Prove su strada

Citroën C4 Cactus, la semplicità su quattro ruote – La prova su strada del Fatto.it

Rinunciare al superfluo, ma non al design. La marca francese sperimenta una nuova formula d'automobile caratterizzata da motori piccoli, un abitacolo razionale e tante soluzioni innovative, come le protezioni gommose sulle fiancate. Alcune rinunce non piacciono – per esempio i finestrini posteriori che non si abbassano – ma nel complesso questa vettura leggera, comoda e abbordabile convince

Se c’è una cosa che non fa difetto alla C4 Cactus, è l’originalità. Te ne rendi conto quando la vedi sulle strade olandesi – abbiamo avuto l’opportunità di guidarla nei dintorni di Amsterdam – e ti accorgi di quanto sia diversa dalla massa dei modelli esistenti. Con quelle ruote grandi e gli inserti protettivi in gomma nelle fiancate – si chiamano Airbump – ha l’aria della Suv, ma la linea liscia e pulita di una saponetta. E poi i fanali divisi in due parti le regalano uno sguardo poco comune, più da concept car che da auto di serie. Alla Citroën, insomma, va riconosciuto il coraggio di aver creato qualcosa di diverso nell’omologatissimo mondo dell’auto. Non solo a livello estetico, ma anche e soprattutto concettuale: via il superfluo, motori piccoli ed efficienti, leggerezza, design.

Le operazioni di razionalizzazione dei costi – per usare un’espressione cara alla Citroën, “mettere il valore dove conta per il cliente” – mostrano però alcune incongruenze. Per esempio, s’è deciso di spendere in design per abbellire l’abitacolo con maniglie in stile valigeria e sedili anteriori disegnati appositamente per il modello, tipo sofà (sulle versioni automatiche dove la posizione della leva del cambio lo permette), ma allo stesso tempo di risparmiare in altri punti: per esempio lo schienale della panchetta posteriore non è frazionabile, i finestrini posteriori non si possono abbassare ma solo aprire a compasso, mancano le maniglie interne di sostegno, il volante non è regolabile in profondità, le cinture di sicurezza non si possono aggiustare in altezza. Piccoli difetti cui però non si può porre rimedio neanche pagando un sovrapprezzo: semplicemente, la Cactus è così. Prendere o lasciare.

Tutto sommato, diremmo prendere. Perché nella sostanza la Cactus è un’auto molto confortevole, silenziosa, facile da guidare e piuttosto brillante – complice la massa ridotta – con entrambi i piccoli motori provati, sia col tre cilindri a benzina da 110 CV, silenzioso e scattante, sia con il 1.6 turbodiesel da 92 CV. Quest’ultimo era abbinato al cambio automatico: non proprio un fulmine, ma fa dignitosamente il suo lavoro su una macchina che è fatta essenzialmente per stare comodi e rilassati, e non per correre. Confort che non manca nemmeno nei posti dietro: tanto spazio per ginocchia e piedi, una buona visibilità verso l’esterno, e sulla panca piatta si sta anche in tre. Ben sfruttabile lo spazio nel bagagliaio, che compensa il difetto della soglia di carico alta con un’ampia capacità.

Alcune delle soluzioni adottate nell’ottica del “mettere il valore dove conta”, inoltre, sono ben riuscite. Fra queste, un apprezzamento va fatto a proposito della pulizia della plancia, liberata da tutti i tasti e le rotelle cui siamo abituati. I comandi secondari sono concentrati sul touch screen da 7”, di serie. Per regolare il clima automatico, si sfiora la cornice dello schermo e si accede alla schermata che simula i comandi del clima. Sempre toccando la cornice, si può scegliere di visualizzare il navigatore o la radio. Tutto molto semplice e intuitivo: dopo pochi minuti si ha dimestichezza con i comandi. I limiti di questa soluzione sono che per vedere ogni informazione bisogna aprire la relativa schermata, e questo può richiedere un po’ di tempo e attenzione. Altre soluzioni intelligenti sono lo schermo digitale che sostituisce il cruscotto (privo di contagiri, però) e lo spostamento dell’airbag frontale nel tetto, in modo da liberare spazio per un capiente cassetto con coperchio proprio di fronte al passeggero.

