Ambiente & Veleni

Rifiuti, strano caso a Viareggio: la raccolta costa il 125% in più e non rende

Secondo un'analisi dell'Ispra i cittadini del comune versiliese pagano 340 euro l'anno invece dei 151 che si spendono nelle città tra i 50 e i 150 mila abitanti. Per i sindacati il motivo è da ricercare nelle società che si occupano del servizio, che smentiscono il dato. L'ex assessore all'Ambiente: "Ho provato a ridurre le spese, ma sono stata licenziata. Il sindaco è sotto ricatto"

Ai cittadini di Viareggio la raccolta rifiuti costa il 125 per cento in più rispetto al resto d’Italia. Il Comune, però, guadagna molto meno della media dalla vendita dell’indifferenziata. E parte dei materiali recuperati e pronti per essere venduti non vengono comprati dalle aziende perché lavorati male. Sono tre elementi che descrivono lo strano caso della cittadina versiliese dove, per il servizio, i circa 65mila abitanti dovrebbero pagare – secondo l’analisi condotta dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale dell’Anci) –  una media di 150,97 euro l’anno, la stessa cifra pagata nelle altre città italiane con una popolazione compresa tra i 50 e i 150mila abitanti. A Viareggio, invece, ne vengono sborsati circa 340. E non va meglio se si raffronta il costo medio sostenuto dai viareggini con quello delle città del solo Centro Italia, dove si spende comunque una media di 225,55 euro per abitante (fonte rapporto Ispra 2013 su dati 2011). Non solo. Lo studio evidenzia come dal bilancio del Comune, i ricavi da raccolta differenziata risultino inferiori a quanto il servizio potrebbe produrre. Secondo le stime dell’istituto, infatti, i flussi di materiale recuperabile (carta, vetro, plastica) dovrebbero portare nelle casse comunali 460mila euro l’anno: nel 2013 ne sono arrivati solo 380mila. Ma c’è di più. Scrive ancora l’Ispra: “I conferimenti ai consorzi sembrano inferiori alle quantità di raccolta differenziata”. Come mai? Un’ipotesi è che i materiali non vengano divisi in maniera idonea e che quindi risultino poco appetibili per chi li recupera. Ma la società che gestisce la raccolta smentisce in toto il rapporto dell’istituto Anci.

Per cercare di capire il caso del pessimo rapporto costi-benefici della raccolta rifiuti a Viareggio bisogna guardare a chi gestisce il servizio. Sono due le società incaricate. La Sea Ambiente (società pubblica controllata da un gruppo di comuni toscani con Viareggio come capofila al 57,37%) si occupa della raccolta indifferenziata e della pulizia delle strade (costo 3.515.686,60 euro, dati Ispra). Mentre la differenziata è affidata alla Sea Risorse altra società partecipata dal Comune il cui 40%, all’inizio del duemila, è stato venduto alla Biofertil dell’imprenditore Paolo Del Pistoia. Cioè il titolare di un piccolo impero della raccolta dei rifiuti sulla costa tirrenica che, fuori regione, è indagato da dicembre dalla Direzione distrettuale antimafia de L’Aquila per lavori di escavo nel porto di Pescara. In particolare la sua ditta Sa.si.t è accusata di aver fatto cartello insieme ad altre ditte per aggiudicarsi l’appalto.

Tornando ai rifiuti e a Viareggio, tra i gioiellini del gruppo Del Pistoia spicca la Eco.St Srl Servizi ecologici del Tirreno che opera nel settore dei rifiuti per il Comune e della quale l’imprenditore è anche amministratore unico. Come riporta il quotidiano Il Tirreno, nel 1992 la Giunta comunale diede il via libera per far ereditare alla Eco.St il servizio di raccolta rifiuti organici di Viareggio, fino a quel momento gestito dalla Sa.si.t. (azionista di maggioranza e amministratore unico sempre Del Pistoia). Ma come sono regolati i rapporti tra le aziende pubbliche della nettezza urbana e le attività private di Del Pistoia? Sea Risorse – di cui il figlio dell’imprenditore, Mario, è stato amministratore delegato, prima di passare alla guida di Mover, altra azienda comunale – appalta il 30% del servizio alla Eco.St “che incassa circa 11 milioni di euro” (per svolgere i servizi di raccolta e verde pubblico a Viareggio e nella vicina Camaiore), come riferisce Mario Del Pistoia, socio del padre nella Pa.Ri Srl (che detiene quote della Eco.St). In pratica il Comune assegna parte del lavoro al suo socio di minoranza in Sea Risorse. “Allora ci chiediamo – commenta un il sindacalista dell’azienda che preferisce rimanere anonimo – che senso ha creare una società pubblico privata come Sea Risorse, che ha come preciso obiettivo la raccolta differenziata, quando la stessa società deve poi garantire alla società del privato, la Eco.St, il lavoro? Se non è conflitto di interessi questo…”.

