Piacere quotidiano

Diritti di barman e camerieri: la petizione raccoglie oltre 200 firme in due settimane

Chiedono più diritti, più controlli e più regole. Su change.org si può aderire per sostenere le loro richieste. “Con un contratto da 40 ore settimanali, di ore di norma, se va bene, ne lavori 50", dice l'autore del testo, che preferisce rimanere anonimo

«Non penso di fare una rivolta popolare ma vorrei che si parlasse delle nostre condizioni. Vorrei che qualcuno dall’alto si accorgesse di noi e di come le cose nel nostro settore non facciano che peggiorare». M., che ci chiede di rimanere anonimo, ha iniziato una decina d’anni fa a lavorare come cameriere nei locali. È l’autore della petizione pubblicata su change.org, a tutela dei diritti dei dipendenti di bar e ristoranti. «Non si tratta solo di camerieri ma anche di cuochi, barman, lavapiatti: chiediamo più diritti, più controlli e più regole».

Il lavoro della ristorazione sembra l’unico settore in cui non c’è crisi, ristoranti sempre pieni, locali sempre in continuo sviluppo, crescita numerosa di attività commerciali – si legge nelle prime righe del testo firmato da 209 sostenitori, a due settimane dalla sua pubblicazione – Apparentemente un settore in crescita, un buon investimento se si hanno soldi e idee vincenti… Ma non è tutto oro ciò che luccica”. M. ci racconta cosa succede a chi ha un contratto da 40 ore settimanali: «Di ore di norma, se va bene, ne lavori 50. Fra l’altro il più delle volte non si fanno differenze di paga fra un turno diurno e uno che invece comincia la sera e finisce la notte. Ecco cosa si nasconde dietro le facce di ragazzi che ai clienti devono mostrarsi sempre freschi e sorridenti». Queste sono le condizioni, ci dice M., e spesso è l’unico modo che un dipendente ha per lavorare: «Per risparmiare, il titolare fa contratti finti da 15, 24 o 40 ore, dichiarando il falso. Al momento della liquidazione si fa fede al contratto stabilito da loro e non alle reali ore lavorate, senza nessun guadagno per il dipendente».

La durata normale del lavoro effettivo, per la generalità delle aziende commerciali, è fissata in 40 ore settimanali – leggiamo ancora nel testo indirizzato, fra gli altri, ai ministeri del Lavoro e dell’EconomiaAl fine di garantire la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, le parti convengono che la garanzia di un riposo minimo continuativo di almeno 9 ore rappresenta un’adeguata protezione degli stessi. Non credo ci sia un ristorante, pub, bar che rispetti queste regole, soprattutto i locali aperti giorno e notte”. Nella gran parte dei casi si tratta di contratti di apprendistato, il che significa che “se hai 31 anni non ti assumo perché sei “vecchio”… Meglio un giovanotto. E i professionisti dove stanno in tutto ciò?”, scrive M.

«Fanno tutti così – ci spiega – Ti mettono una parte in busta e una parte fuori. Te lo impongono, non tengono conto delle tue esigenze. Perché c’è anche il problema delle tasse: io non so quanto di preciso possa costare un dipendente, ma prima di aprire un’attività devi sapere quante persone ti servono e quanto ti costano. Non mi compro la Ferrari se poi non riesco neppure a metterci la benzina».

di Irene Privitera

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