Cronaca

Nuvola, Eur spa: “Perché archistar Fuksas licenziato? E’ ricco, lavori gratis”

Il polo congressuale a Roma più grande d'Europa, dal costo di 276 milioni di euro, dovrebbe essere inaugurato nel 2015. Ma il padre dell'opera, l'architetto di fama mondiale, da poco estromesso dalla direzione artistica, dichiara: "Resterà un'incompiuta e finirà davanti ai giudici". Il presidente dell'ente Borghini replica: "Pronta per l'anno prossimo". Intanto il M5S capitolino chiede: "Marino spieghi le parcelle milionarie al padre del progetto"

“Non sono stato licenziato, non sono mica un dipendente, non mi hanno dato la direzione artistica per il 2014. Poi, dopo la comunicazione, mi hanno anche detto se potevo continuare a lavorare gratis”. Apre le porte del suo studio romano alle telecamere de ilfattoquotidiano.it l’archistar Massimiliano Fuksas. Il “padre” de la Nuvola, il polo congressuale più grande di Europa, situato nel quartiere Eur di Roma. L’opera di 27 mila metri quadrati e dal costo totale di 276 milioni di euro, dopo sette anni di lavori, è ancora oggi incompiuta. Doveva essere inaugurata nel 2010, quando ancora c’era Gianni Alemanno (Pdl) a sindaco di Roma. Sono passati altri quattro anni, oggi c’è Ignazio Marino (Pd) come primo cittadino e la fine dei lavori è prevista per il 2015, in contemporanea con l’Expo di Milano. “Resterà incompiuta, questa storia finirà in tribunale, come ogni cosa in Italia” ne è sicuro l’architetto di fama mondiale. “Non so se a maggio o a settembre dell’anno prossimo, ma sarà pronta” giura invece Pierluigi Borghini, il presidente di Eur Spa che gestisce il cantiere.

E proprio l’Ente pubblico, controllato al 10% da Roma Capitale e al 90% dal ministero del Tesoro, che per bocca del suo amministratore delegato, Gianluca Lo Presti, ha deciso di liquidare l’archistar e di non assegnargli la direzione artistica per quest’anno. Spending review e problemi di soldi, queste le motivazioni. “Mi hanno chiesto di lavorare gratis – afferma con tono ironico -, io posso pure farlo, ma devono pagare i miei ingegneri e gli architetti – ribadisce Fuksas – la direzione artistica significa: controllare i lavori, fare modelli, simulazioni tridimensionali, 4500 disegni, avere una quarantina di persone che lavorano sul progetto”. “Toglierò la firma all’opera? Vedrò come andranno avanti i lavori, se fanno pasticci è possibile” afferma. “Sarà la Nuvola di Borghini, dell’impresa Condotte spa che ha vinto l’appalto – aggiunge sornione Fuksas – non ce la faranno mai nel 2015, gli interni sono pieni di dettagli, ricoprire la Nuvola è complesso, ci vogliono almeno quattro anni per finirla, almeno”. Ed ecco il sospetto: “Fino ad oggi sono stati spesi 180 milioni di euro, non ci sono stati raddoppi di costi, mi vogliono far fuori per completarla il prima possibile e male”.

Il presidente Borghini, intervistato da ilfattoquotidiano.it, risponde così : “Fuksas dato che è una persona ricca, ed è stato pagato profumatamente, sia magnanimo e lavori gratis. Io non voglio sforare con il budget, io voglio che sia ricordata come la prima opera pubblica senza costi aggiuntivi”. “Uno sforzo si può fare per i suoi collaboratori, sto chiedendo sacrifici a tutti, all’azienda – afferma ancora il manager – se togliesse la firma mi dispiacerebbe, tutti la conoscono come la Nuvola di Fuksas, non mi dicono mai la Nuvola dell’Eur”.

Sulle parcelle da 20 milioni di euro ricevute da Fuksas in questi anni, il M5s capitolino ha presentato un’interrogazione al sindaco Ignazio Marino. “Vogliamo capire chi è il vero responsabile dei ritardi e la ragione di questi faraonici compensi a Fuksas, pari a 900 anni di stipendio di un dipendente comunale e di un architetto qualsiasi, per un’opera incompiuta” afferma il consigliere comunale pentastellato Daniele Frongia.

