Bambini

Bambini: castigo senza delitto

Ci sono volte in cui i bambini esagerano. Sembra che avvertano la fessura dell’insofferenza, che ci disunisce un po’ e li sprona a incunearsi di più nella nostra fragilità. Quando mi capita normalmente me ne accorgo tardi, quando ormai la molla di azioni e reazioni difficili da controllare è scattata. Quando ormai ho fatto quello che non avrei voluto e ho reagito come avevo sperato di non fare. Uno dei casi più tipici è il castigo.

Un atto di resa, che normalmente cerco di evitare e che tra l’altro mi suscita una resipiscenza tanto subitanea quanto, anch’essa, inutile. Quando va bene, in questo abdicare al dialogo, alla ragionevolezza, riesco almeno a comminare una sanzione utile. Un modo per evidenziare le conseguenze che le azioni fatalmente portano con sé. Quando va male, però, scatta il “castigo” senza capo ne coda. Francamente, molto più lo sfogo di un genitore provato, che un’azione con la benché minima valenza educativa.

Eppure ció che mi stupisce sempre è la reazione dei piccoli a questo genere di provvedimenti. Più di una volta mi ha spezzato il cuore vedere come il bambino, che si è reso conto di aver mancato in qualcosa, accetti quasi di buon grado la punizione. La rispetta, la ricorda e la osserva, persino quando il genitore che l’ha inflitta non c’è o non controlla. Qualche volta mi è apparso di osservare, stupefatta, quasi una sorta di sollievo nell’” espiazione”: i bambini sembrano confortati nell’accettare la conseguenza di un’azione negativa compiuta, come se questo servisse loro a disfarsene, a prenderne le distanze per ricominciare. Ma ancora di più mi colpisce la reazione, se la punizione è ingiusta. C’è un moto di ribellione, di rabbia profonda in chi è punito senza meritarlo. Il bambino castigato senza un motivo valido vive la punizione come un vero sopruso. Come qualcosa che mina il delicato meccanismo di percezione del bene e del male, qualcosa che ferisce il suo senso della giustizia.

Forse noi abbiamo soltanto perso la pazienza, ma sarebbe un vero peccato perdere la loro fiducia. 

Il Fatto Quotidiano, 14 Aprile 2014