Diritti

Disabilità, storie di ordinaria mobilità sui bus di Roma

Roma. Sono le 10 di mattina e salgo sull’autobus dell’Atac che mi porta al mio ministero. Davanti la porta intermedia ci sono due carrozzelle con invalidi. Sono due anziani che parlano dei loro programmi, di vacanze, della famiglia e della difficoltà di spostarsi sui mezzi pubblici. Ma lo fanno in tranquillità e quasi con rassegnazione.

L’autobus è pieno di gente. Arriviamo alla fermata della metro di Eur Fermi e uno dei due chiede ad alta voce all’autista, che non sente, se li fa scendere. Mentre suono io per loro il campanello, dico “Beh, un attimo, bisognerà avvisarlo di allungare la piattaforma per farvi scendere”.

“Non c’è niente qua”, rispondono.

“E come fate a scendere?”

“ Adesso lo vede..” rispondono.

Infatti arrivati in fermata, ecco gli angeli- passeggeri-sconosciuti che si mobilitano per aiutarli a scendere. Portano giù il primo ed è la cosa più facile, perché lui riesce ad alzarsi in piedi. Portano giù la carrozzina e lo aiutano a scendere sorreggendolo e accompagnandolo fino al marciapiede.

Per il secondo ci sono più difficoltà. Primo perché lui non può alzarsi e poi perché l’autobus è distante dal marciapiede. Cerca di chiedere all’autista di accostare, ma ci rinuncia, perché le macchine parcheggiate vicino alla fermata, grazie anche al mercatino perenne che ha occupato interamente il grande marciapiede di Viale America, impediscono di fare qualsiasi manovra.

Gli angeli sudano e hanno grande difficoltà a portarlo fuori dall’autobus. Lui infatti non si sente sicuro e terrorizzato urla ai ragazzi: “Prendetemi anche le gambe, prendetemi anche le gambe!”.

C’è mancato poco che cadesse, ma gli angeli ce l’hanno fatta e lo hanno portato al sicuro sul marciapiede, da dove lui poi ha ripreso la sua corsa ad ostacoli in una città che molto poco fa per venire incontro a tutti i loro problemi.

I ragazzi-angeli risalgono sull’autobus tutti sudati. Ci sarebbe da abbracciarli. In tanti si sono mobilitati ed è stato davvero bello.

Il commento di chi ha assistito inerme a questa scena è stato un grande inno al Paese incivile.

Voglio raccontarvela questa storia, anche se non è molto diversa da tante altre, per dire all’Atac: “Come fai tu Azienda pubblica e finanziata con i nostri soldi a non prendere in considerazione il fatto che anche i portatori di handicap hanno il sacrosanto diritto di vivere e muoversi in tranquillità e sicurezza in questa città?”