Ambiente & Veleni

Acerra, negato il risarcimento ai familiari del ‘vigile coraggio’ stroncato dal tumore

“Avevamo chiesto all’Inail il riconoscimento del fatto che mio padre era morto per causa di servizio, ci hanno risposto che la sua morte non è riconducibile all’evento”. Emiliano Liguori è il figlio di Michele, il vigile urbano morto lo scorso 19 gennaio dopo essersi battuto una vita contro l’inquinamento nella Terra dei Fuochi (come raccontato in un video de ilfattoquotidiano.it). A ucciderlo, una forma rara di cancro alle vie biliari provocato dalle inalazioni tossiche che nel suo lavoro Michele Liguori è stato costretto per anni a inalare. “Il tipo di malattia che ha ucciso Michele – racconta Ciro Scippa, che per il Patronato della CISL sta assistendo la famiglia Liguori – è riconosciuto come malattia professionale correlata alla diossina, una delle sostanze trovate nel sangue di Michele. Non vediamo dunque dove non sussista il nesso eziologico”. Non solo: secondo Antonio Marfella, oncologo della Fondazione Pascale di Napoli, quel tipo di tumore sarebbe legato anche a un’altra sostanza chimica, il ritardante di fiamma: “E’ un tipo di cancro alle vie biliari non legato ai virus, ma anche al PBDE, un tipo di sostanza utilizzato normalmente nell’industria per ridurre l’infiammabilità dei mobili. E che viene usato moltissimo anche da chi appicca i roghi nella Terra dei Fuochi per evitare scoppi”. Se l’Inail non dovesse accogliere il ricorso, la famiglia Liguori è già pronta a passare alle vie legali. “Questo può essere l’inizio di un contenzioso con l’Inail che riguardi anche altre categorie professionali – dice Scippa – perché si va a riconoscere il rischio ambientale”. “Si aprirebbe una pista per una valanga di richieste di risarcimenti – aggiunge Emiliano – Lo Stato sarebbe costretto a tutelare tutti i suoi dipendenti”  di Andrea Postiglione