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Sanremo 2014, pagelle terza serata: Renga primo, la rivelazione Rubino è terzo

Tra i giovani, invece, passano il turno Rocco Hunt e il suo rap campano “Nu juorno buono”, che porta sul palco di Sanremo il dramma della Terra dei Fuochi, e il ricercato e originale The Niro con “1969”

Primi verdetti anche tra i big, dopo la terza serata del Festival di Sanremo. Per la prima volta è stata resa nota la classifica del televoto, che inciderà per il 25% sul risultato finale. In testa, secondo pronostici, Francesco Renga, seguito da Arisa, Renzo Rubino, Perturbazione e Raphael Gualazzi & The Bloody Beetroots. Tutto sommato, per la prima volta il televoto da casa non fa gridare allo scandalo. E forse è merito della mancanza di prodotti da talent in gara.

Tra i giovani, invece, passano il turno Rocco Hunt e il suo rap campano “Nu juorno buono”, che porta sul palco di Sanremo il dramma della Terra dei Fuochi, e il ricercato e originale The Niro con “1969”.

Stasera toccherà all’interpretazioni di brani della tradizione cantautorale italiana, mentre i quattro giovani superstiti si contenderanno il primo posto finale. 

PAGELLE DI SILVIA TRUZZI

Luciana Littizzetto – 5

Le si possono perdonare molte cose, se non altro per lo sforzo. Ma il monologo sulla diversità è troppo lungo: la banalità del bene. Annotazione frivola: chi l’ha vestita non le vuol bene.

Fabio Fazio – 6

Si riprende un po’, ma è spazientito con Arbore perché non riesce a contenerlo. E sbaglia: Arbore è un mito. Sono giorni difficili, la botta degli ascolti è stata un colpo durissimo. Voto d’incoraggiamento

Antonella Ruggiero – 5/6

C’è solo lei, però sarebbero servite anche le canzoni. È un dolore vero non poterle dare un voto degno di una signora della musica. Mezza classifica, all’ottava posizione 

Arisa – 5

Rischia di vincere. Seriamente (è seconda nella classifica provvisoria). Finché canta è anche tollerabile, quando parla bisogna cambiare canale. 

Cristiano De Andrè – 6

Il cielo è vuoto non convince. Non compete certo con Invisibili, ma sono i danni del televoto. 

Francesco Renga – 6

Un altro papabile per il podio. E lui se lo aspetta. La canzone è una rengata, perfetta per lui. Non indimenticabile. Ma arriva prima. 

Francesco Sarcina e Riccardo Sinagallia – 5/6

Nessuna delle due canzoni convince il pubblico (e nemmeno noi). Forse perché entrambi si presentano con una riproposizione delle loro precedenti esperienze (Vibrazioni e Tiromancino). Ai posti 10 e 11, fondo classifica.  

Frankie Hi Nrg – 7

Pedala è divertente ed è una boccata di energia. Il pubblico a casa lo boccia, peccato per un’ultima posizione immeritata nella classifica provvisoria. 

Giuliano Palma – 5/6

Canta in bianco e nero, accarezzando nostalgie anni 60. Ma sono lontani i tempi di Tutta mia la città. Infatti è tra gli ultimi.

Giusy Ferreri – 4

La canzone è un concentrato di ovvietà. Ma soprattutto ha steccato clamorosamente. Tra gli ultimi.

Noemi – 5

È una canzone incomprensibile, un raro caso di assoluta mancanza di testo non compensata da una melodia decente. Lei sembra molto convinta, ha un suo pubblico e si pensava che il televoto l’avrebbe premiata. Invece è nona.

Perturbazione – 6

La loro canzone, L’Unica, avrà successo, perché entra in testa ed è orecchiabile. Il pubblico a casa la mette al quarto posto. Non che sia chissà che cosa, è un motivetto. Ma tra tanta mediocrità, sta in mezzo alle altre.

Raphael Gualazzi e The Bloody Beetroots – 7/8

La proposta più innovativa e originale del Festival. E loro si divertono. Bravi e freschi. Solo quinti, ma non si poteva pretendere.

Ron – 5

Penultimo. Ed è comprensibile. È una canzonetta-etta-etta. E l’autore non è proprio un volto nuovo.

Renzo Rubino – 7

Terza posizione, meritata. Lui è giovane e bravo. E merita

 

PAGELLE DOMENICO NASO 

Renzo Rubino – 8

Si dimena al pianoforte fino quasi a innervosire, ma il ragazzo ha stile e la sua canzone è nettamente tra le migliori tre. Per questo, infatti, non vincerà.  

