Giustizia & Impunità

Alluvione Liguria, pm La Spezia indaga su briglie di cemento di Monterosso

Realizzate con procedure d'urgenza, le opere di messa in sicurezza hanno attirato l'attenzione della procura. Le opere dovevano essere in seguito rifinanziate dalla Regione, incaricata di distribuire i fondi ricevuti dalla Protezione Civile. Ma gli uffici tecnici regionali si sono accorti che non tutti gli interventi erano stati fatti a regola d'arte. In particolare i muraglioni e le griglie e i canali di convogliamento delle acque hanno destato perplessità e dubbi fra i tecnici incaricati di verificare la congruità degli interventi

Briglie di cemento armato, all’apparenza solo appoggiate al greto dei torrenti. Muraglioni imponenti, anch’essi di cemento armato, costruiti per irregimentare le acque dei rivi che scendono a valle verso i borghi delle Cinqueterre, in particolare Monterosso, il villaggio più a ovest dei cinque che compongono il gioiello sul mare della Liguria di levante. Proprio su Monterosso l’alluvione del 15 ottobre 2011 picchiò duro, trasformando il centro storico in un inferno di fango e portandosi via, trascinandolo in mare, Sandro Usai, un volontario che si stava prodigando nella centralissima via Roma per trarre in salvo alcuni residenti. Quelle opere in cemento dovrebbero proteggere il paese da future alluvioni, Dio non voglia che accada di nuovo che 542 millimetri di pioggia precipitino in appena sei ore su Monterosso e Vernazza, su Bonassola, Levanto e in Val di Vara, nell’entroterra, su Borghetto e Brugnato. Una catastrofe che reclamò le vite di 13 persone.

Realizzate con procedure d’urgenza, le opere di messa in sicurezza hanno attirato l’attenzione della procura della Repubblica di La Spezia. Il sostituto procuratore Tiziana Lottini, ricevuto un dossier della Guardia Forestale, ha aperto un fascicolo. Le opere, realizzate in via d’urgenza, dovevano essere in seguito rifinanziate dalla Regione, incaricata di distribuire i fondi ricevuti dalla Protezione Civile. Ma gli uffici tecnici della Regione liguria si sono accorti che non tutti gli interventi erano stati fatti a regola d’arte. In particolare i muraglioni e le griglie e i canali di convogliamento delle acque hanno destato perplessità e dubbi fra i tecnici incaricati di verificare la congruità degli interventi.

Le briglie, in numero di tre, di diversa grandezza, sono state collocate in vari punti del rio Pastanelli, la più grande a circa 400 metri è sopra l’abitato di Monterosso. Con il compito di arginare eventuali valanghe di fango, detriti e tronchi d’albero simili a quelle che fecero strage in paese. Questioni di sicurezza a parte, il comune di Monterosso si sviluppa all’interno dei confini del Parco delle Cinque Terre, in cui sono previsti vincoli paesaggistici ed ambientali rigidissimi. Sono state conciliate queste regole con le colate di cemento armato distribuite qua e là sul territorio? Nel dubbio i finanziamenti sono stati bloccati. In attesa che le indagini della procura facciano chiarezza. Da quel che filtra si comprende che gli inquirenti intendono verificare la congruità delle opere realizzate con le normative in vigore; e anche accertare se la documentazione fornita dalle amministrazioni locali, in particolare da quella di Monterosso, sia fedele alla realtà.

All’epoca dell’alluvione, il sindaco di Monterosso era Angelo Betta: “Non capisco il senso di queste polemiche – dice al fattoquotidiano.it. – I lavori sono stati eseguiti con tutte le autorizzazioni necessarie. Le briglie? Possono essere poco estetiche ma quattro mesi dopo l’alluvione erano già state collocate sul rio Pastanelli e impediranno che si ripetano eventi catastrofici come quello del 25 ottobre di tre anni fa. Non è vero che le briglie siano solo appoggiate sul greto del rivo, sono fissate al terreno da una serie di micropali. E sono state sottoposte a tutti i controlli richiesti dalla Regione: sismici, statici, dinamici. Le briglie sono opere provvisorie, saranno rimosse non appena si riuscirà a realizzare lo scolmatore del rio Pastanelli. Aspettiamo i fondi europei, 10 milioni di euro. Le opere di messa in sicurezza hanno permesso a Monterosso di tornare alla vita normale e poter accogliere i turisti. Abbiamo fatto un miracolo, altro che scempio!”.

Betta si lagna che la Regione abbia centellinato le risorse per la ricostruzione e adombra l’ipotesi che in via Fieschi – dove governa la giunta Burlando, di centrosinistra – si siano fatti figli e figliastri a seconda dell’orientamento politico delle diverse amministrazioni locali. “Per gli interventi di urgenza abbiamo ricevuto appena 300mila euro e siamo stati costretti ad attingere alla casse comunali. Stiamo attendendo i finanziamenti del Cipe per ricostruire la strada dei Santuari, che collega le frazioni al paese e Monterosso a Vernazza a Levanto e a Pignone (in realtà l’appalto è fermo perché l’impresa che ha vinto la gara, di Reggio Calabria, non ha ancora presentato il certificato antimafia, ndr). Per ripristinare le opere pubbliche distrutte dall’alluvione dovremmo ricevere 3 milioni di euro, un’inezia rispetto all’entità dei danni a fogne, acquedotti e altre opere pubbliche, che ammontano a dieci volte tanto>.

Il sindaco di Monterosso, Emanuele Moggia, che guida una lista civica di centrosinistra, dichiara al fattoquotidiano.it: “A quanto mi consta – ma sono in carica da appena 40 giorni – la Regione dovrebbe erogare in totale un milione e duecentomila euro di fondi Cipe, questo è quanto mi hanno detto i funzionari che ho interpellato nei giorni scorsi, su suggerimento dell’assessore regionale alle infrastrutture, Raffaella Paita. Ho parlato anche con Betta che sulla vicenda delle opere di messa in sicurezza mantiene una posizione tutta sua. Vedrà la magistratura, a me preme che sia fatta completa chiarezza su ogni aspetto di questa storia”.