Società

Sulle orme di Don Gallo: Manifesto per una nuova politica sulle droghe

“Riconoscere al cittadino tossicodipendente, come a chiunque altro, responsabilità piena e intangibile, non è solo un orientamento etico e politico: esso è anche un dettato costituzionale (art. 3 della Costituzione). Non di meno, lo ripeto, il tossicodipendente non viene considerato persona dall’epistemologia proibizionista, ma viene identificato con la sua problematica, ingabbiato in un ruolo, appiattito alla sua etichetta, e guardato come un problema da rimuovere […] Infine, credo che si debba riconoscere e concedere a chiunque il diritto alla non sofferenza. L’accanimento contro la libertà di drogarsi, oltre a non essere utilmente apprezzabile per i suoi risultati empirici, oltre a creare un’enorme confusione concettuale, è fonte di sofferenze indicibili”.

Sono parole di Don Andrea Gallo tratte da Il Cantico dei drogati.

Dall’ultima Conferenza Governativa sulle Droghe, ospitata  sempre a Genova nel 2000, sono ormai passati quattordici anni. Anni in cui il quadro politico è sensibilmente mutato e la politica, in maniera irresponsabile, si è smarcata dal tema della tossicodipendenza lasciando spazi di vuoto enormi. La Corte Costituzionale ha poi proclamato che la legge Fini-Giovanardi è stato il frutto di un atto illegittimo, dichiarandone l’incostituzionalità.

Per cercare di colmare questo vuoto di politica sono arrivati a Genova, sulle orme di Don Gallo, oltre 300 persone provenienti da tutta Italia: operatori sociali e pubblici, esperti, giuristi, associazioni, cooperative sociali. Il Forum promosso dalla Comunità di San Benedetto al Porto vede le adesioni di molte organizzazioni tra cui quelle di Legacoopsociali, Cnca, Lila, Cgil.  

“È giunto il momento di ribadire pubblicamente, sotto i riflettori, l’importanza di dare dignità alle persone tossicodipendenti”, ha detto uno dei promotori del convegno, Domenico Chionetti della Comunità SanBenedetto al Porto fondata nel 1975 proprio da Don Gallo.

Sì, perché al di là di come la si pensi – e lo dice uno la cui idea di felicità è lontana anni luce dal desiderio di ricercarla attraverso le sostanze – la Fini-Giovanardi ha contribuito a causare vittime, pene e sofferenze, umane e giuridiche, e di certo non ha aiutato a contrastare il sovraffollamento dei penitenziari, né le conseguenti violazioni dei diritti umani all’interno delle carceri del nostro Paese, questione su cui si è addirittura pronunciata la Corte Europea di Strasburgo.

I consumatori di droghe che finiscono nelle maglie della legge e poi in carcere (più del 30% dei detenuti) ci finiscono per illegalità commesse al fine di procurarsi le sostanze dichiarate illegali e pertanto lasciate ai mercati clandestini. Inoltre, la demonizzazione, condannando alla clandestinità i consumatori dipendenti, sospinge, soprattutto i più poveri verso pratiche ad alto rischio di vista, in assenza di tutela sanitaria, dove si consuma al buio, senza possibilità di controlli sulla qualità e i dosaggi della sostanza acquistata”, per citare ancora Don Andrea da Il Cantico dei drogati – l’inganno droga.    

L’incontro di Genova ha avuto certamente il merito di richiamare l’attenzione del Paese sui tanti nodi irrisolti e di chiedere la convocazione di una nuova conferenza governativa sulla droga e ha indicato la rotta da seguire definendo le linee politiche prioritarie attraverso la pubblicazione del Manifesto di Genova approvato durante la due giorni. Ora si guarda al nuovo governo e alla costruzione di una proposta che superi il ritorno in vigore della Iervolino-Vassalli, si auspica un processo di chiarificazione che a partire dalle linee guida europee di riduzione del danno metta in atto un processo libero da tensioni moraliste e ideologiche, in grado di produrre la completa revisione delle previsioni sanzionatorie, penali e amministrative, anche riguardo alla regolamentazione legale della circolazione dei derivati della cannabis e della libera coltivazione a uso personale.

Per questo a conclusione del Manifesto si chiede al premier Matteo Renzi di venire a Genova per aprire il confronto e riprendere il percorso verso una legge più umana e più giusta che contrasti il traffico illecito di sostanze stupefacenti, sottragga le persone che usano sostanze alla macchina repressiva e offra loro possibilità di uso consapevole e, quando necessario, di un sostegno sociale e sanitario.