Giusy Ferreri – 5

Vestita malissimo. Canta meglio di lunedì, ma sembra solo l’ombra di quello che era agli esordi. Peccato.

Frankie Hi-nrg – 6,5

Più convincente della prima serata. Ha il merito di non tradire se stesso e il progetto discografico di quest’anno, per la prima volta da indipendente, merita attenzione.

Raphael Gualazzi & The Bloody Beetroots – 7,5

Operazione molto paracula, ma funziona. La strana coppia potrebbe puntare al podio. E la canzone è decisamente sopra la media.

Cristiano De Andrè – 6-

Meno efficace rispetto a martedì. Invisibili era chiaramente più bella.

Francesco Sarcina – 4,5

Per me Sarcina è un enorme punto interrogativo. Una domanda infinita la cui risposta, sinceramente, mi interessa poco.

Perturbazione – 7

Bravi, spensierati e appassionati. Potrebbero finalmente sfatare la maledizione sanremese secondo cui se sei un gruppo, per giunta indie, sei destinato agli ultimi posti della classifica.

Francesco Renga – 6

Più ore passano, più salgono le sue quotazioni per la vittoria finale. Più ore passano, più la sua canzone non mi convince. Nonostante la bella voce, a questo Festival c’è di meglio. È ovviamente primo in classifica, secondo pronostici.

Riccardo Sinigallia – 6–

Ha un volto triste, che fa molto cantautore. E la canzone è bella, nel suo genere. Ma non basta. A volte, non basta. 

Noemi – 5

Grazie al cielo sceglie una mise meno imbarazzante della prima serata. Ma la canzone continua a non convincere del tutto. Occasione sprecata.

Antonella Ruggiero – 5,5

Con una canzone diversa, meno “difficile”, Antonella Ruggiero lotterebbe meritatamente per la vittoria. Ma con Da lontano no, davvero non si può. 

Arisa – 6,5

Secondo ascolto sorprendente. Controvento è una canzone che funziona e si piazzerà bene nella classifica finale.

Ron – 4,5

Rispetto infinito per la carriera, ma il suo folk è francamente insopportabile.

Giuliano Palma – 6–

Carina la canzone, peccato somigli troppo a 50mila, sempre firmata Zilli. A quel punto sarebbe stato più onesto portare direttamente quella, chiedendo una deroga alla regola dell’inedito.

Renzo Arbore – 8

Ancora una volta è un veterano a convincere più di tutti. L’Ariston si scatena sulle note di Come facette mammat’ e Ma la notte no. Lui è un monumento vivente, ma non perde mai il passo con i tempi. Highlander.

Damien Rice – 8

Rice arriva sul palco a modo suo, con la t-shirt stracciata e uno stile molto dimesso. Poi però inizia a cantare (Cannonball e la splendida The Blower’s Daughter) e l’incanto è garantito. Persino in Sala Stampa, noto covo di cinici senza cuore, è scesa qualche lacrimuccia. 

Fabio Fazio – 5,5

Ieri, in conferenza stampa, si è arrabbiato perché qualcuno ha osato definirlo buonista, ma anche la terza serata è un concentrato a volte indigesto di buoni sentimenti. Bello il flash mob, ma non è merito suo.

Luciana Littizzetto – 6-

Ha tenuto in vita le prime due serate, ma il monologo sulla bellezza di ieri sera era già sentito. A sprazzi condivisibile, per carità, ma colpevolizzare a priori chi si rifà il naso o le tette è francamente un eccesso di moralismo del quale facciamo volentieri a meno. 

Rocco Hunt – 8

Bravo, spigliato, domina il palco come un veterano anche se non ha nemmeno 20 anni. La sua “Nu juorno buono” ha il testo migliore del Festival. Ha il merito di portare la Terra dei Fuochi all’Ariston e lo fa senza scadere mai nella retorica. Passa il turno a furor di popolo. 

Veronica De Simone – 6

Viene da The Voice, team Carrà, e la sua canzone è la quintessenza della melodia sanremese. Funzionerà su alcuni target commerciali. Su noi no. 

The Niro – 6,5

Ricercato e dallo stile molto originale. Forse un po’ fuori contesto a Sanremo, ma il pubblico e i giornalisti lo premiano. Va in finale con Rocco Hunt.

Vadim – 5

C’è troppo troppo troppo Vasco Rossi. Forse è la canzone più debole delle quattro che abbiamo ascoltato ieri.

di Silvia Truzzi e Domenico Naso