Cronaca

Ilaria Cucchi indagata per diffamazione dopo denuncia del Coisp: “Intimidazione”

Secondo la denuncia del segretario Maccari, la sorella del ragazzo morto nel 2009 avrebbe offeso la dignità dei lavoratori di polizia. Lei a ilfattoquotidiano.it: "Continuerò a lottare"

Nella storia di Stefano Cucchi, così come in quella di Federico Aldrovandi, si può dire che il fondo non arriva mai. Non è bastata la morte di un fratello pestato e abbandonato, non è bastata una sentenza di primo grado che, condannando i medici ed assolvendo gli agenti penitenziari, ha dell’incredibile. Non sono bastate le parole di Carlo Giovanardi e la sua accusa alla famiglia di voler strumentalizzare la vicenda a fini politici. Ora Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, si trova a dover rispondere dell’accusa di diffamazione e viene indagata dalla stessa Procura che, più volte, ha criticato. A denunciarla, nel giugno dello scorso anno, è un sindacato di polizia che, purtroppo, ci siamo abituati a conoscere per queste vicende: il Coisp di Franco Maccari, quello stesso che pensò bene di manifestare a favore dei poliziotti che hanno ucciso Federico Aldrovandi proprio sotto gli uffici del Comune di Ferrara presso cui lavora la mamma del ragazzo, Patrizia Moretti.

Una scelta che già allora sollevò lo sdegno di tutti, colleghi compresi. Evidentemente non soddisfatto, Maccari tre mesi dopo quell’azione, e a pochi giorni dalla sentenza di assoluzione degli agenti penitenziari, ha depositato presso la Procura della Repubblica di Roma una denuncia nei confronti di Ilaria Cucchi. Secondo il segretario, la sorella del ragazzo morto nel 2009 avrebbe offeso la dignità dei lavoratori di polizia: “Tanto varrebbe non celebrare affatto i processi – disse – perché la verità dei fatti non serve: un poliziotto deve essere sempre colpevole. Anziché esprimere soddisfazione perché un tribunale ha accertato che da parte degli agenti non vi furono maltrattamenti ci si indigna perché non c’è il poliziotto cattivo da buttare in carcere. Non interessa la verità, non si cerca la giustizia, ma soltanto vendetta”. Polizia di Stato o penitenziaria, per Maccari non fa differenza.

Il Coisp, Coordinamento per l’indipendenza sindacale delle forze di polizie, ha una storia relativamente giovane. Nasce nel 1992 da una costola dello storico Sap, anch’esso autonomo. L’allora segretario generale di quest’ultimo, Rachele Schettini, non rieleggibile, fuoriuscì e fondò il Coisp. Se per i primi tempi gli iscritti furono numerosi, a fermare il successivo declino ha pensato nel 2006 proprio Maccari, che, uscendo anch’egli dal Sap, non ha mai fatto mistero delle sue numerose partecipazioni a manifestazioni di An. Evidentemente uscite di questo genere gli servono anche a parlare alla “pancia” dei poliziotti, come si direbbe di forze politiche, e a tenere alto il numero degli iscritti. “Lo considero un vero e proprio atto intimidatorio – commenta Ilaria Cucchi al Fatto Quotidiano – D’altronde da coloro che hanno offeso Patrizia non mi aspetto altro. Se pensano che questo possa in qualche modo fermarmi nella mia battaglia di verità e per il rispetto dei diritti civili si sbagliano di grosso. Spero che la giustizia faccia il suo corso, ma che lo faccia in fretta. Credo di avere il diritto di chiederlo come cittadina e come tutti i cittadini”.

 

Aggiornamento: apprendiamo dalla diretta interessata che anche Domenica Ferrulli, insieme a Lucia Uva, è stata denunciata. Ecco cosa ci ha scritto:

Questa per me è la prima denuncia e se dire la verità costituisce reato, io andrò avanti a commettere reati, tanti reati, continuerò a dire la verità che tutti conosciamo. In Italia funziona così: chi ammazza i nostri cari rivestendo una divisa, negando spudoratamente anche davanti ai giudici, dopo aver fatto un giuramento continua a lavorare, e chi dice la verità viene denunciato. Non mi fermerò, continuerò a dire la verità, non sono spaventata, vogliono condannarmi per aver detto la verità? Io mi assumo le mie responsabilità, non ho nulla da temere. Chi ha qualcosa da temere è chi indossa una divisa sporca di sangue. La divisa è sacra: rappresenta lo Stato, chi ha ucciso non è degno di indossare una divisa, deve essere buttato fuori dalle istituzioni.