Cronaca

Sacerdote arrestato a coca party. Al gip dice: “Autoterapia. Ero depresso”

Milano. Il parroco, che risulta in servizio presso la parrocchia San Giuseppe e Biagio di Carciano, una frazione di Stresa, in provincia di Verbania, ha tentato di distruggere il suo passaporto per impedire l'identificazione e ha gettato i pezzetti nel wc insieme una parte della cocaina. Il giudice ha disposto il carcere

È stato un coca party in cui uno dei partecipanti è stato male a far finire nei guai un prete arrestato per detenzione e spaccio di droga. Gli schiamazzi hanno spaventato i vicini che hanno chiamato la polizia. Gli agenti sono arrivati in un appartamento di Piazza Anghilberto a Milano e hanno effettuato i controlli di rito. Il parroco, che risulta in servizio presso la parrocchia San Giuseppe e Biagio di Carciano, una frazione di Stresa, in provincia di Verbania, ha tentato di distruggere il suo passaporto per impedire l’identificazione e ha gettato i pezzetti nel wc insieme una parte della cocaina. 

La stupefacente vicenda Stefano Maria Cavalletti, ha 45 anni, originario di Monza, è stata ricostruita dalla polizia e dal pubblico ministero milanese di turno giovedì, Cristiana Roveda. Piccole quantità di droga sono state trovate dai poliziotti. Il prete ha poi ammesso tutto. Il pm ha quindi chiesto la convalida dell’arresto al giudice per le indagini preliminari, Paolo Guidi, che ha disposto il carcere per il sacerdote di Monza. Don Stefano mancava ormai da alcuni giorni dalla chiesa di San Giuseppe e Biagio, dove domenica scorsa non aveva celebrato la messa. È stata la diocesi di Novara, lunedì sera, a rendere noto il suo arresto. Nessuno, però, ne conosceva i motivi, neppure la sua curia, che in un comunicato si limitava ad affidare il prete “nella preghiera al Signore”, in attesa di fare “chiarezza sull’accaduto”.

Don Stefano ha raccontato durante l’interrogatorio di aver cominciato ad assumere la droga come forma di “autoterapia” perché “depresso”. I suoi guai con la giustizia però non sono iniziati giovedì sera ma nel settembre del 2013 con una condanna per truffa nei confronti di un’anziana signora che aveva convinto a versare 22 mila euro sul suo conto corrente. Era riuscito a persuadere la parrocchiana ad effettuare il bonifico, grazie alla tonaca che indossava.