Media & Regime

L’Unità, i giornalisti: “Paradossali feste dell’Unità, dopo la festa al quotidiano”

Il giornale del Pd ha solo una ventina di giorni di tempo per scampare il fallimento. Videomessaggio della redazione agli azionisti e al segretario del partito

L’Unità ha tempo solamente fino a fine luglio per trovare nuovi soci che rilevino la casa editrice Nie, messa in liquidazione da metà giugno e la salvino dal rischio concreto di fallimento. Il suo indebitamento è salito fino ai 30 milioni di euro. Non è nemmeno certo con quante perdite si sia chiuso il 2013 perché il bilancio non è stato ancora approvato ma, nei primi sette mesi dell’anno scorso, il rosso è stato di circa 2,2 milioni e a dicembre 2013 le perdite stimate possono aver raggiunto almeno i 3,5 milioni di euro. Solo ai lavoratori, in particolare, spetta ancora 1 milione di euro circa tra i vari pagamenti arretrati e gli stipendi non versati a maggio e giugno.

Per tutti questi motivi i giornalisti del quotidiano fondato da Antonio Gramsci tornano a denunciare con un videomessaggio il rischio concreto di fallimento della testata nata 90 anni fa e avvertono il Partito Democratico di Matteo Renzi e i principali soci della Nuova iniziativa editoriale, in particolare Matteo Fago cha ha il 51%, che il giornale va salvato subito. Insomma, sarebbe un danno lasciarlo chiudere per poi riavviare le pubblicazioni solo in un secondo momento, sperando magari di poter rilevare la testata a prezzo di svendita. Non è un caso se lo slogan lanciato di recente è “Noi abbiamo un mese di vita, voi non avete più alibi”. Tra i vari contributi video c’è quello del giornalista Umberto De Giovannangeli che sottolinea il fatto che “sarebbe un paradosso fare feste dell’Unità, dopo aver fatto la festa all’Unità“, aggiungendo che per Renzi “passare alla storia come il segretario PD che ha chiuso l’Unità definitivamente non sarebbe una bella cosa”.

Al momento, comunque, per sostenere il quotidiano diretto da Luca Landò non si è fatta avanti la famiglia di costruttori lombardi Pessina, che sembrava pronta a entrare nel capitale della Nie, né nessun altro investitore che il premier in persona aveva annunciato di trovare. E’ saltato anche il progetto di una cordata che unpisse Fago e Maurizio Mian, altro azionista con il 18% della casa editrice. La sola offerta presentata è stata quella di Fago attraverso la Editoriale Novanta, di cui è azionista unico. Il fondatore di Venere.com e della Asino d’oro edizioni non ha trovato un punto d’intesa nemmeno con il PD. La sua proposta è di prendere la testata in affitto (valutata a bilancio circa 23 milioni di euro) per sei mesi con la possibilità di continuare per altri sei e solo successivamente valutarne il possibile acquisto. Come soluzione lo stesso Renzi è arrivato a sostenere l’ipotesi di una fusione tra l’Unità ed Europa, il giornale della ex Margherita. In comune le due testate hanno i conti in rosso, oltre a rappresentare due voci minoritarie del nuovo PD: Europa ha chiuso il 2013 in rosso per 1,5 milioni di euro, l’anno precedente per 1,8 milioni e il 2011 in perdita per 2 milioni. Nel progetto renziano, l’Unità metterebbe a frutto le sue conoscenze nella realizzazione di un giornale di carta, mentre Europa curerebbe soprattutto l’edizione digitale.