Media & Regime

Stampa, politica e pluralismo: gli stupidi custodi del pensiero unico

“Scrivi ancora il blog su Il Fatto?” mi chiede una persona con cui lavoro occasionalmente e  che non vedevo da un po’.
“Sì”.
“Strano…”.
“Perché?”.
“Perché non mi sembra che la linea editoriale rispecchi il tuo pensiero”. 

Ora: a parte il fatto che non saprei bene inquadrare “la linea editoriale” del giornale che mi ospita… ma… che significa? Dovrei scrivere (e di conseguenza leggere) solo in spazi dove vengono sposate le mie tesi e le mie idee al 100 per cento?
A parte che, temo, un posto così non esista (a volte sono in totale disaccordo persino con me stesso) ma che senso avrebbe? Non mi sentirei incredibilmente solo e triste?
Una testata, un sito, un organo di informazione che ospita una pluralità di voci spesso in contrasto tra loro, non è più interessante di una velina di partito?

Domenica ho letto su Il Corriere della Sera la triste vicenda di Diego Fusaro. Scrittore e pensatore trentenne, ha pubblicato – per Bompiani – un libro pieno di riflessioni interessanti dal titolo Bentornato Marx! Rinascita di un pensiero rivoluzionario. Un po’ semplicisticamente viene definito “filosofo marxista”.

Domani avrebbe dovuto parlare al centro sociale di destra CasaPound di Roma. Ha spiegato al Corriere: “Intendo non partecipare più all’incontro perché non ci sono le basi per un dialogo sereno. Non si tratta di paura fisica, anche se comunque tolgo apprensione a chi mi sta vicino, ma non voglio essere il pretesto per tafferugli tra sedicenti fascisti e sedicenti comunisti. Non voglio che il mio nome sia legato a pestaggi o scontri che non siano idee”. 

Alla notizia della sua partecipazione all’incontro, infatti, sia su Facebook che su altri siti si era scatenata la solita e triste contestazione con tanto di minacce fisiche.

Peccato. Peccato davvero. Ma cosa avrebbe detto a CasaPound? “Per esempio che CasaPound sbaglia ad avere paura del meticciato: l’unica razza esistente è la razza umana. Ma questo, purtroppo, non glielo potrò dire di persona”.

E se solo uno dei ragazzi che l’avessero sentito parlare avesse cambiato idea? Se, spinto da una qualche curiosità, avesse voluto sentire qualche altra campana, oltre a quelle che sente suonare in continuazione? E se, aggiungo, finalmente avesse capito che alcune sono davvero stonate?

Non possiamo saperlo. I fautori del pensiero unico segnano un’altra vittoria. E non perché le loro idee valgano di più. Anzi. Se arrivi a minacciare, insultare, impedire con la violenza il pensiero degli altri, i casi possono essere solo due: o vale poco l’idea o vali poco come persona.