche tempo, mettiamo retromarcia e torniamo indietro di un kilometro. E mi do la risposta che forse non è un caso che Niccolò Macchiavelli sia nato e vissuto dalle nostre parti: il fine, da noi, giustifica qualunque mezzo.