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Gino Bartali, cent’anni dalla nascita: Ginettaccio e Nibali, così lontani così vicini

L’è tutto giusto…! avrebbe esclamato Gino Bartali se avesse visto all’opera Vincenzo Nibali in questo Tour de France. Ginettaccio ci ha lasciato nel 2000 e oggi avrebbe compiuto 100 anni. Un centenario importante per un campione della bicicletta che ha fatto storia anche giù dai pedali.

Era nato a Ponte a Ema, frazione di Firenze il 18 luglio del 1914, non lontano da Mastromarco, dove Nibali, è nato ciclisticamente. Il siciliano dell’Astana, infatti, ha lasciato Messina proprio a cavallo del terzo millennio, non ancora 18enne, per trasformare la sua passione in un lavoro. Diventare un ciclista, magari un campione, era il sogno, già realizzato di Vincenzo che in Toscana ha trovato chi lo ha accolto e fatto crescere anche come uomo. Dubito che un incontro fra Bartali e Nibali ci sia stato, ma il testimone è passato lo stesso dalle mani di Gino a quelle di Enzo, quasi come il famoso passaggio della borraccia con Coppi. La prima delle 33 vittorie da professionista di Nibali è stata una tappa della “Settimana Internazionale Coppi e Bartali”, un segno.

Bartali ha scritto in Francia le pagine forse più belle del suo modo realmente eroico di gareggiare, Nibali le sta scrivendo con inchiostro giallo dorato. Le loro ruote, distanti decenni, curiosamente si “incroceranno” anche sulle strade che porteranno il gruppo ad affrontare le Alpi. La tappa del 18 luglio sale fino a Chamrousse, un arrivo pendente non lontano da Briançon dove Gino suggellò il successo in entrambe le edizioni della Grand Boucle vinte (1938 e 1948). Il giorno dopo si scala anche l’Izoard.

Nibali farà lo stesso? Vincere a Chamrousse confermerebbe una superiorità fisica vista sul pavè e sui Vosgi e regalerebbe ulteriore serenità alla maglia gialla. Sul podio auspico un ricordo di Vincenzo per Gino. Se l’anniversario di Gino Bartali sembra stia passando un po’ sotto traccia nell’anno ciclistico 2014 ci ha pensato il destino a scegliere il corridore più generoso e grintoso a far tornare sulle strade di Francia “gli occhi allegri da italiano in gita, con i francesi che ci rispettano che le balle ancora gli girano”. 

Paolo Conte ha già trasformato in note “Bartali”, magari non ci saranno cantautori pronti a scrivere sul pentagramma “Nibali” ma se lo squalo vestirà il giallo fino a Parigi le note saranno dolcissime comunque e, idealmente, “da quella curva spunterà, quel naso triste da italiano allegro, tra i francesi che si incazzano, e i giornali che svolazzano”. Parallelismo impossibile, quello fra Gino ed Enzo, nomi semplici, che passano di bocca facilmente fra gli appassionati italiani e cognomi che assumono quasi naturalmente l’accento sulla ì finale quando “conquistano” i francesi.

Generosi in bici e, con i dovuti paragoni, umanamente grandi. Gino è “Giusto tra le nazioni” e le 600 vite salvate sono storia di un’epoca tragica, Vincenzo è sempre a fianco di chi ha bisogno, l’ho visto con i miei occhi, ma non fa pubblicità di una bontà che traspare anche dai sorrisi che dispensa a tutti, senza negarsi mai. Nibali corre verso un Tour che lo farebbe entrare in un club esclusivo del quale fanno parte solo Anquetil, Merckx, Gimondi, Hinault  e Contador: vincere tutti e tre le grandi corse a tappe. Dai Vincenzo facci cantare: “Za za za zaz! Za za za zaz! Za za za zazza, za za za za”!