Giustizia & Impunità

Reato di tortura, ce lo chiede anche il Papa

Lui l’ha chiamata un peccato mortale. Per la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite è un crimine contro l’umanità. Per la Convenzione per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo del Consiglio d’Europa la sua proibizione è un divieto inderogabile. Ogni organismo a tutela dei diritti umani – e il papato di Bergoglio ha dimostrato di esserlo, dal viaggio a Lampedusa alle parole per i poveri messe al centro del Vangelo – proibisce la tortura come uno dei crimini peggiori in assoluto.
 
L’Italia, tuttavia, non lo fa.
Oggi all’Angelus, nel ricordare che il 26 giugno ricorre la Giornata internazionale a sostegno delle vittime di tortura, papa Francesco ha detto che la tortura è “un peccato mortale” e ha invitato “i cristiani ad impegnarsi per collaborare all’abolizione di ogni forma di tortura e sostenere le vittime e i loro familiari”.
 
Di vittime e di familiari, purtroppo, in Italia ne abbiamo fin troppi. I Cucchi, gli Uva, gli Aldrovandi, i Ferrulli, i Magherini. Le forze politiche però non sono state a oggi dei buoni cristiani nel collaborare all’abolizione della tortura e nel sostenerne le vittime. Nonostante gli impegni internazionali, l’ordinamento italiano non prevede il reato di tortura e le varie proposte di legge in questo senso che negli anni si sono succedute hanno sempre avuto iter parlamentari inconcludenti quando non grotteschi.
 
Oggi un testo che introduce il reato di tortura nel codice italiano pende alla Camera dei Deputati dopo essere stato approvato dal Senato. Bergoglio ha lanciato con chiarezza il suo messaggio. Amnesty International, CittadinanzAttiva e Antigone, insieme alle tante altre organizzazioni che hanno firmato un appello in questa direzione, si uniscono a lui nel chiedere che il prossimo sia l’ultimo 26 giugno senza reato di tortura. In quella data ne parleranno, assieme a parlamentari impegnati nella discussione presso la Commissione Giustizia della Camera, alla Fondazione Basso (via della Dogana Vecchia 5, Roma) a partire dalle 16.
 
Papa Francesco un anno fa introdusse motu proprio il reato di tortura nell’ordinamento penale del Vaticano. Contemporaneamente abolì la pena dell’ergastolo. Ovviamente e fortunatamente nessun politico in Italia ha un analogo potere. Serve l’accordo. Ma trovare l’accordo per mettere al bando un crimine contro l’umanità non dovrebbe essere così difficile.