Cronaca

Sentenza Meredith, Sollecito fermato vicino all’Austria. Knox: “Mai voglia di tornare”

Raffaele è stato rintracciato a Venzone (Udine) con la nuova fidanzata. "Non ho mai pensato di fuggire", ha detto poco dopo il ritiro del passaporto. In mattinata la conferenza stampa dei fratelli della ragazza uccisa

Il giorno dopo la sentenza di condanna nel processo d’appello bis per l’omicidio di Meredith KercherRaffaele Sollecito è stato raggiunto all’alba dagli agenti della squadra mobile in un albergo di Venzone (Udine) a una sessantina di chilometri dal confine con l’Austria e a una quarantina dal confine con la Slovenia. Era arrivato lì nel primo pomeriggio di ieri insieme alla sua nuova fidanzata, Greta Menegaldo, un hostess di 32 anni, residente a Oderzo (Treviso). Gli hanno ritirato il passaporto come previsto dalla misura cautelare emessa ieri dalla Corte d’Assise d’Appello di Firenze, insieme alla condanna a 25 anni di carcere per l’omicidio. “Non ho mai pensato di fuggire. Né prima né tanto meno ora”, si difende così Sollecito, attraverso uno dei suoi difensori, l’avvocato Luca Maori.

Amanda Knox, condannata a 28 anni e 6 mesi, si è fatta intervistare dalla Abc: “E” stato come essere travolta da un treno, non potevo credere a quello che stava succedendo…ora aspetto le motivazioni, ma è stata una cosa orribile. Ora ho bisogno dell’aiuto di tutti”, ha detto piangendo durante la sua prima intervista dopo la sentenza. E ancora: “Non tornerò mai volontariamente in Italia”. Per lei nessuna misura cautelare: la corte non ha ravvisato il pericolo di fuga essendo la giovane “legittimamente” residente negli Stati Uniti. Secondo l’avvocato Christopher Blakesley, uno dei massimi esperti di diritto penale internazionale negli Stati Uniti, non ci sono dubbi: “L’estradizione di Amanda è assolutamente possibile”. Nessuno dei due condannati andrà in carcere, in attesa di un nuovo ricorso in Cassazione.

In mattinata c’è stata anche la conferenza stampa dei fratelli di Meredith. La sentenza “è un passo in più verso la verità e la giustizia“, ha detto Stephanie Kercher, sorella di Meredith. “Nessuno – ha aggiunto – ci restituirà Meredith”. “Non possiamo parlare di felicità,non è il momento della felicità”, ha commentato invece il fratello Lyle. “Prendiamo atto di una sentenza e del passo in avanti – ha aggiunto – ma per poter scrivere la parola fine dovremo aspettare ancora del tempo”, ha detto riferendosi al fatto che le difese hanno annunciato ricorso in Cassazione. Uno dei loro legale, l’avvocato Francesco Maresca ha poi spiegato che i familiari di Meredith chiedono spesso informazioni sulla durata del procedimento esprimendo perplessità “sulla lunghezza dei tempi”.