Cronaca

Roma, protesta dei dipendenti comunali: “Non tagliate i nostri stipendi”

In migliaia, 10mila secondo la Cisl, sono scesi in Campidoglio contro la riduzione del salario accessorio. Il sindaco Marino chiede l'intervento del governo: "Non si possono portare i lavoratori a livelli di povertà"

“Non è possibile tagliare degli stipendi di 1.200 euro perché significa mettere in dubbio la nostra sopravvivenza”. Migliaia di dipendenti pubblici, 10mila secondo la Cisl, sono arrivati in Campidoglio per protestare contro i possibili tagli al salario accessorio, bocciato da una relazione del Mef. Voci della busta paga che non spettano ai dirigenti, alle posizioni organizzative e alle alte professionalità.”Perché dobbiamo pagare noi con i nostri salari? – sbottano alcuni – Andassero a tagliare gli stipendi dei manager che prendono un sacco di soldi”. Poi accusano il sindaco: “Marino non sta mantenendo le promesse fatte. Aveva detto che ci avrebbe valorizzato e invece…”. Per il primo cittadino, però, la palla ora passa al governo. “Se c’è una risposta positiva io, secondo la legge, sarò molto soddisfatto di inserire nelle buste paga di maggio i salari accessori – aggiunge – . Ma nessuno, nemmeno i sindacati, mi può chiedere di operare contro la legge dello Stato. È estremamente urgente intervenire perché non si possono ridurre di 200 euro salari di 1100 portando a livelli di povertà i dipendenti”. 

In piazza e sulla scalinata di Palazzo Senatorio sono scesi amministrativi, vigili urbani in divisa, educatrici scolastiche. “Salario accessorio? Non stiamo prendendo soldi a pioggia ma per i servizi che offriamo a questa città”, spiegano, e portano in corteo alcuni cartelli: “Non pagheremo il vostro debito con i nostri stipendi”, “40 anni per fare gli asili nido 1 anno con Marino per distruggerli”. 

Marino ha ringraziato il presidente dell’Anci Piero Fassino per la lettera inviata al ministro della semplificazione e della Pubblica Amministrazione Marianna Madia e al sottosegretario Graziano Delrio, “con cui ha segnalato al governo la necessità di intervenire con un decreto e quindi con urgenza” per permettere alle amministrazioni locali di poter continuare ad erogare il salario accessorio, un problema che a Roma tocca i dipendenti capitolini, perché “andrebbe a ferire dei lavoratori che hanno dei salari molto bassi e improvvisamente si troverebbero con un taglio medio di 200 euro a salario, a livelli di povertà”. “La Corte dei Conti e il Mef in diverse situazioni hanno affermato dalle loro autorevoli posizioni, che è illegittimo pagare il salario accessorio se non legato a prestazione accessorie. Questo percorso, che doveva essere fatto nel 2008, voglio venga fatto adesso. Non è un problema di Roma – osserva Marino – riguarda moltissimi Comuni italiani”. Ma intende assicurare i dipendenti pubblici sull’anno in corso: “Ho voluto inserire con molta determinazione le risorse economiche per il salario accessorio nel bilancio 2014. I dipendenti sanno molto bene che questi fondi ci sono”. 

Sul tema i deputati Pd Umberto Marroni, Roberta Agostini, Lorenza Bonaccorsi, Micaela Campana, Stefano Fassina, Enrico Gasbarra e Marco Miccoli hanno annunciato di volere presentare “una mozione alla Camera per richiedere un tempestivo intervento del governo sul tema della contrattazione collettiva integrativa ed in particolare sulla questione del salario accessorio”. “Molti comuni – dicono – in primis la Capitale, si trovano a far fronte ad un’indicazione del Mef che ha giudicato illegittime alcune indennità presenti nel salario accessorio dei dipendenti comunali e nel frattempo per risolvere almeno in parte tale situazione si è intervenuti con una norma all’articolo 4 del decreto enti locali approvato definitivamente la scorsa settimana in Senato”, aggiungono. “Riteniamo più che mai urgente un intervento del governo Renzi per mettere ordine e per tutelare i migliaia di lavoratori pubblici che da oltre sette anni non vedono rinnovato il loro contratto di lavoro e che – concludono – rischierebbero di pagare a caro prezzo tale situazione di confusione”.

Nel corso della manifestazione, il traffico nella Capitale era paralizzato, visto che la polizia municipale fino alle 11 garantiva solo il servizio per gli incidenti stradali. File di auto incolonnate in molte le zone della Capitale, soprattutto sul Lungotevere, a Piazza Venezia, nel quartiere San Giovanni, sulla tangenziale est e nell’area intorno al Vaticano, in particolare quella di piazza Risorgimento, meta di tanti turisti.