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Antonio Conte si è dimesso da allenatore della Juve: divergenze sul mercato

Rescissione consensuale del contratto tra i bianconeri e il tecnico, ora in pole per la nazionale post Prandelli. Al suo posto è lotta tra Massimiliano Allegri e Roberto Mancini

Antonio Conte non è più l’allenatore della Juventus. Il tecnico salentino si è dimesso dopo il primo giorno di ritiro e la notizia è stata ufficializzata dalla società bianconera via Twitter. Il tecnico, invece, ha comunicato la sua decisione con un video sul sito della società. Con queste parole: “C’è da comunicare la rescissione consensuale del contratto tra me e la Juventus, che ci legava ancora per quest’anno. C’è stato un percorso in cui ho maturato delle percezioni e sensazioni che mi hanno portato a questa decisione“.

Nessuna certezza sui motivi che hanno portato allo strappo, ma a quanto pare il tutto sarebbe  riconducibile ad alcune divergenze sul calciomercato. Non è un mistero, infatti, che al termine dello scorso campionato (culminato con il terzo scudetto in tre anni consecutivi alla guida della Vecchia Signora) l’allenatore aveva chiesto precise garanzie per rimanere sulla panchina dei campioni d’Italia. Quali garanzie? Operazioni di mercato al top per primeggiare anche in Europa, dove l’ex capitano bianconero voleva proporre un nuovo modulo di gioco, ovvero un più moderno 4-3-3 al posto del 3-5-2 con cui ha dominato in Italia per tre anni.

I DISSIDI SUL MERCATO – Per far ciò Conte aveva chiesto alla società giocatori funzionali al suo progetto tattico: esterni d’attacco veloci e terzini in grado di coprire l’intera fascia con identiche capacità offensive e difensive. Marotta e Paratici si sono mossi, ma evidentemente non nella direzione sperata dall’allenatore. Conte, infatti, aveva messo in cima alla lista dei desideri Alexis Sanchez del Barcellona e Cuadrado della Fiorentina. Il primo è finito all’Arsenal per quaranta milioni di euro, cifra fuori budget per la società di Agnelli, alle prese con una situazione di bilancio di certo non florida. Proprio per questo motivo, inoltre, l’ala della Viola non può che rimanere una chimera, visto che il giocatore viene valutato almeno 35 milioni di euro. 

Detto questo, però, la società bianconera non è rimasta a guardare: ha chiuso per il baby del Real Madrid Alvaro Morata (un prospetto di campione, ma non un elemento affermato come voleva il tecnico), è vicinissimo alla firma dell’argentino Iturbe del Verona (una promessa, ma pagata 25 milioni di euro) ed è prossima a tesserare il laterale ex Manchester United Patrice Evra, sul quale però Conte era abbastanza titubante. La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, però, potrebbe essere un’altra: la sempre più probabile cessione del centrocampista cileno Arturo Vidal, per cui la Juve aveva rifiutato un’offerta di 40 milioni di euro da parte del Manchester United. I Red Devils, però, dopo aver sottoscritto un contratto monstre di sponsorizzazione con l’Adidas (1 miliardo e 300 milioni di dollari per dieci anni), hanno nuovamente alzato il tiro. E difficilmente Marotta potrà dire di no a 45 milioni di euro sull’unghia per il ‘Guerriero’ sudamericano. Le esigenze di bilancio (con questa cessione la Juve realizzerebbe una plusvalenza di alto livello), però, mal si sposano con le ambizioni di Conte, che perderebbe il pilastro del suo centrocampo e del progetto futuro. Da qui, forse, la decisione del mister, che in tre anni sulla panchina dello Juventus Stadium ha centrato per tre volte il primo posto in Serie A. Male, sempre male, al contrario, le spedizione europee, con la tendenza negativa attribuiti dallo stesso Conte all’impossibilità di competere economicamente con le big del Vecchio Continente. Proprio per questo motivo, a fine campionato era quasi certo che le strade tra Conte e la Juve si sarebbero separate, ma poi lo strappo si è ricucito. Fino a oggi, quando la notizia del divorzio è stata ufficilizzata.

