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Europee, tutte le differenze tra Farage e Grillo: nazionalismo, energia e stranieri

Populisti, anti-estabilishment e anti-europei: sono i punti in comune tra il leader inglese dell'Ukip e il fondatore del Movimento 5 stelle. Ma in Gran Bretagna il partito è famoso anche per dichiarazioni xenofobe e nella longevità della carica politica della guida (a Bruxelles dal 1999)

Quello che hanno in comune è presto detto: sono entrambi populisti, sono entrambi anti-establishment e anti-europei. Potremmo tranquillamente mettere un punto qui, nella lista delle cose che accomunano il Movimento 5 Stelle con Nigel Farage e il partito indipendentista britannico Ukip (United Kingdom Independent party). Tecnicamente, il vero nesso è l’antieuropeismo: perché hanno la stessa foga contro le cancellerie che prendono decisioni passando sulla testa dei cittadini europei e contro la burocrazia di Strasburgo , dispendiosa, farraginosa. Dopo l’incontro al ristorante, Grillo ha dichiarato al quotidiano britannico The Telegraph, che Farage “non è come lo descrivono, come io non sono quel fascista e nazista che dicono i giornali italiani, vuole controllare i flussi d’immigrazione in Europa come vogliamo noi e non è vero che è razzista”. Grillo e Farage si trovarono già d’accordo nel criticare la nascita del governo Monti, il più odiato dei tecnocrati, un tecnocrate al cubo, perché rispondeva alle banche, alla Merkel e a Francoforte. Con il piccolo particolare che Farage, criticando Monti, rimpiangeva Berlusconi.

E qui iniziano le differenze. Che sono tantissime, perché per il resto, l’Ukip e il M5S vengono da due pianeti distantissimi. Ukip è fortemente nazionalista, liberale sul piano economico, favorevole alla flat-tax (praticamente vuole abbassare le tasse ai ricchi), contrario al salario minimo, contrario ai matrimoni gay, anti immigrazione e vagamente xenofobo. Se proprio vogliamo trovare delle affinità, l’Ukip ne ha più con la Lega, con la quale infatti faceva gruppo in passato al Parlamento Europeo , finché Borghezio non si è fatto espellere per manifesto razzismo. Quindi Ukip è meno razzista di Borghezio. Ma questo non significa che non sia razzista. Tutta la campagna elettorale per le Europee è stata scandita da slogan e manifesti anti immigrazione con venature razziste. L’ultima sparata appartiene proprio al capo, quel Nigel Farage che nella settimana prima del voto ha detto in un’intervista radiofonica: “Non vorrei avere dei rumeni come vicini di casa”.

Poi si è scusato, arrampicandosi sugli specchi dicendo che era stanco. Ma è comunque acqua fresca in confronto alle dichiarazioni di Geoffrey Bloom (parlamentare europeo) contro lo stanziamento dei fondi per i paesi poveri: “Niente aiuti alla terra del Bongo Bongo”, perché si sa che spendono i soldi in “Ferrari, appartamenti a Parigi e occhiali RayBan”. Sempre Bloom si era distinto per altre perle, tipo picchiare un reporter e definire “troie” le donne “che non puliscono dietro il frigorifero”. È stato poi cacciato, ma nell’Ukip pare che non basti punirne uno per educarne cento. Infatti la sequela di personaggi improbabili è lunga e variopinta, come le gaffes. Lo scorso novembre Stuart Agnew (altro parlamentare europeo) disse che le donne non hanno molte ambizioni e non vogliono lavori di alto livello perché preferiscono fare figli. Poco dopo il consigliere locale David Silvester sparò la sua: gli allagamenti di Natale erano il castigo divino per la legalizzazione dei matrimoni omosessuali voluta da Cameron. A gennaio addirittura è stato arrestato un tal Bhutto, ex portavoce del partito, con l’accusa i essere il capo di una banda di rapimenti in Pakistan. Incidenti che possono capitare, si dirà.

Ma anche Farage ci mette del suo. Alla domanda di un giornalista su quale è il leader che ammira di più, ha risposto “Putin… anche se non approvo la sua politica”. Farage parla forbito, ha frequentato il Dulwich College di Londra, una delle migliori scuole private della capitale, faceva il broker nella City, gioca a golf e cricket (due tipici sport d’elite), ama pescare, andare a caccia e bere birra al pub. È contro le pale eoliche e le energie alternative, vorrebbe tornare al carbone. I giornali inglesi lo descrivono come un demagogo che critica l’Europa ma in 10 anni ha spillato a Bruxelles quasi 2 milioni di stipendio e rimborsi spese (è stato eletto nel 1999, nel 2004 e nel 2009). Una delle ultime polemiche è stata sulla moglie, la tedesca Kristen Mehr, che gli fa da segretaria, pagata con i soldi della Ue. Lei si è giustificata dicendo che nessuno potrebbe fare quel lavoro, perché la fa lavorare anche di notte. E nessuno ha capito se voleva essere una battuta.