Quindi quel 125 per cento di costi in più per le tasche dei cittadini di Viareggio, secondo il sindacalista si spiega così: “Abbiamo due società che si occupano dello stesso settore, ciò significa: due consigli di amministrazione, con tanto di presidenti, amministratori delegati, consiglieri e sindaci revisori che gravano su bilanci già ridotti all’osso. Senza considerare che la raccolta differenziata viene fatta ‘con metodi antidiluviani‘. La procedura dovrebbe essere meccanizzata, mentre noi la facciamo ancora a mano, porta a porta, – spiega ancora il rappresentante – e i cassonetti per la differenziata scarseggiano”. Negli intrecci tra Sea Risorse e la Eco.st non vede niente di strano Mario Del Pistoia: “Parlo a nome di mio padre Paolo, lo scriva pure”, dice. Poi si difende: “Una normativa europea obbliga le aziende che comprano quote societarie a garantire parte del servizio, anche con altre società”. E i costi stellari che pesano sulle tasche dei viareggini? “L’analisi dell’Ispra si basa solo su un calcolo statistico”.

La partita della raccolta rifiuti viareggina è diventata politica. E – secondo quanto riferiscono i protagonisti – ha fatto saltare qualche testa. L’ex assessore all’Ambiente, Gloria Puccetti, ha cercato di vederci chiaro. Proponendo, tra l’altro, una sforbiciata del 15 per cento sul contratto di servizio con Sea (3,5 milioni di euro su 21 milioni). Provvedimenti che si allineavano alle direttive suggerite dall’Ispra al Comune: riduzione del 15 per cento  per il costo del servizio e recupero dei ricavi della raccolta differenziata che consentirebbe “un risparmio di circa 3 milioni e 303.554 euro”. L’assessore non ha fatto in tempo. A inizio febbraio, lei e i colleghi Alessandro Augier (Turismo e Porto) e Laura Servetti (Personale e Lavori pubblici) sono stati licenziati dal sindaco Leonardo Betti, alla guida una coalizione di centrosinistra che a pochi mesi dall’insediamento sbanda pericolosamente. “Si è rotto il rapporto di fiducia”, questa la motivazione del primo cittadino. La pensano diversamente i tre, che in conferenza stampa hanno recentemente dichiarato: “Il sindaco è sotto ricatto. A Viareggio comandano i poteri forti“. Puccetti si dice amareggiata: “In campagna elettorale abbiamo preso l’impegno di sposare la strategia rifiuti zero, abbassare le tariffe altissime e quindi rivedere i costi. Un servizio che non rende il 100 per cento o non conviene perché troppo oneroso va migliorato”. Scelte politiche che non sono riuscite a vedere la luce.

Dopo la vittoria nel maggio scorso (ottenuta con un’affluenza alle urne intorno al 50 per cento) le buone intenzioni espresse in campagna elettorale da parte della giunta non hanno ancora avuto seguito. “Passati alcuni mesi – racconta ancora l’ex assessore -, non mi è stato possibile andare avanti con questo progetto politico. Dopo la prima fase iniziale, si avvertiva un ripensamento su tutto, un’impasse non dichiarata, ma visibile, una sotterranea critica nei nostri confronti. Ad esempio – conclude Puccetti – nella mia delibera, imponevo un rappresentante super partes proveniente dall’Ancitel  (principale società dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, ndr) e un funzionario dell’ufficio Ambiente, per ‘insegnare’ a gestire l’azienda e avere finalmente un controllo che non hanno mai voluto”.

“Ma quali poteri forti – ribatte il sindaco Betti – il problema è stata la scarsa produttività in sette mesi di questi tre assessori”. E Del Pistoia? “Non lo so, lavorava già prima del mio insediamento”. Poi assicura: “Apporteremo il taglio di un milione al contratto di servizio di Sea, ma bisogna evitare di perdere posti di lavoro”. Anche se il piano presentato dall’azienda per il nuovo contratto di servizio non prevede tagli, anzi: nel 2016 la raccolta e lo smaltimento dovrebbero ammontare non più a 21 milioni di euro, ma a 23. Insomma, la strada della spending review a beneficio dei cittadini sembra ancora tutta in salita.