Non solo mondiali

Brasile 2014: 19 edizioni, 19 curiosità. Una per ogni Mondiale di calcio

I primatisti, i goleador, la storia del calcio che si interseca con quella politica dei Paesi ospitanti. Non solo. I grandi giocatori, i miti, le storie collaterali di viaggi, sogni e incubi mundial. Perché il torneo iridato è un ricettacolo di emozioni e ricordi, che ogni quattro anni tiene incollato davanti alle tv tutti i popoli, a prescindere dalle possibilità di vittoria delle loro selezioni nazionali.

Quella che andrà in scena in Brasile dal 12 giugno al 13 luglio sarà la 20esima edizione della fase finale dei Campionati del mondo. Il primato di titoli spetta al Brasile (5), seguito dall’Italia (4). Sul podio c’è anche la Germania (3 volte campione) che precede Argentina Uruguay, fermi a 2. InghilterraFrancia Spagna completano il quadro statistico con un successo a testa. Ma al di là dei freddi numeri, il Mondiale di calcio resta nella memoria degli appassionati anche (se non soprattutto) per i suoi personaggi straordinari e per le storie irripetibili (e purtroppo anche tragiche) che sa raccontare. Dalla prima edizione del 1930 in Uruguay, fino all’ultima di quattro anni fa in Sudafrica, ecco gli episodi Mondiali più curiosi.

Uruguay 1930 Nel 1930 l’Uruguay ospitò la prima edizione dei Campionati del Mondo di calcio. In quell’occasione fu proprio la Nazione ospitante a trionfare in una finale tutta sudamericana contro l’Argentina.. La Celeste si impose 4-2 con una rete nel finale di Hector Castro, attaccante soprannominato El Divino Manco (il monco): a soli 13 anni, infatti, il giocatore rimase vittima di un grave incidente sul lavoro. Mentre usava una sega elettrica perse la mano destra e da allora fu costretto a utilizzare, anche durante le partite ufficiali, un moncherino. Nella storia resterà sempre la foto della formazione uruguaiana prima della finale in cui Castro nasconde il moncherino con la mano sinistra.

Italia 1934 I primi Mondiali organizzati nel nostro Paese videro un’assenza illustre, quella dell’Uruguay che quattro anni prima si era laureato campione del mondo in casa. La Nazionale celeste, infatti, si rifiutò di partecipare adducendo come motivazione la stessa che aveva spinto alcune Nazionali europee, tra cui l’Italia, a comportarsi allo stesso modo nel 1930: le spese da sostenere per il viaggio e il soggiorno nella nostra penisola, infatti, erano considerate proibitive da chi, come gli uruguaiani, dovevano sobbarcarsi una traversata transoceanica. In realtà la decisione aveva il sapore di ripicca, considerato che ai Mondiali italiani parteciparono squadre non proprio dietro l’angolo, come Brasile, Argentina e Stati Uniti.

Francia 1938 I Mondiali in Francia del 1938, vinti per la seconda volta consecutiva dall’Italia, furono gli ultimi prima della pausa forzata di 12 anni a causa della Seconda guerra mondiale. Le avvisaglie belliche si respiravano già nell’atmosfera francese, e il caso più clamoroso fu quello dell’Austria. Giunta quarta ai Mondiali italiani del 1934 e sulla carta una delle favorite, la Nazionale austriaca si sciolse dopo l’Anschluss da parte della Germania Nazista e venne inglobata dalla Nazionale tedesca, che nonostante avesse reclutato tutti i migliori austriaci uscì al primo turno nella doppia sfida contro la Svizzera. Drammatica la storia di Matthias Sindelar, uno dei migliori attaccanti di quell’epoca insieme agli italiani Giuseppe Meazza e Silvio Piola: il ‘Mozart del pallone‘, contrario all’annessione e al regime nazista, si rifiutò di giocare con la Germania e dichiarò il suo ritiro dal calcio. Morì per avvelenamento da monossido di carbonio pochi mesi dopo, il 23 gennaio 1939, insieme alla fidanzata italiana di origini ebraiche Camilla Castagnola.

Brasile 1950 Gli effetti drammatici della tragedia di Superga del 4 maggio 1949 si fanno ancora sentire nella testa dei giocatori italiani. Lo shock non è ancora superato, al punto che gli azzurri si rifiutano di prendere l’aereo per recarsi in Brasile: la scelta ricade su un viaggio in nave di tre settimane, con partenza da Napoli e approdo a San Paolo. La Nazionale italiana mette piede in Brasile debilitata nel fisico e anche male allenata: i palloni a disposizione, infatti, erano finiti tutti in mare dopo pochi giorni dalla partenza. In campo, purtroppo, le cose vanno male per l’Italia che esce al primo turno nel girone con Svezia Paraguay.

