Scienza

Previsioni del tempo e dei tempi: gli errori dal meteo all’economia

Un secolo fa le previsioni del tempo erano basate sull’idea della regolarità che molti fenomeni fisici mostrano: l’idea era semplicemente quella di cercare nel passato una situazione abbastanza “vicina” all’oggi e da questa trarre una previsione per il domani. I risultati delle previsioni così effettuate erano abbastanza disastrosi per un motivo che oggi ben conosciamo: l’atmosfera si comporta in maniera caotica e piccole variazioni dei parametri fisici possono indurre grandi cambiamenti nei comportamenti del tempo meteorologico. La svolta nelle previsioni avvenne grazie alle intuizioni del fisico Lewis Richardson che propose di usare le equazioni delle ben note leggi fisiche che regolano l’evoluzione dell’atmosfera. Grazie allo sviluppo dei computer che permettono di risolvere numericamente complicati sistemi di equazioni e all’osservazione delle condizioni atmosferiche attraverso una vasta rete di satelliti, le idee di Richardson sono diventate realtà e la qualità delle previsioni meteorologiche è aumentata costantemente nel tempo dai primi anni ottanta in poi. Ad esempio, è diventato possibile ottenere previsioni a sette giorni ragionevolmente affidabili solo dal 2000 mentre le previsioni a cinque giorni di oggi hanno la stessa qualità delle previsioni a tre giorni dei primi anni novanta.

Anche la maggior parte dei cambiamenti climatici degli ultimi vent’anni è avvenuta all’interno della gamma di variabilità prevista dai modelli e vi è una certa accuratezza nella previsione, ad esempio, delle temperature globali e dei livelli del mare. Dall’altra parte dello spettro troviamo le previsioni delle recessioni economiche. Un recente studio ha mostrato che le previsioni effettuate dai maggiori analisti economisti e dalle organizzazioni ufficiali nazionali e internazionali, oltre ad essere altamente correlate, non hanno predetto, con un anno di anticipo, quasi nessuna delle 88 recessioni (diminuzione del Pil reale su base annua) avvenute nel periodo 2008-2012 nei paesi avanzati, tanto che gli autori hanno concluso che “il record di fallimento nella previsione delle recessioni è praticamente senza macchia”. Ciò significa che una buona regola è considerare che esattamente il contrario delle previsioni ufficiali e di quelle dei maggiori commentatori è, con ottima probabilità, quello che succederà: o, insomma, piuttosto più probabile di una decisione basata sul lancio di una moneta. Non è però sorprendente che quegli stessi modelli economici  e economisti che non contemplavano neppure la possibilità di una crisi storica come quella avvenuta nel 2008, non sono neanche abbastanza affidabili da prevedere le recessioni.

Per giustificare il fallimento si racconta, ovviamente a posteriori, che queste avvengono a causa di shock esterni (ad esempio, le crisi politiche) che non sono contemplati dai modelli. In entrambi i casi, la situazione è comunque molto preoccupante, perché quegli stessi modelli che non sono capaci di prevedere le crisi e le recessioni, sono utilizzati nella cabina di comando dell’economia. Se gli albergatori dell’Emilia Romagna hanno deciso di querelare quei siti d’informazione che diffondono bollettini meteo non affidabili (malgrado il progresso, le previsioni meteo bisogna saperle fare), sul fronte delle previsioni economiche sembra che tutto possa passare senza conseguenze di sorta e i soliti “esperti” che guidano e consigliano le scelte economiche, e dunque politiche, d’interi paesi, non sono mai disponibili a imparare dai propri errori  assomigliando sempre più al Marty Feldman di Frankenstein Junior: “Errori? Quali errori?”.

Ps: In una recente polemica sul ruolo delle previsioni in economia  scrive Carlo Clericetti, riassumendo egregiamente il punto: “Il problema, allora, non è il metodo quantitativo in sé, ma quali metodi quantitativi si usano, sulla base di quali teorie…”. La fisica, ad esempio, pullula di esempi di teorie matematicamente corrette ma completamente irrilevanti in quanto basate su ipotesi errate: queste teorie  dunque portano a risultati contraddetti dagli esperimenti. Ma se un esperimento è in disaccordo con la teoria non si conclude che questo “discredita il metodo quantitativo” quanto piuttosto si ragiona sulle ipotesi su cui è basato il modello e si identificano quali solo quelle sbagliate. E ovviamente si cambia modello: più del rigore matematico (quando c’è…) è importante la rilevanza fisica, ovvero il confronto con la realtà.

Ppss: Ci sono anche economisti che fanno previsioni corrette: in genere sono però eclissati dai mezzi di informazione.