IL PRECEDENTE A BARI – Non è la prima volta che nella sua pur breve carriera Antonio Conte abbandona un progetto vincente per “divergenze sul mercato”. Successe la stessa, identica cosa nel 2009, quando il tecnico, dopo la brillante cavalcata in Serie B, riuscì a riportare il Bari in Serie A. Al termine del campionato la società dei fratelli Matarrese (il ds era Giorgio Perinetti) propose al tecnico il rinnovo del contratto. Lui accettò e firmò l’accordo il 2 giugno, ma il 23 dello stesso mese lui e il club rescissero unilateralmente il contratto. Il motivo? Divergenze sul mercato: Conte voleva una squadra per puntare alla qualificazione in Coppa Uefa, la società voleva solo salvarsi. E l’avventura del mister leccese sulla panchina del Bari finì. Oggi è successa la stessa identica cosa.

IL FUTURO DI CONTE E DELLA JUVE – Ma quale sarà ora il futuro del tecnico campione d’Italia? Conte alla Juventus guadagna 3,5 milioni di euro (a cui vanno aggiunti i bonus): emolumenti che solo un top club può garantirgli. In questo senso, quindi, sembrerebbero prive di fondamento le voci che vedrebbero l’ex tecnico della Juve sulla panchina della nazionale azzurra dopo l’addio di Prandelli. Essere l’allenatore dell’Italia, però, potrebbe essere un’opportunità che spingerebbe Conte ad abbassare (e non di poco) le sue pretese economiche. Alternative? Poche. E non tanto per motivi economici, quanto per un altro dato di fatto: tutte le panchine delle squadre più importanti d’Europa sono già occupate. Per Conte, quindi, o il fascino della maglia azzurra o qualche mese di riposo, magari in attesa di subentrare in corsa in caso di clamorosi flop da parte delle regine del Vecchio Continente. In una sorta di gioco di porte girevoli, poi, il futuro di Conte potrebbe decidere quello di altri due/tre tecnici al momento disoccupati: per il ruolo di allenatore della Juve, infatti, sono in pole Massimiliano Allegri, Roberto Mancini e Luciano Spalletti, ovvero gli stessi, identici nomi che hanno occupato le pagine dei giornali in quota nazionale italiana dopo le dimissioni di Cesare Prandelli. Ma questi nomi, oggi, dopo le dimissioni di Conte passano inevitabilmente in secondo piano. Non solo per la nazionale, ma anche e soprattutto per la panchina della Juventus. Tra tanti dubbi, solo una cosa è certa: chiunque raccoglierà l’eredità di Conte avrà un compito davvero proibitivo, quello di fare come e meglio del tecnico che ha riportato i bianconeri sul tetto d’Italia

BUFFON: “FULMINE A CIEL SERENO” – “Quella di Conte è una decisione inaspettata, un fulmine a ciel sereno, ma vedendo le parole che sono state adoperate e i toni molto pacati si capisce che in maniera congiunta si è arrivati a questa decisione, senza strappo, evidentemente è qualcosa che covava da un pò di tempo a questa parte e che ha trovato l’epilogo oggi”. Queste le parole del capitano della Juventus, Gigi Buffon, da Carrara, commentando la rescissione consensuale del contratto tra Conte e la Juve. Ora, però, Buffon potrebbe ritrovarsi Conte come ct della Nazionale: “Avendo visto anche il video del mister, non penso stesse pensando al futuro, ma in maniera molto pacata e serena stesse argomentando una sua decisione irrevocabile. Un ripensamento? Non penso proprio, dopo dichiarazioni ufficiali con tanto di video” ha aggiunto Buffon che ha sottolineato che “la Juventus sicuramente perde tanto”. Il capitano della Juve e della nazionale, però, ha detto anche altro:  “E’ inutile negare il valore di Conte e quali siano stati i suoi meriti in questi tre anni, ma non siamo all’anno zero – ha proseguito il portiere – Preoccupato per il futuro? Non sappiamo chi arriverà, al momento possiamo dire di aver perso un grandissimo allenatore, ma rimangono ottimi giocatori, una società solida e una proprietà di primo livello che non ha mai operato se non in funzione di una grande Juve. Queste sono le nostre certezze, che devono tranquillizzare i tifosi e responsabilizzare noi giocatori”.

L’ERA CONTE ALLA JUVE – Conte lascia la Juventus dopo tre anni ricchi di successi: nella storia della società bianconera è l’unico allenatore dal dopoguerra ad aver vinto tre campionati consecutivi, di cui l’ultimo con il record di 102 punti. In bacheca anche due Supercoppe italiane. In totale ha guidato la Juventus in panchina per 151 partite, con 102 vittorie, 34 pareggi e sole 15 sconfitte.