Svizzera 1954 Il Mondiale del 1954 in Svizzera, il primo europeo del dopoguerra, è stato forse il più spettacolare della storia del calcio. L’edizione elvetica fu quella con la media di gol più alta di sempre (5,38 per gara), e proprio nel 1954 ci furono le due partite con più reti nella storia dei Mondiali: il quarto di finale Austria-Svizzera, terminato 7-5, e l’8-3 del girone eliminatorio tra Ungheria Germania. Quindici giorni dopo le due squadre si sarebbero affrontate di nuovo in finale, ma incredibilmente vinsero i tedeschi 3-2. L’Aranycsapat, l’Ungheria d’oro di Puskas Kocsis, vanta la media gol a partita più alta e il record di reti in una singola edizione (5,4 e 27). Sempre in Svizzera c’era la Corea del Sud, che detiene invece il non invidiabile record di reti subite in un Mondiale: ben 16, e in sole 2 partite.

Svezia 1958 Per la prima volta nella sua storia l’Italia non riesce a qualificarsi alla fase finale di un Campionato del mondo. E il flop arriva nel modo più beffardo. Il 4 dicembre 1957, nella sfida decisiva per le qualificazioni, gli azzurri pareggiano 2-2 a Belfast contro l’Irlanda del Nord, un risultato che darebbe loro diritto a partecipare alla fase finale. Ma la Figc protesta perché l’arbitro che ha diretto la partita, l’irlandese Michael Thomas Ross, non era quello inizialmente designato dalla Fifa. La partita, quindi, viene derubricata a semplice amichevole e le due squadre si riaffrontano il 15 gennaio: gli irlandesi vincono 2-1 e l’Italia dice addio ai Mondiali svedesi.
 
Cile 1962 L’assegnazione dei Mondiali 1962 al Cile fu salutata non certo in maniera simpatica dalla stampa internazionale. In particolare molti giornalisti italiani, nei mesi precedenti la manifestazione, descrissero il Cile come uno Stato del terzo mondo, sottosviluppato e con infrastrutture scadenti. In occasione della sfida del gruppo 2 tra Cile ed Italia, passata alla storia come la Battaglia di Santiago, i padroni di casa si ricordarono delle offese di qualche mese prima e giocarono con un’aggressività che sfociò spesso nella violenza: l’arbitraggio dell’inglese Ken Aston, da tutti giudicato ai limiti dello scandalo (celebre il pugno non sanzionato di Leonel Sanchez ai danni di Mario David), favorì i cileni che eliminarono gli italiani. Caso unico nella storia dei Mondiali, Aston quattro giorni prima della gara aveva già diretto il Cile nella vittoriosa sfida d’esordio contro la Svizzera.

Inghilterra 1966 Un episodio increscioso scuote la vigilia dei Mondiali inglesi: il 20 marzo 1966 la Coppa Rimet, esposta al pubblico come da tradizione, viene rubata da ignoti. La Fifa, per non farsi trovare impreparata per l’inizio delle partite, ordina di realizzarne una copia, tuttora esposta al Museo nazionale del calcio. Ma fortunatamente, dopo lunghissime ricerche, il trofeo originale viene ritrovato in un parco londinese, avvolto da un foglio di giornale, grazie alla tenacia e al fiuto di un cane, il bastardino Pickles. Il destino però riserva all’animale, divenuto nel frattempo eroe popolare, una fine terribile: Pickles muore purtroppo un anno dopo strozzato dal suo stesso guinzaglio, mentre insegue un gatto che si era arrampicato su un albero.   

Messico 1970 I Mondiali messicani del 1970, oltre che per il terzo trionfo in 12 anni del Brasile che si aggiudicò in via definitiva la Coppa Rimet, passarono alla storia per la semifinale Italia-Germania, terminata 4-3 e giudicata da tutti come la ‘partita del secolo’. Non da Gianni Brera, leggendaria penna del giornalismo sportivo, che criticò aspramente il gioco visto all’Azteca il 17 giugno: “La gente si è tanto commossa e divertita. Noi abbiamo rischiato l’infarto, non per scherzo, non per posa. Il calcio giocato è stato quasi tutto confuso e scadente, se dobbiamo giudicarlo sotto l’aspetto tecnico-tattico. Noi ne abbiamo commesse più di Ravetta, famoso scavezzacollo lombardo. Ci è andata bene. Io non ce l’ho affatto con il biondo e gentile Rivera, ma vi siete accorti o no del disastro che ha propiziato nel secondo tempo?“.

