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Sébastien Chabal, l’ultimo placcaggio del grande rugbista francese

Lo Yeti esiste e parla francese. Sébastien Chabal, per chi ama la palla ovale, è l’orco del rugby, un armadio di 191 cm per 114 kg che neanche l’abominevole uomo delle nevi dell’Himalaya. Uno dei più forti giocatori di sempre. A 36 anni, l’ex nazionale francese e terza linea centro del Lione, ha annunciato il suo ritiro: “Mi rendo conto della fortuna che ho avuto, la fortuna di finire con un titolo e di concludere la missione per la quale ero venuto, quella di aiutare il Lione a risalire”. 

Uno degli sportivi più popolari in Francia, merito delle sue qualità tecniche e del suo aspetto fisico, con quella faccia da rugby e da copertina, capelli lunghi ormai ingrigiti e barba ancora nera da far invidia al Mangiafuoco di Collodi e paura agli All Blacks. Un orco dal cuore tenero, timido e sensibile, innamorato della moglie Annick e della figlia Lily-Rose.

Ringa pakia – Uma tiraha – Turi whatia – Hope whai ake – Waewae takahia kia kino nei hoki

Uomo delle caverne, l’anestesista, Attila, chiamatelo come vi pare. Nato a Valence e cresciuto a Beaumont-lès-Valence in una famiglia di umili origini, un’adolescenza non facile con compagnie sbagliate e un passato da operaio in una fabbrica della Salmson a Crest, come spiega nel libro autobiografico “Ma petite étoile”.

Poi il rugby: la sua salvezza, la sua fortuna, la sua conquista. 

Chabal inizia a giocare a livello amatoriale con la squadra di Beauvallon, è qui che comincia a capire che la palla ovale sarebbe diventata la sua compagna di vita. Valence sportif, Bourgoin-Jallieu, Sale Sharks, Racing Métro, Lione e 62 caps – presenze- con la Francia, 2 Sei Nazioni vinti, un Grand Slam nel 2010 e un addio amaro alla nazionale dopo la sconfitta contro l’Italia nel 2011 al Flaminio.

A kia kino nei hoki – Ka mate, ka mate – Ka ora Ka ora – Ka ora Ka ora

Tēnei te tangata pūhuruhuru – Nāna i tiki mai whakawhiti te rā – A Upane! Ka Upane – Upane Kaupane
Whiti te rā

Hī! 

Un campione generoso, dolcemente violento, dalla mano grande e pesante in campo e fuori. Per lui, oltre a mete, mischie e placcaggi anche qualche rissa dopo le partite (aveva ragione l’ex rugbista inglese Rob Andrew: “Ci impegneremo negli allenamenti quanto nel bere”) come quella con l’azzurro Castrogiovanni dopo aver alzato un po’ troppo il gomito – le solite birre, questione di donne – e una squalifica di due mesi per aver criticato e messo in discussione un arbitraggio. Orco cattivo e ambasciatore di pace, con tanti amici, come gli italiani Mirco Bergamasco, Lo Cicero, Festuccia e Masi, compagni di squadra al Racing Mètro, e nessun nemico.

Perché nel rugby non ci sono nemici ma solo avversari. Avversari da sconfiggere con rispetto, correttezza e un pizzico di sfrontatezza, senza mai timore. Come quando, ai quarti di finale della Coppa del Mondo 2007, al Millenium Stadium di Cardiff, Chabal con la maglia rosso fuoco o rosso sangue – fate vobis–  irrise gli All Blacks avvicinandosi con la squadra transalpina e facendo loro smorfie, versi e boccacce durante la tradizionale Haka dei neozelandesi. Una partita combattuta fino all’ultimo, vinta poi dai francesi 20 a 18. 

Dopo tante battaglie, il match di domenica contro La Rochelle sarà l’ultima sfida di Chabal, sarà la meta finale. Poi il campione francese dirà addio alla palla ovale, ai placcaggi mostruosi, al terzo tempo e alla birra del dopo partita. Mancherà l’orco. Mancherà al rugby e anche ai suoi avversari. 
Au revoir Chabal