Politica

Primarie Firenze, Nardella il “mini-Renzi” favorito. Ma il timore è di un flop alle urne

Accusa di "elezioni farsa" per permettere al vicesindaco di ricevere un'investitura popolare dopo essere stato "calato dall'alto". Ma il partito spiega: "Nessun accordo sottobanco". Un ex assessore dell'attuale premier: "Ormai siamo alla feudalizzazione"

L’esito delle primarie Pd per la candidatura a sindaco di Firenze appare scontato: il superfavorito nella sfida del 23 marzo è infatti Dario Nardella, nominato da Matteo Renzi vicesindaco reggente una volta spiccato il volo per Palazzo Chigi. Poco probabile che il civatiano Iacopo Ghelli e Alessandro Lo Presti dell’area ex Marino riescano a fare lo sgambetto all’ormai ex deputato (“ho scritto una lettera di dimissioni al presidente della Camera”). Già vicesindaco per tre anni e mezzo con Renzi, era stato eletto alla Camera nel 2013 dopo un boom di preferenze alle primarie di fine 2012: Nardella è però stato richiamato lo scorso 17 febbraio a Palazzo Vecchio dallo stesso Renzi una volta che questi è diventato premier. Dalla reggenza alla candidatura a sindaco il passo è stato breve.

La nomina di Nardella, malgrado Renzi abbia dichiarato “non mi sono scelto il successore”, è stata interpretata da molti come un sorta di passaggio di consegne in vista delle amministrative di maggio. Il vicesindaco, definito un “paracadutato” dal Movimento 5 Stelle fiorentino, ha comunque sempre dichiarato di volersi misurare con le primarie. I vertici del Pd vengono accusati da più parti di aver allestito primarie “farsa” per permettere a Nardella di ricevere quell’investitura popolare necessaria a scrollarsi di dosso l’etichetta di “candidato calato dall’alto”. La strada per trovare qualche sfidante non è però stata affatto facile: l’ufficializzazione delle candidature di Ghelli e Lo Presti è infatti avvenuta in extremis soltanto lo scorso 4 marzo, ultimo giorno disponibile. La parola passa ora alla base. Punto fondamentale sarà capire l’affluenza ai seggi: difficile toccare i 37mila votanti delle primarie 2009 (in quell’occasione Renzi vinse con il 40% dei consensi battendo Lapo Pistelli, Daniela Lastri, Michele Ventura e Eros Cruccolini).

A rispedire però al mittente tutte le accuse ci pensa il segretario comunale del Pd Federico Gianassi: “Si tratterà di primarie vere, nessun accordo sottobanco tra i candidati e nessun premio di consolazione per chi perde”. L’obiettivo del renziano è portare ai seggi “almeno 15mila persone”, in linea ai numeri delle primarie 2012 per la scelta dei candidati al Parlamento. Si tratta davvero di primarie “farsa” a favore di Nardella? “E’ un’accusa irrealistica – controbatte Gianassi – gli altri due candidati non sono kamikaze: le primarie non si fanno per forza. E comunque abbiamo dato a tutti la possibilità di candidarsi”. A puntare il dito contro le primarie del Pd è anche l’ex assessore regionale alla cultura e al turismo Cristina Scaletti (Centro Democratico), estromessa dalla giunta Rossi in seguito al recente rimpasto: “Le primarie del prossimo 23 marzo, per quanto partecipate, saranno sempre e solo una finzione”. Così come il wrestling in tv – afferma – si tratterà di una “gigantesca messa in scena”. Scaletti si era inoltre appellata a Nardella affinchè a Firenze si tenessero “primarie vere, aperte, di coalizione”. Si stanno intanto moltiplicando gli appelli di molti cittadini affinchè Scaletti si candidi a sindaco: l’ex assessore scioglierà il nodo probabilmente nei prossimi giorni. A parlare di “primarie finzione” è anche l’ex assessore comunale al bilancio Claudio Fantoni (Pd), dimessosi nel 2012 a seguito di attriti con Renzi: aveva avanzato la propria candidatura per Palazzo Vecchio già a fine 2013. Con l’ufficializzazione a metà gennaio della ricandidatura a sindaco di Renzi, nel frattempo diventato segretario nazionale, l’ipotesi primarie era però andata in soffitta. Un mese più tardi però, con il passaggio di Renzi a Palazzo Chigi, i giochi si sono riaperti. La nomina di Nardella a vicesindaco reggente è stata interpretata come una sorta di investitura da parte di Renzi. Fantoni, che non ha digerito i passi del partito, parla di “deriva padronale”, “monarchizzazione del Pd” e “feudalizzazione di Firenze”. Il presidente della Provincia Andrea Barducci si sofferma invece sul capitolo partecipazione: “Un eventuale flop sarebbe innegabilmente motivo di riflessione politica sull’utilizzo di questo strumento partecipativo”.