Germania 1974 L’episodio più curioso avviene a Gelsenkirchen durante Brasile-Zaire, valida per il Gruppo 2. I verdeoro di Zagallo, in vantaggio 3-0, usufruiscono di una punizione dal limite. Dalla barriera della squadra africana si stacca Ilunga Mwepu, che corre verso il pallone e lo calcia lontano precedendo la battuta di Rivelino. I giocatori e i tifosi sorridono, l’arbitro non può fare altro che ammonire Mwepu, che suo malgrado diviene il simbolo di un calcio africano che, oltre che debole tecnicamente, non conosce nemmeno le regole. La verità, però, è un’altra ed è lo stesso Mewpu a raccontarla tempo dopo. “Dopo la prima sconfitta venimmo a sapere che non saremmo mai stati pagati e quando perdemmo 9-0 con la Jugoslavia gli uomini di Mobutu (dittatore dello Zaire, ndr) ci vennero a minacciare. Se avessimo perso con più di tre gol di scarto dal Brasile, ci dissero, nessuno di noi sarebbe tornato a casa”. Ecco spiegato il gesto, dovuto più a paura che a ignoranza. La partita, per fortuna, finì ‘solo’ 3-0 per i sudamericani.

Argentina 1978 I Mondiali di Argentina 1978 videro il secondo approdo consecutivo dell’Olanda in finale. Nonostante l’assenza di Johan Cruyff, che aveva detto addio alla Nazionale, gli orange arrivarono sino all’ultimo atto dove vennero sconfitti dall’Argentina padrona di casa. Ma il cammino dell’Olanda fu meno entusiasmante rispetto a quello di Germania ’74: nel primo girone gli uomini di Ernst Happel giunsero secondi dietro al Perù e furono sconfitti 3-2 nell’ultima gara dalla Scozia, passando solo per la differenza reti. Quella gara, nonostante l’eliminazione, è una delle più importanti nella storia del calcio scozzese: la rete di Archie Gemmill del provvisorio 3-1 è celebre agli appassionati del cinema perché presente in ‘Trainspotting‘, cult del 1996 diretto da Danny Boyle.

Spagna 1982 A Valladolid, durante il secondo tempo di Francia-Kuwait valido per il Gruppo 4, i Blues (già in vantaggio 3-1), segnano il quarto gol con Giresse. I difensori del Kuwait, sentendo un fischio proveniente dagli spalti e scambiandolo erroneamente per uno dell’arbitro, si fermano ritenendo che l’azione sia stata bloccata per fuorigioco. Di fronte alla decisione del direttore di gara di convalidare la rete, si scatena la furia dello sceicco Ahmed Al-Jaber Al-Sabah, presidente della Federcalcio kuwaitiana, che scende dalle tribune, entra in campo e minaccia di ritirare la squadra. L’arbitro Stupar, sovietico, fa dietrofront e annulla la rete. La Francia vincerà comunque 4-1: l’ultimo gol, stavolta convalidato, porta la firma di Bossis. Lo sceicco morirà nel 1990 durante il primo giorno dell’invasione irachena del Kuwait.

Messico 1986 Forse non tutti sanno che l’unica esperienza di Sir Alex Ferguson sulla panchina di una Nazionale risale proprio ai Mondiali del 1986, quando in Messico guidò la sua Scozia. Il leggendario manager del Manchester United era il vice del grande Jock Stein, che morì di attacco cardiaco a Cardiff il 10 settembre 1985 in occasione dell’ultima sfida di qualificazione contro il Galles: Ferguson ne prese il posto per circa un anno prima di approdare ai Red Devils. La Scozia, inserita nel difficilissimo Gruppo E con DanimarcaGermania Ovest Uruguay, uscì però al primo turno totalizzando un solo punto in tre gare.

Italia 1990 L’idea di abbinare una mascotte ufficiale alla fase finale dei Mondiali nasce con l’edizione inglese del 1966. Per scegliere il nome di quella di Italia ‘90, però, si organizza un vero e proprio referendum popolare abbinato al Totocalcio. Ogni settimana, chi va a giocare la schedina ha la possibilità di scegliere tra i cinque nomi in lizza: CiaoAmicoBeniaminoBimbo Dribbly. Alla fine i tifosi e gli appassionati di calcio italiani, a larga maggioranza, scelgono Ciao: la mascotte delle Notti magiche ha il corpo stilizzato composto da cubi colorati di verde, bianco e rosso, e un pallone al posto della testa.

