Politica

Cesa, il lato oscuro dell’Udc. Soldi e società: tutti i casini del segretario

Inquisito per 200mila euro di finanziamento illecito, il segretario 21 anni fa fu indagato anche per corruzione nell'inchiesta sulle tangenti delle strutture dell'Anas

Rieccolo. Questo nome nella gloriosa storia della Democrazia Cristiana spettava di diritto al toscanaccio Amintore Fanfani, ribattezzato così dal suo conterraneo Indro Montanelli per i suoi eterni ritorni. Nella storia recente ci dobbiamo accontentare di Lorenzo Cesa. A differenza dell’originale questo deputato 62enne nato ad Arcinazzo, figlio del sindaco del paese, compare da 25 anni anche nella cronaca giudiziaria. Rieccolo hanno sospirato tutti al congresso Udc quando Cesa il 23 febbraio è stato riconfermato segretario del partitino che guida ormai da 7 anni. E ‘rieccolo’ hanno sorriso i cronisti giudiziari quando è stata resa pubblica l’ennesima iscrizione (risalente a molti mesi fa) nel registro degli indagati per finanziamento illecito a carico del parlamentare Udc, per un presunto versamento di 200mila euro ricevuto da un imprenditore, a detta di un indagato dell’inchiesta sulle mazzette pagate per il Sistri, il mega appalto del registro dei rifiuti.

Sabatino Stornelli, l’ex amministratore di Selex Management dopo l’arresto nel 2013 ha raccontato ai pm napoletani: “Nicola Lobriglio (titolare di fatto della Sedin, una società che ha ottenuto un appalto da 7 milioni per il Sistri, ndr) mi diceva che dava sempre una mano a Lorenzo Cesa per le elezioni. Qualche volta mi sono recato insieme a Lobriglio presso l’ufficio dell’onorevole Cesa in via dei Due Macelli, a Roma”. Il fratello minore, Maurizio Stornelli, ha riferito altre presunte confidenze di Lobriglio, il quale avrebbe raccontato di aver “provveduto a finanziare, tramite Lorenzo Borgogni, con i soldi delle commesse ricevute da Finmeccanica, i suoi sponsor politici, e segnatamente l’onorevole Cesa”. Gli atti sono stati inviati a Roma e il pm Paolo Ielo ha iscritto Cesa ma il deputato ha smentito e annunciato querele.

Supererà anche questa. Ventuno anni fa, il 6 marzo del 1993 esce sull’Ansa la notizia: “Ricercato consigliere comunale di Roma, considerato dagli inquirenti un tramite per la raccolta di tangenti tra le strutture dell’Anas e gli imprenditori: è Lorenzo Cesa”. Lui si consegna e, nel carcere di Regina Coeli, ritrova la memoria. Il suo verbale resterà nella storia per il suo incipit: “Oggi mi sento più sereno e intendo svuotare il sacco”. Racconta per esempio che l’imprenditore Ugo Cozzani voleva parlargli per “ottenere dal ministero (…) la conclusione della pratica mediante trattativa privata e consequenziale affidamento dei lavori” per una strada dell’Anas. Cesa prosegue: “Chiesi al ministro che cosa dovevo riferire al Cozzani e mi sentii rispondere che gli dovevo chiedere il 5 per cento dell’importo dell’appalto. Dopo qualche cda dell’Anas, i lavori furono affidati al Cozzani”. Cesa passa all’incasso e accompagna l’imprenditore nello studio di “Prandini” , detto anche “Prendini” in via del Corso: “Da solo mi portai nell’ufficio del ministro, nelle cui mani consegnai la capiente borsa in plastica rigida di colore grigio piuttosto spessa”.

La scena si ripete con l’impresa Monaco per i lavori dell’Anas in Basilicata: “Una busta di carta rigida sigillata contenente il denaro destinato al ministro e da me a questi consegnata senza neppure aprirla” e con Vittorio Petrucco della Icop Spa, “una cartella rigida contenente denaro, il cui importo non mi fu detto né io lo contai”. Nonostante la sua “ampia confessione” e la condanna del 2001 del Tribunale di Roma a 3 anni e 3 mesi per corruzione aggravata, alla fine Cesa la fa franca. Nel 2003 la Corte di appello di Roma annulla le condanne perché il Tribunale dei ministri è competente per Prandini ma anche per gli altri coimputati. Il processo dovrebbe ricominciare ma gli atti sono ormai inutilizzabili e così nel 2005 il Gip di Roma, statuisce il “non luogo a procedere”.

Anni duri per Cesa. Nel 1994 crea la società di eventi, pubbliche relazioni e pubblicità Global Media Srl poi la passa alla moglie e al figlio e resta come consulente. Per le attività di Global Media, Lorenzo Cesa è stato indagato dall’ex pm Luigi De Magistris ma Cesa nel 2010 sarà prosciolto dalle accuse dal gip di Roma. Il consulente del pm De Magistris, l’ex funzionario della Banca d’Italia Piero Sagona, studia la contabilità di Global Media e scopre che “nel periodo 1 gennaio 2001-31 dicembre 2006 risultano pervenute sui conti onde trattasi somme per un ammontare di almeno 30.741.507,00 euro”. Per Sagona è “il polmone finanziario della Udc”.

Un’ipotesi che non troverà riscontro giudiziario. Anche se l’elenco dei clienti è impressionante: “La Global Media – per l’allora pm Luigi De Magistris – movimenta circa 3 milioni di euro con l’Udc, circa 3 milioni di euro con l’Enel, circa 3 milioni di euro con Lottomatica, circa 3 milioni di euro con il gruppo Finmeccanica circa 2 milioni di euro con la SO.GE.I.,circa 1,5 milioni di euro con la Intersiel di Rende, circa un milione di euro con la Wind, circa un milione di euro con la Fincantieri” e poi “100.000 euro con Giovanni Randazzo”. Questo giovane siciliano era il mandatario della campagna elettorale del grande rientro di Cesa alle europee 2004. Ma Randazzo era anche amico di Francesco Campanella, il giovane politico di Villabate che non conosce Cesa e che divenne famoso quando decise di collaborare con la giustizia raccontando di avere fornito la carta di identità falsa al boss Bernardo Provenzano. Raccontò anche di avere partecipato con la sua società a una presunta truffa sui fondi comunitari. La frode a suo dire sarebbe stata organizzata da Randazzo anche a beneficio di Cesa. Le accuse non trovarono riscontro e il pm Angelo Racanelli archiviò.

Da Il Fatto Quotidiano del 27 marzo 2014