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Prandelli vs Twitter. Il codice etico? Questione di rete

C’è chi alza il gomito per dimenticare e chi per farsi squalificare. È di queste ore la questione codice etico – in azzurro – che vede coinvolto il Cyrano de Bergerac bianconero Giorgio Chiellini – “Sono tranquillissimo. Era uno schema, era un blocco stile basket per favorire il tiro di Asamoah”- squalificato per tre giornate dal giudice sportivo dopo la gomitata rifilata a Pjanic, e il ct della nazionale Cesare Prandelli.

“Ho visto e rivisto l’azione di Chiellini: per me non è un gesto violento”, conferma e spiega all’Ansa il commissario tecnico dopo la scelta di non applicare il codice etico per il giocatore della Juventus dopo la squalifica. “Se mi aspetto critiche per questa mia decisione? Sono quattro anni che sul codice etico ci sono polemiche…”. Giorgio Chiellini è infatti presente nell’elenco dei 30 convocati da consegnare alla Fifa da cui il 2 giugno usciranno poi i 23 azzurri per il Mondiale. Una questione che ha scatenato e infiammato la rete con un botta e risposta che neanche Materazzi e Zidane nel 2006. Su Twitter l’hashtag #giustificaConPrandelli è infatti tra i trending topics del giorno.

“Massimo rispetto per la giustizia sportiva – ha proseguito Prandelli, deciso a includere Chiellini nella prelista mondiale di 30 azzurri anche dopo la squalifica per tre giornate, ma sono due canali diversi, come ho sempre detto. Per me l’azione non rientra in una gestualità violenta, non ha alzato il braccio per fare male. Io sono responsabile dei nostri comportamenti, quindi per me non è un gesto violento”. “Se mi aspetto critiche? Sono quattro anni che ci sono polemiche sul codice etico – la conclusione di Prandelli – ma se vogliamo tornare all’origine, nessuno ha fatto polemiche quando in Inghilterra diedero due giornate a Balotelli, io ero presente a Manchester, avevo visto l’azione, non la reputai violenta e lo convocai”. 

Parliamoci chiaro, al di là della fede calcistica, che sia bianconera o giallorossa, rossonera o nerazzurra, la gomitata – per i romanisti – o il blocco – per gli juventini – per alcuni non è da considerarsi un gesto violento, forse poco sportivo e esagerato. Ma di sicuro da evitare. Soprattutto se sei uno dei leader della squadra campione d’Italia e della nazionale. Però il calcio è anche questo, è fatto di scontri, furbizie e duelli, come quelli dello spadaccino Cyrano de Bergerac raccontati dal poeta francese Edmond Rostand. Fa parte del gioco. Così come il fair play però.

Per altri invece questa è una scorrettezza che dev’essere punita. Al pari di una testata e di una simulazione e del destro-sinistro di Destro rifilato ad Astori. Anche perché Chiellini non è nuovo a certi gesti. Vedi il duello fisico dell’anno scorso con Cavani, in Napoli-Juventus, con tanto di tirata di capelli costata all’attaccante uruguaiano una chiamata a Cesare Ragazzi per chiedere conforto e consulenza. Difficile dare ragione a qualcuno. Perché quella del gesto violento, a volte, è una questione soggettiva che va al di là delle immagini e della prova tv. È una questione di campo e di secondi. Di foga, passione e agonismo.

Ha ragione anche Pjanic quando dice “Io ho sentito un colpo e ho perso sangue, e il sangue non viene da solo”. Ha ragione Chiellini quando parla di blocco stile basket e ha ragione anche la rete a schierarsi pro e contro il Cesarone Nazionale per la decisione presa a favore di Giorgione gomito di ferro. Ma una cosa è certa, quando si alza il gomito si sbaglia sempre e con il Mondiale alle porte sarebbe meglio per Cesare Prandelli mettere tutti gli azzurri in riga e sull’attenti con le braccia tese lungo i fianchi.