Cronaca

San Felice Circeo, busta con proiettili fatta recapitare al sindaco Gianni Petrucci

Oltre all'ex presidente del Coni, destinatari del plico anche 7 consiglieri della sua maggioranza. Il primo cittadino collega quanto avvenuto con la messa in mobilità di 28 dipendenti comunali

Una busta contenente otto proiettili calibro 8. E’ stata recapitata ieri mattina al comune di San Felice Circeo. Il destinatario è Gianni Petrucci, ex presidente del Coni, oggi numero uno della Federazione Italiana Pallacanestro e primo cittadino della nota località balneare in provincia di Latina. Gli altri 7 bossoli erano destinati ai 7 consiglieri di maggioranza che sostengono la sua giunta. “Non mi faccio intimidire – commenta Petrucci a ilfattoquotidiano.it – io sto applicando la legge in questo paese e continuerò a farlo”. “Un gesto vile, di ispirazione mafiosa e violento”, commentano in una nota Libera e Legambiente.

E’ stato il portiere, di buon mattino, a ritrovare il plico: qualcuno lo aveva lasciato all’ingresso del municipio, nel centro storico. Poco dopo le 8 l’uomo ha consegnato la busta ad una dirigente del comune: dopo averne valutato il contenuto, la dirigente ha portato il plico ai carabinieri della stazione locale, che a loro volta hanno informato il comando provinciale. Ora la busta è al vaglio del Ris di Roma. Gli otto proiettili calibro 8 si sono poi rivelati a salve. “Questi sono a salve, ma i prossimi saranno carichi”, si leggeva sul biglietto fatto ritrovare insieme ai proiettili.

L’accaduto va ad alimentare un clima di forte tensione, nel piccolo paradiso turistico a 100 km da Roma. Il 21 dicembre 2012 il consiglio comunale aveva dichiarato il dissesto finanziario, causato da un deficit di 6,790 milioni di euro: una decisione che comporta la necessità di ridurre il personale dell’ente. Dei 92 dipendenti, troppi per un paesino di 8.500 abitanti, 28 dovranno essere messi in mobilità. Per questo dal 16 gennaio fino a ieri operai e impiegati hanno occupato l’aula consiliare, chiedendo l’applicazione di un contratto di solidarietà in grado di scongiurare gli esuberi o la garanzia che i 28 vengano riassorbiti dai comuni limitrofi. “Se credono di intimidirmi, si sbagliano – spiega Petrucci al telefono – non ho elementi per dire che esiste un collegamento tra la busta e la situazione che c’è in comune, ma è la prima cosa che mi viene in mente. Io e la mia amministrazione stiamo applicando la legge: la Ragioneria generale dello Stato ha certificato la necessità di dichiarare il dissesto e ora stiamo cercando di limitare le conseguenze, tentando di tenere al lavoro più impiegati possibile. Ma la legge va applicata e quanto accaduto non fermerà l’amministrazione”. “Non esiste alcun collegamento tra l’intimidazione e la protesta – risponde Edi Buttari, coordinatrice della rappresentanza sindacale unitaria della Cgil – c’è una situazione difficile, ma da parte nostra i toni sono sempre stati pacati. Mi viene più facile pensare alla provocazione di qualcuno che vuole strumentalizzare la situazione”.

La matrice del gesto resta ancora da chiarire, gli inquirenti sono restii a collegare l’episodio alla situazione di tensione che si vive in comune. Ma la situazione nel paese è sempre più tesa. Paradiso delle vacanze, luogo simbolo del turismo di qualità, il Circeo negli ultimi 10 anni è stato teatro di una lunga serie di intimidazioni ai danni di politici locali. Il 3 novembre 2009 un incendio doloso distruggeva il chiosco dello stabilimento balneare di proprietà dell’allora sindaco Vincenzo Cerasoli. Dieci giorni prima che qualcuno cospargesse di liquido infiammabile l’auto del maresciallo dei carabinieri Antonio Mancini. Il 2008 era stato l’anno dei roghi: il 12 marzo era andato a fuoco il chiosco del bagno “La Caletta“; il 30 marzo finiva incenerita l’auto del segretario del sindaco Cerasoli; il 2 aprile venivano date alle fiamme lo stabilimento di un consigliere comunale. Ma l’incendio parte da lontano, almeno dal 2003 quando in poche settimane prendevano fuoco il bar Kennedy, in pieno centro, lo stabilimento “Il Veliero” e la barca dell’allora assessore al Turismo. Seguita, il 3 febbraio 2004, dall’auto dell’allora sindaco, Giuseppe Schiboni.

Ieri la busta con i proiettili destinata a Petrucci e alla sua giunta. “Si tratta di un gesto vile, di ispirazione mafiosa e violento – si legge in una nota dei coordinamenti provinciali Libera e Legambiente – non si possono tollerare atti di questa gravità, peraltro non nuovi in un provincia in cui il radicamento delle mafie e la rosa ampia dei loro interessi ha determinato prassi sempre più consolidate e diffuse basate sul ricatto, la violenza, l’intimidazione”. Una provincia sempre più difficile, in cui nelle ultime settimane prima di Petrucci è toccato ad Antonio Chiusolo, assessore alle Finanze al comune di Aprilia. Era il 20 dicembre, quando il politico aveva trovato davanti all’androne di casa 10 proiettili calibro nove. Tre mesi prima un attentato incendiario davanti aveva distrutto la sua auto e quella del cognato.