Politica

Legge elettorale, Renzi: “Da noi tre proposte. Subito incontri con partiti”

Il segretario del Pd scrive ai leader di partito: "Volendo in qualche ora si chiude tutto. Confronti bilaterali dalla prossima settimana". Ma rilancia sul patto di governo: "Chiederemo modifiche alla Bossi-Fini, unioni civili, provvedimenti per famiglie e adozioni". Poi il lavoro: "Il 16 gennaio discuteremo del job act nella direzione del partito"

Matteo Renzi spinge sull’acceleratore. Bisogna fare presto. E la sfida non è lanciata solo a Beppe Grillo. Ma anche a tutti gli altri leader di partito ai quali già da ora il segretario del Pd chiede incontri bilaterali per avviare la discussione sulla riforma del sistema elettorale. Il Pd, dice, ha tre proposte: “Rinunciamo a formulare la nostra proposta, ma offriamo diversi modelli alle forze politiche che siedono insieme a noi in Parlamento”. I modelli sono quelli della legge elettorale spagnola (che potrebbe piacere ai Cinque Stelle), del Mattarellum (che sarebbe da “rivisitare”) e del doppio turno di coalizione che si utilizza per eleggere i sindaci. Sulle tre proposte di riforma della legge elettorale il Pd chiede “certezza dei tempi e trasparenza nel percorso: la politica non può più fare passi falsi. Nella prossima settimana sarà nostra cura chiedere appuntamenti bilaterali a chi di voi sarà disponibile a incontrarsi. L’obiettivo sarà capire in modo semplice e trasparente se esiste la possibilità di chiudere rapidamente un accordo istituzionale” perché “volendo, in qualche ora si chiude tutto”. “Da noi – aggiunge il sindaco di Firenze – i cittadini oggi esigono rapidità di decisione e chiarezza delle posizioni. Oggi, primo giorno lavorativo del 2014, dobbiamo dimostrare di aver chiaro che non possiamo perdere neanche un secondo”.

“Nella lettera – scrive Renzi nella sua newsletter – che vi allego in anteprima, fedele al rapporto particolare che ci lega ormai da 380 enews, propongo tre possibili soluzioni alle altre forze politiche sulla legge elettorale. Togliamo gli alibi agli altri: sono tre soluzioni molto diverse l’una dall’altra ma tutte e tre con la fondamentale caratteristica di rispettare il mandato delle primarie dell’8 dicembre che costituisce il riferimento fondamentale mio e del Pd”. I modelli, dunque. Il sistema spagnolo: divisione del territorio in 118 piccole circoscrizioni con attribuzione alla lista vincente di un premio di maggioranza del 15% (92 seggi) e ciascuna circoscrizione elegge un minimo di quattro e un massimo di cinque deputati. Soglia di sbarramento al 5%. Il Mattarellum modificato475 collegi uninominali e assegnazione del 25% dei collegi restanti attraverso l’attribuzione di un premio di maggioranza del 15% e di un diritto di tribuna pari al 10% del totale dei collegi. Doppio turno stile sindaci. Chi vince prende il 60% dei seggi e i restanti sono divisi proporzionalmente tra i perdenti. Possibile sia un sistema con liste corte bloccate, con preferenze, o con collegi. Soglia di sbarramento al 5%. 

L’altro binario è quello dell’accordo di programma del governo Letta. Il Pd, insiste Renzi, chiederà “che ci sia un capitolo Diritti Civili” con le modifiche alla Bossi Fini, le unioni civili per persone dello stesso sesso, la legge sulla cooperazione internazionale, i provvedimenti per le famiglie e una disciplina più efficace delle adozioni. A tutte le forze politiche che siedono in Parlamento il segretario chiede “un accordo serio, istituzionale, su tre punti”: legge elettorale, riforma del bicameralismo e una riforma del titolo V. “Ho scritto a tutti i leader degli altri partiti. Per fare le riforme il Pd è decisivo, senza il Pd non si fanno. Ma il Pd da solo non basta. Le riforme non si realizzano da soli, come la moda di oggi di farsi da soli le foto con il telefonino: la riforma selfie non esiste. E meglio così perché le regole si scrivono insieme. Quando si fanno le riforme si chiamano tutti gli altri partiti. Poi se uno non ci vuol stare, lo dice. Ma senza troppi giri di parole”.

E ancora il lavoro. Renzi rilancia il suo job act che il 16 gennaio – annuncia – sarà in discussione alla direzione del Pd: “In quella sede mostreremo anche come vogliamo procedere per il Jobs Act che è un documento molto più articolato di quello che si è letto fino ad oggi”. “È il primo giorno lavorativo dell’anno e allora aggiungo anche un bel ‘Buon Lavoro a tutt’ – scrive il segretario democratico – Ne abbiamo un gran bisogno, lo sappiamo. Un pensiero particolare a chi ha perso il lavoro e a chi lo sta cercando: speriamo che questo 2014 segni una svolta nella lotta reale, non a parole, contro la disoccupazione. Su questo tema noi ci faremo sentire in modo molto determinato, promesso”.