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Pena di morte, scontro Stati Uniti-Messico per la condanna di un messicano

Città del Messico protesta per l'esecuzione di Edgar Tamayo Arias, accusato di aver ucciso un poliziotto a Houston. Secondo i legali, l'uomo parlava a malapena l’inglese durante il suo arresto e soffriva di un ritardo mentale. Inoltre gli sarebbe stato negato il diritto di avvalersi dell’assistenza dell’ambasciata messicana in violazione della Convenzione di Vienna

E’ scontro tra Stati Uniti e Messico per la condanna a morte di un cittadino messicano, eseguita in Texas. Edgar Tamayo Arias, 46 anni, è morto per un’iniezione letale nella camera della morte del carcere di Huntsville. Condannato per l‘omicidio di un poliziotto nel 1994 a Houston, gli sarebbe stato negato il diritto di avvalersi dell’assistenza dell’ambasciata messicana, in violazione della Convenzione di Vienna.

Si tratta della terza esecuzione di un cittadino messicano nello stato americano. Fino alla fine il governo federale degli Stati Uniti, decisamente contrario all’esecuzione, aveva tentato di far pressione sulle autorità texane, mentre il governo di Città del Messico, che ha abolito la pena capitale, aveva formalmente protestato.

Secondo i suoi avvocati Tamayo parlava a malapena l’inglese durante il suo arresto e soffriva di un ritardo mentale, “se avesse ricevuto l’assistenza del consolato messicano durante il processo – spiegano – Tamayo non sarebbe mai stato condannato a morte”.