Quest’ultimo particolare dimostra che la Citroën ha investito parecchio in progettazione. A livello di piattaforma, invece, ha preferito utilizzare una base che già aveva in casa, quella delle piccole, e costruirci sopra un corpo più grande, che per dimensioni rientra a pieno titolo nel segmento C. Qualcosa di simile a quello che la Fiat ha fatto con la 500L, nata sulla piattaforma allargata della Punto. L’obiettivo era mantenere bassi i costi di gestione: meno metallo, più leggerezza, consumi inferiori.

Anche al momento dell’acquisto, la Cactus non è cara, pur senza essere una low-cost. Il listino parte da 14.950 euro per l’allestimento base Live (senza climatizzatore, il manuale costa 900 euro) con il motore 1.2 VTi nella versione depotenziata da 75 CV, adatta anche ai neopantentati, ed arriva ad un massimo di 21.750 euro per la diesel con cambio automatico nell’allestimento top Shine. Bisogna considerare che per una versione ben equipaggiata si spendono sui 18-20 mila euro, a seconda del motore, anche perché qualche centinaia di euro vanno spese per scegliere il colore di carrozzeria e Airbump: senza sovrapprezzo c’è solo quella rossa con inserti neri. In ogni caso, prezzi decisamente più bassi rispetto alle berline compatte: la C4 “normale”, per esempio, parte da 21.200 euro. Ma il paragone, più propriamente, va fatto con le piccole Suv e crossover: nonostante la ridotta altezza complessiva (149 cm), le indagini effettuate dalla Citroën hanno rivelato che i clienti tendono a identificare come concorrenti della Cactus le crossover di segmento B Renault Captur e Nissan Juke, che hanno listini che partono da 16.500 euro circa.

Citroën C4 Cactus – la scheda

Che cos’è: è il modello che segna la svolta della Citroën verso modelli più semplici, razionali e facili da usare, in contrasto con le più ricche e tradizionali Peugeot
Che cosa cambia rispetto alla C4: i due modelli, che rimangono a listino contemporaneamente, sono del tutto diversi, a partire dal pianale, che per la Cactus è quello delle vetture più piccole (come C3 e Peugeot 208). La C4 Cactus è di 17 cm più corta e decisamente più economica
Concorrenti principali: Fiat 500L, Peugeot 2008, Renault Captur, Nissan Juke
Dimensioni: lunghezza 4,16 metri, larghezza 1,73, altezza 1,49, passo 2,60
Bagagliaio: da 348 litri a 1.170 con lo schienale del divanetto abbattuto
Massa: da 1.040 kg
Motori benzina: quattro unità a tre cilindri di 1.2 litri. 1.2 VTi da 75 CV (Euro 5, guidabile dai neopatentati), 1.2 VTi da 82 CV (Euro 5), 1.2 e-VTi 82 CV con cambio automatico ETG (Euro 6), 1.2 e-THP da 110 CV (Euro 6)
Motori diesel: due unità a quattro cilindri di 1.6 litri. 1.6 e-HDi 92 CV con cambio automatico ETG6 (Euro 5) e 1.6 BlueHDi da 100 CV (Euro 6)
Cambio: manuale a cinque marce oppure automatico a sei
Trazione: solo anteriore
La versione che consuma di meno: la diesel 1.6 BlueHDi 100, omologata per consumi di 3,4 litri/100 km ed emissioni di 89 g/km
Piace: i motori piccoli e la massa contenuta promettono bassi consumi. Molto spazio per chi siede dietro e per i bagagli, nonostante le dimensioni contenute. Intuitivo il funzionamento del Touch Pad. Può piacere o meno, ma è un’auto che ha carattere
Non convince: alcune economie disturbano, come i finestrini posteriori apribili solo a compasso e lo schienale del divanetto non frazionabile. Anche le casse del sistema audio sono poco performanti, meglio non alzare troppo il volume
Produzione: Spagna (Madrid)
In vendita: ordinabile da giugno, consegne da settembre
Prezzi: da 14.950 a 21.750 euro