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Argentina, nonna di Plaza de Mayo ritrova il nipote desaparecido dopo 35 anni

Estela de Carlotto, responsabile dell'organizzazione delle "abuelas", ha rintracciato il figlio della sua Laura, nato sotto la dittatura militare di Videla. Ora è un musicista e vive nella provincia di Buenos Aires con la famiglia

Ha cercato per 35 anni suo nipote Guido, nato in un centro clandestino di detenzione durante la dittatura militare di Videla, che ha governato l’Argentina per sette anni dal 1976. E dopo decenni di lotta instancabile e militanza ostinata Estela de Carlotto, presidente delle Nonne di Plaza de Mayo e una delle più note militanti per i diritti umani nel Paese sudamericano, ha potuto finalmente ritrovarlo.

Responsabile da anni dell’organizzazione delle “Nonne” (“abuelas”), che si occupa di rintracciare i bambini prelevati ai genitori “desaparecidos” – una pratica comune nel corso degli anni bui della repressione militare, durante i quali oltre 500 neonati sono stati tolti dopo il parto alle proprie madri rapite, per essere successivamente consegnati ad altri – ora Carlotto ha 83 anni. Suo figlio minore, che si chiama anche lui Guido, ha detto che suo nipote “si è presentato volontariamente: aveva dei dubbi e ha voluto farsi fare la prova del Dna“.

Ora è un uomo di 36 anni, che fa il musicista e vive ad Olavarria, nella provincia di Buenos Aires, con la moglie e i figli: nonna Estela è infatti anche bisnonna. Guido è nato il 26 giugno 1978 in un centro clandestino di detenzione di La Plata, capitale della provincia di Buenos Aires, dove la madre Laura – militante della gioventù peronista – era stata rinchiusa dopo il suo sequestro. La ragazza era incinta di tre mesi, ed è riuscita a far sapere alla madre che era viva e che se suo figlio fosse stato maschio lo avrebbe chiamato Guido, come il padre.

E’ a causa della vicenda di sua figlia Laura che Estela de Carlotto, che fino ad allora era una maestra elementare senza alcun impegno politico, ha dedicato la sua vita alla militanza per i diritti umani, concentrandosi sulla ricerca dei bambini dei desaparecidos. Due mesi dopo la nascita del nipotino, nell’agosto del 1978, i militari l’hanno convocata per consegnarle il cadavere della figlia – “quasi un privilegio”, ha raccontato lei anni dopo – uccisa con una raffica di mitra sparata alle spalle. Da allora la nonna è diventata una nonna militante. E 35 anni dopo, la sua ricerca, come quella dei parenti di altri 110 bambini sequestrati ai desaparecidos, si è finalmente conclusa.