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Nigeria, Boko Haram: “Venderemo le ragazze rapite come spose. Lo dice Allah”

L'organizzazione jihadista rivendica in un video il rapimento delle 200 studentesse cristiane, avvenuto lo scorso aprile. Le giovani sono state ridotte in schiavitù. Polemiche da parte delle famiglie per la mancanza di collaborazione da parte della autorità

Un video di sessanta minuti firmato Boko Haram spazza via ogni mistero sul rapimento delle circa 200 ragazze nigeriane, tutte tra i 15 e i 18 anni. Nel filmato Abubakar Shekauha, leader dell’organizzazione terroristica islamica, ha dichiarato che le ragazze sequestrate sono state ridotte in schiavitù e saranno vendute come “spose”. “Allah dice che devo venderle – spiega nel video -, mi comanda di venderle ed io venderò le donne”.

L’agguato era avvenuto nella notte tra il 14 e il 15 aprile scorso, quando un gruppo di uomini armati aveva fatto irruzione in una scuola nel nord-est della Nigeria, nel dormitorio di Chibok, riuscendo a sequestrare gran parte delle studentesse, tutte cristiane. Come hanno raccontato due giovani sfuggite all’agguato, i terroristi erano riusciti a entrare nell’edificio spacciandosi per soldati e poi avevano aperto il fuoco, uccidendo un militare e un agente di polizia. Il movente del rapimento è di matrice religiosa: i jihadisti vogliono infatti convertire le ragazze all’Islam. 

La scorsa settimana si erano rincorse delle voci secondo cui alcune delle giovani sequestrate erano state costrette a sposare i loro rapitori, mentre altre erano state portate in Camerun e in Ciad. Il video di Boko Haram al momento conferma soltanto la volontà di volerle vendere come spose. Secondo un intermediario due di loro avrebbero perso la vita in seguito al morso di un serpente e altre 20 sarebbero malate a causa delle pessime condizioni in cui sono costrette a vivere. Stando alle sue parole  l’organizzazione terroristica sarebbe comunque pronta a negoziare il riscatto delle giovani.

Sul fronte diplomatico, cresce la polemica per la gestione del caso da parte del governo nigeriano. I genitori delle rapite parlano di totale mancanza di collaborazione e partecipazione nelle ricerche. Inoltre una delle attiviste che più si è battuta per la liberazione delle giovani è stata arrestata ad Abuja, capitale della Nigeria, secondo quanto ordinato dalla moglie del presidente. La donna, che la scorsa settimana era scesa in piazza per sollecitare l’intervento del governo, è stata rilasciata dopo alcune ore. Il caso delle ragazze nigeriane suscita apprensione a livello internazionale. Hillary Clinton ha aderito alla campagna #BringBackOurGirls, un passaparola su Twitter che vuole riportare l’attenzione internazionale sulla questione, e sono già stati lanciati numerosi appelli per la liberazione.