Scienza

Siamo soli nell’Universo? Per scienziati la risposta “ha gli anni contati”

Dopo le fondamentali scoperte dei telescopi spaziali Kepler e Hubble, la ricerca scientifica punta entro 20 o al massimo 30 anni di poter vedere tracce di vita, se esiste, anche su pianeti lontani anni luce da noi. È uno degli aspetti emersi in occasione del convegno organizzato all’Accademia Nazionale dei Lincei per celebrare i 24 anni di attività del telescopio spaziale Hubble

La risposta all’interrogativo se siamo soli nell’Universo “ha gli anni contati”: dopo le fondamentali scoperte dei telescopi spaziali Kepler e Hubble, la ricerca scientifica punta entro 20 o al massimo 30 anni di poter vedere tracce di vita, se esiste, anche su pianeti lontani anni luce da noi. È uno degli aspetti emersi in occasione del convegno organizzato all’Accademia Nazionale dei Lincei per celebrare i 24 anni di attività del telescopio spaziale Hubble le cui osservazioni hanno completamente rivoluzionato le conoscenze dell’Universo. Proprio nel giorno in cui l’univeristà di Harvard ha annunciato di aver osservato i primi tremori successivi al Big Bang

“Quando Hubble è stato lanciato – ha spiegato John Grunsfeld, responsabile del dipartimento Scienza della Nasa – non potevamo prevedere cosa ci avrebbe permesso di vedere e capire. Ha permesso di rispondere a due delle domande fondamentali dell’uomo, da dove veniamo e dove stiamo andando”. Grazie alle sue informazioni è stato infatti possibile datare con precisione l’Universo e scoprire l’esistenza di una ‘forza’ misteriosa, l’energia oscura, responsabile dell’accelerazione dell’espansione dell’Universo. Una scoperta rivoluzionaria che nel 2012 ha portato Adam Riess, ospite del convegno, ad ottenere il premio Nobel. “Hubble – ha spiegato Monica Tosi, dell’Osservatorio Astronomico di Bologna dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) – ha rappresentato una rivoluzione sia scientifica che culturale paragonabile al cannocchiale di Galileo, ci ha fatto vedere cose che non potevamo nemmeno immaginare”.

Uno degli ultimi successi è stato quello di permettere l’analisi della composizione chimica dell’atmosfera di pianeti a decine di anni luce da noi, operazione assolutamente impensabile pochi decenni fa. “Proseguendo così – ha spiegato Giovanna Tinetti dell’Imperial College di Londra – sono convinta che entro 20 anni avremo le capacità di riconoscere, se presente, la ‘firma’ chimica di eventuali forme di vita su altri pianeti”.

Il prossimo grande passo in questa direzione sarà la messa in orbita nel 2018 del grande e potente telescopio spaziale James Webb, frutto della collaborazione tra Nasa e Esa. Grazie a uno specchio di 6,5 metri di diametro, Webb avrà una capacità migliaia di volte superiore a quella di Hubble. “Credo – ha spiegato Grunsfeld – che poi il successore di Webb, quindi tra altri 20 o massimo 30 anni, sarà in grado di rispondere anche alla domanda se siamo soli nell’Universo”.