In questa storia si aggiunge la polemica dell’autore dell’opera con l’attuale primo cittadino Ignazio Marino che ha organizzato un sopralluogo nel cantiere senza invitarlo. “Vuoi conoscere lo stadio dei lavori e non chiami l’architetto? – dice Fuksas – in Francia mi chiamava Sarkozy, Marino mai visto né sentito”. Il sopralluogo risale al 25 novembre scorso, l’architetto era in Cina, a Shenzhen ad inaugurare il suo aeroporto a forma di aereo: “L’hanno realizzato in tre anni, un miliardo e 200 milioni di euro circa, ma all’estero è così”. Si dice pentito Fuksas di aver presentato il progetto in quel lontano 1998, quando vinse il concorso. “Volevo realizzare un’opera nella mia città, tutto qua, ma la Nuvola non è mai stata finanziata, qui partono i lavori senza i soldi, senza un cronoprogramma, in Francia e Germania sarebbe impossibile ed una situazione del genere sarebbe già davanti ai giudici”.

Fuksas poi ripercorre la storia della sua opera: ”Non ci fu un appalto inizialmente, si aprì il cantiere grazie al project financing e si incaricò l’azienda pugliese Degennaro”, un’impresa di Bari che oggi è sotto inchiesta per altri appalti. “Per togliercela di mezzo, si spese l’occhio della testa” racconta l’architetto. Cambia amministrazione, cambiano i dirigenti di Eur Spa: “Si fa una normale gara e la vince la società Condotte con un’asta al ribasso di 50 milioni di euro, il 24% di ribasso su 276 milioni, bizzarro, no?” prosegue l’architetto. E’ con Gianni Alemanno che i lavori hanno una svolta. “E’ stato un signore, ed era davvero interessato a realizzarla, io ero il diavolo rosso, un uomo di sinistra, eppure abbiamo lavorato benissimo insieme” aggiunge. “Marino non l’ho votato – specifica Fuksas – non ha mai amministrato nulla, come Borghini, Lo Presti cosa hanno mai fatto nella loro vita? Uno vendeva lampade e l’altro, l’amministratore delegato Lo Presti, è un semplice commercialista”.

E’ la parapolitica, o meglio la falsa politica, il male assoluto per l’architetto, quelle nomine calate dall’alto. “Non sempre sono andate male le cose, a Maranello per la Ferrari e alla Fiera di Milano, mie creazioni, i lavori sono stati spediti e ben fatti, le brave aziende in Italia ci sono” sottolinea l’archistar. “L’azienda Condotte è andata avanti invece a subappalti in maniera, secondo me, troppo eccessiva”. “Tra i problemi che io ho riscontrato: alcuni muri storti, scalinate malfatte, l’ingresso per la Nuvola più piccolo e fuori dalle norme di sicurezza”, rivela Fuksas. Borghini è di tutt’altro avviso, difende l’impresa Condotte e la qualità dei lavori: “E’ un’azienda solida, sa fare i progetti esecutivi, dobbiamo ringraziarla anzi, lavora senza soldi, questa storia non finirà in tribunale, farò di tutto perché questa opera non abbia altri intralci”. “Noi – ribadisce  – vogliamo fare gli interni come vuole Fuksas, non c’è nessuna volontà di estrometterlo dall’opera. Spero che questa brutta polemica finisca con una cena tra amici”.

Se apriamo il capitolo delle varianti che hanno allungato i tempi secondo l’architetto, Borghini deve però ammettere: “Sì è vero, sono state delle nostre idee, ma la compartimentazione era necessaria e non prevista nel progetto originario, il Comune comunque – continua – sta rilasciando in questi giorni i permessi, stiamo tutti dalla stessa parte del tavolo, tutti intenti a vedere la Nuvola inaugurata il prima possibile”.

“A fine aprile arriveranno i 100 milioni di euro previsti dalla legge di Stabilità varata il 27 dicembre scorso, con questi soldi ce la facciamo, a breve pubblicheremo il nuovo cronoprogramma”, annuncia il dirigente dell’Ente. Intorno alla Nuvola però c’è ancora il nulla, le Torri di Ligini dinanzi al polo congressuale che devono essere restaurate da Renzo Piano sono ancora degli scheletri, l’hotel Lama che sorge accanto alla Nuvola è senza acquirenti. “E vero ha ragione Fuksas su questo, è ancora Beirut, ma ci stiamo impegnando per chiedere un intervento del ministero dell’Economia e del comune”, afferma Borghini.

“Se Eur Spa vuole scaricare la colpa dei ritardi sulle stramberie di Fuksas va bene, io lascio questa illusione che sono un uomo ricco e continuo a fare quello che faccio, all’estero”, dichiara l’architetto. E poi chiosa: “Io e l’azienda non siamo sullo stesso lato del tavolo in questa partita, io difendo il mio cliente: i cittadini romani che hanno diritto ad un’opera ben fatta”.