Politica

Governo Renzi, l’abbraccio di Verdini e Forza Italia per blindare l’esecutivo

Il senatore tratta con i "cosentiniani" per portare una pattuglia di fuoriusciti Gal-Forza Italia a sostenere il progetto del Rottamatore. Silvio Berlusconi avrebbe chiesto garanzie ben precise per una sorta di governo mascherato: giustizia e televisioni

Lo spregiudicato e il pregiudicato. “Matteo” e “Silvio”. Renzi e Berlusconi. Il Condannato non è affatto insensibile o disinteressato alla nascita del primo governo del Rottamatore. L’opposizione sarà “responsabile” e soprattutto ispirata da una dichiarazione d’amore dalla Sardegna, ancora una volta insieme a Cappellacci (i due ormai fanno coppia come Totò e Peppino): “Ho stima di Matteo Renzi, è persona intelligente, non è di scuola comunista”. E tra intelligenze non comuniste ci si intende.

Denis, la minaccia al Nuovo Centrodestra

Di mattina presto, ieri un esponente di primissimo piano di Forza Italia, un volto molto noto, è stato quasi tirato giù dal letto da un inferocito Maurizio Lupi, ministro uscente e ciellino di Ncd: “Stavolta Denis sta esagerando, ci vuole sfondare. Si è messo d’accordo con Cosentino e sta formando un nuovo gruppo al Senato con i dissidenti di Forza Campania. Ieri sera (giovedì, ndr) ha chiamato pure i senatori nostri. Ditegli di fermarsi o va a finire male”. Denis è ovviamente il berlusconiano Verdini, amico e concittadino di Renzi nonché banchiere fallito e plurinquisito. Da giovedì sera, Verdini con l’assenso di Berlusconi si è messo in moto per un’operazione a favore del futuro premier e per depotenziare Ncd: formare un altro gruppo al Senato con un po’ di forzisti dissidenti e qualche Ncd intimorito dal braccio di ferro in corso tra il partito di Alfano e “Matteo”.

La faida di Nick e la paura di Alfano

Verdini si è inserito nelle faide interne di Forza Italia al sud. In Campania, dove i cosentiniani, nel senso di Nicola, contestano il coordinatore regionale azzurro, e in Puglia. Risultato: quattro senatori campani di FI oggi in prestito a Gal (Grandi autonomie e libertà) e sette azzurri di Palazzo Madama sarebbero pronti a dare il loro sostegno all’esecutivo renziano. Una sorta di governo mascherato Renzi-Berlusconi Verdini & Cosentino, sotto processo e sotto accusa per camorra. Ecco i nomi. Per Gal: Vincenzo D’Anna, Giovanni Mauro, Pietro Langella, Antonio Milo. Per Forza Italia: Luigi D’Ambrosio Lettieri, Ciro Falanga, Pietro Iurlaro, Pietro Liuzzi, Luigi Perrone, Lucio Tarquinio, Vittorio Zizza. Dice al Fatto D’Anna: “Noi siamo in attesa di una risposta da Berlusconi su Forza Italia in Campania. Se dovessimo andare alla rottura saremmo molti di più. Il governo? Mi creda ancora non abbiamo fatto valutazioni”. I senatori sono undici per il momento ma Verdini conta di ingrassare la nuova formazione con il passare delle ore. Del resto è uno specialista di queste trattative: si vedano quelle dopo la scissione di Fini nel biennio 2010-2011 e prima ancora quelle per far cadere Prodi nel 2008. Il chiodo fisso del banchiere è spezzare Ncd, renderla ininfluente per il nuovo governo. E tutti i mezzi sono leciti, come insegna il ventennio berlusconiano della Seconda Repubblica. In più, stavolta si tratta di dare una mano “Matteo”, con cui ha chiuso il patto delle riforme. Il rapporto tra i due è granitico. Non solo. A vigilare c’è anche il papà di Renzi, Tiziano, imprenditore e amico da anni di “Denis”.

Guardasigilli e tv Richieste forziste

Tutto però ha un prezzo e secondo un’altra fonte di Ncd, contattata da Verdini per questa operazione, Berlusconi avrebbe chiesto garanzie ben precise a Renzi: giustizia e televisioni. Conflitto d’interessi, tanto per cambiare. Per la prima, è stato riferito il non gradimento al leader del Pd su uno dei nomi più gettonati nel totoministri: il centrista Michele Vietti, vicepresidente del Csm. Per le tv sarebbe stata indicata una preferenza per la delega delle Comunicazioni alle Infrastrutture: il famigerato Antonio Catricalà, burosauro di matrice lettiana (lo Zio non il Nipote). Questa trattativa, spiega un esponente forzista, sarebbe nata a livello embrionale già quando B. incontrò Renzi al Nazareno. Non a caso, in quei giorni, con spirito vendicativo, l’allora premier Enrico Letta ripescò la minaccia di una legge sul conflitto d’interessi.

Dal Fatto Quotidiano del 15 febbraio 2014

Modificato da redazione web