Politica

Valle d’Aosta style: il voto è cash

Davide Perrin in Valle d’Aosta è considerato un enfant prodige della nuova Union Valdotaine. Trentenne, diploma da geometra, laurea in ingegneria, faccia da ragazzino sveglio, lavora sui campi da sci, nell’impresa turistica dei genitori. Ma si è fatto contagiare dalla passione per la politica. È diventato assessore comunale a Torgnon, con l’ambizione di entrare in fretta nei giri più grossi. Lo scorso anno si è presentato alle elezioni regionali, nelle liste dell’Union, eterno partito di governo in Valle (e anche a Roma). Non ce l’ha fatta per un soffio, ma se un paio di eletti dovessero rinunciare, il seggio sarà suo. Ha tutta la vita davanti. Vuole diventare il volto nuovo dell’Union Valdotaine. Peccato che qualche giorno fa sia scivolato in un brutto incidente: è stato accusato di aver comprato un pacchetto di voti da un malavitoso che opera in Valle, 50 euro a voto. Lo stesso prezzo pagato da Domenico Zambetti, indimenticato assessore regionale nella Lombardia di Roberto Formigoni, accusato di aver acquistato voti da un gruppo di ’ndrangheta impiantato nell’hinterland milanese. Soldi in cambio di voti: cose che succedono solo al Nord. Al Sud, il voto di scambio è normalmente più raffinato: io mafioso ti do i voti, tu una volta eletto mi ripaghi con appalti e altre facilitazioni. Ad Aosta come a Milano, invece, lo scambio è brutale: banconote consegnate a ridosso delle elezioni, un tanto al voto. Zambetti è stato arrestato a Milano nell’ottobre 2012 per aver comprato 4 mila preferenze dai clan calabresi, pagandole 200 mila euro. I soldi, secondo l’ipotesi d’accusa, li portava a un imprenditore, referente a Milano del clan Mancuso, e a un gestore di locali notturni, appartenente alla cosca calabrese Morabito-Bruzzaniti.

Anche il giovane Perrin, secondo l’indagine dei carabinieri, si rivolge a un personaggio che ha a che fare con i locali notturni. È Cosimo Lippo, 37 anni, origini tarantine. Ha gli occhi puntati sul Petra Club, un locale di Chatillon attorno a cui girano soldi, prostitute e cocaina. Gli investigatori lo mettono sotto indagine perché attorno al Petra si accende una guerra tra italiani e albanesi, con minacce, aggressioni, tentativi di estorsione, cessione di crediti. Indagando su questi intrecci paramafiosi, s’imbattono con estremo stupore in uno strano appuntamento. Il 20 maggio 2013 – sei giorni prima del voto alle regionali – in un parcheggio di Nus, lungo la strada che porta ad Aosta, Cosimo Lippo s’incontra con Fulvio Perrin, cugino del candidato Davide Perrin, che gli consegna mille euro. Il corrispettivo per acquistare 20 voti di preferenza.

Non è andata bene, al ragazzo rampante delle piste di Torgnon: una settimana dopo, aperte le urne, si è accorto che, malgrado l’aiutino, gli mancava ancora qualche voto per arrivare a sedersi sui banchi del consiglio regionale. E pensare che, per candidarsi, si era dimesso da amministratore della Sirt, la società che gestisce gli impianti di risalita di Torgnon. In precedenza aveva dato le dimissioni anche dal consiglio d’amministrazione della Banca di Credito Cooperativo Valdostana e della Bâtiments Valdôtains. Aveva puntato tutto sulla politica.

Ora l’indagine su una storiaccia di night, ricatti, soldi e voti rischia di bloccare la nascita di una stella. “Sono sconvolto, sono estraneo a tutto”, dichiara. Se la compravendita di voti sarà confermata, sarà confermata anche la bizzarra anomalia dei politici nordisti: il voto di scambio qui si fa pagando sull’unghia denaro contro preferenze, mentre al Sud si vendono più accorte promesse di ben più difficili da dimostrare affari futuri.

Twitter: @gbarbacetto