Stati Uniti 1994 I Mondiali americani del 1994 sono passati alla storia per svariati motivi: dal quarto titolo del Brasile al pianto a dirotto di Franco Baresi sulla spalla del suo mentore Arrigo Sacchi, dall’omicidio del difensore colombiano Andres Escobar fino ai nomi indossati per la prima volta sopra il numero di maglia. Ma il 28 giugno a Stanford si gioca la partita dei record: è Russia-Camerun, ultima sfida del Gruppo B che includeva anche Brasile Svezia. La gara termina 6-1 per i russi. Oleg Salenko segna 5 reti e diviene l’unico giocatore a siglare un pokerissimo nella storia dei Mondiali; Roger Milla segna invece il gol africano della bandiera e, a 42 anni suonati, diventa il marcatore più anziano di sempre.

Francia 1998 Per la prima volta nella storia del calcio, la fase finale di un Campionato del mondo viene allargata a 32 squadre. E per la prima volta viene introdotta a un Mondiale la regola del golden gol ai tempi supplementari: la partita finisce istantaneamente quando una delle due squadre si porta in vantaggio, altrimenti si va come sempre alla lotteria dei rigori. La prima squadra a usufruire di questa regola è proprio la Francia padrona di casa che, agli ottavi di finale, elimina il Paraguay al termine di una partita soffertissima grazie al golden gol di Laurent Blanc al 113’. Il golden gol, mai amato fino in fondo dai puristi del football, verrà definitivamente abolito nel 2004 al termine degli Europei in Portogallo.

Corea del Sud e Giappone 2002 Con l’incredibile sconfitta dell’Italia agli ottavi di finale contro i padroni di casa della Corea del Sud, si chiude l’esperienza con la Nazionale azzurra di Paolo Maldini. Il leggendario capitano del Milan detiene un record che difficilmente verrà superato: quello del maggior numero di minuti giocati nelle fasi finali della Coppa del Mondo, ben 2216. Sono il frutto di 7 presenze nel 1990, 7 nel 1994, 5 nel 1998 e 4 nel 2002: quattro Mondiali in cui Maldini giocò tutte le gare da titolare senza mai essere sostituito. La curiosità sta nel fatto che senza i quattro tempi supplementari disputati dall’Italia dal 1990 al 2002 il numero 3 azzurro non sarebbe riuscito a superare per numero di minuti giocati Lothar Matthaeus. E fu proprio un suo raro errore in marcatura su Ahn Jung-Hwan a condannare, al 117′ di Corea del Sud-Italia, la squadra di Trapattoni.

Germania 2006 Ancora una volta Italia Germania incrociano le loro strade e ancora una volta lo fanno in semifinale, 36 anni dopo la partita del secolo di Messico ’70. I tedeschi, che agli Europei e ai Mondiali non sono mai riusciti a battere gli azzurri, caricano la vigilia del match con pesanti provocazioni. Agli italiani vengono puntualmente affibbiati, anche da autorevoli quotidiani, alcuni dei luoghi comuni più sprezzanti: in uno spot televisivo di una nota catena di elettrodomestici si arriva addirittura a definirli truffatori compratori di arbitri. In questa speciale corsa al cattivo gusto lo Spiegel opta per il cliché della pizza, titolando a tutta pagina Bella Germania con l’immagine di una margherita. Stavolta i tedeschi hanno la certezza di farcela, anche perché si gioca al Westfalenstadion di Dortmund dove la Germania non ha mai perso. Ma il verdetto del campo dice qualcosa di diverso: l’Italia si impone 2-0 ai supplementari e vola in finale, dove il 9 luglio vincerà il suo quarto titolo mondiale ai rigori contro la Francia.

Sudafrica 2010 Il Mondiale 2010 in Sudafrica è sin qui l’unico nella carriera di allenatore di Diego Armando Maradona. Nel corso della rassegna iridata i metodi d’allenamento del ct dell’Argentina fecero molto discutere: in particolare fu la convocazione del difensore Ariel Garcé a destare scalpore. Secondo una ricostruzione mai confermata dai protagonisti, Maradona convocò il 30enne difensore del Colon (solo 4 presenze sino ad allora con l’Albiceleste) perché una notte sognò la Seleccion che alzava la Coppa del mondo e l’unica faccia che riuscì a distinguere fu proprio quella di Garcé. Per chiamare lui lasciò a casa Javier Zanetti, reduce dalla strepitosa stagione del Triplete con l’Inter. Visto il clamoroso 4-0 che l’Argentina rimediò nei quarti contro la Germania, forse sarebbe stato meglio evitare…