Cronaca

Genova, serial killer evade dopo permesso. Il carcere: “Non sapevamo fosse omicida”

Bartolomeo Gagliano, 55 anni, è accusato di due omicidi e di un tentato omicidio. E' stato giudicato "molto pericoloso" e totalmente infermo di mente. Ma il direttore del penitenziario afferma: "Per noi era soltanto un rapinatore". La Cancellieri: "Faremo chiarezza"

E’ ricercato in tutta Italia Bartolomeo Gagliano, 55 anni, accusato di due omicidi e di un tentato omicidio e definito “molto pericoloso” dalle forze dell’ordine. Il serial killer ha fermato all’alba una persona a Savona, minacciandola con una pistola, e si è fatto portare in auto a Genova dove doveva rientrare nel carcere genovese di Marassi dopo averlo lasciato grazie a un permesso premio, e ha poi fatto perdere le sue tracce. “Noi non sapevamo che aveva quei precedenti penali, per noi era un rapinatore”, si è difeso il direttore del carcere, Salvatore Mazzeo, spiegando che “abbiamo valutato Gagliano in base al fascicolo di reato per cui era detenuto, che risale al 2006”.

Il pluriomicida, ha aggiunto Mazzeo, è stato dichiarato evaso martedì sera alle 21. “Gagliano doveva rientrare in carcere ieri mattina alle nove ma non si è presentato”, ha detto. “Come è prassi abbiamo atteso dodici ore prima che scattasse il reato di evasione, poi abbiamo fatto la notizia di reato”. Gagliano, siciliano di origine e residente a Savona, è uscito dal carcere domenica scorsa grazie al permesso e lunedì mattina si è presentato al dipartimento di salute mentale di Savona come programmato per una seduta terapeutica

La svolta è arrivata questa mattina. Il serial killer ha bloccato un commesso mentre stava ultimando le consegne per conto del panificio e, sotto la minaccia di una pistola, lo ha costretto a risalire in auto per recarsi a Genova. Prima di partire, però, ha caricato in auto tre borse. Giunti a Genova, Gagliano ha fatto scendere il panettiere vicino alla Laterna e si è allontanato con la sua auto, una Fiat Panda Van di colore verde con paraurti e specchietti neri targata CV848AW. Una volta arrivati nel capoluogo ligure, Gagliano ha fatto scendere il commesso e si è allontanato a bordo del veicolo. Gli inquirenti che indagano sulla vicenda sono convinti che il serial killer con ogni probabilità abbia deciso soltanto all’ultimo momento di non rientrare nella casa circondariale dopo il permesso premio. Anche se pochi mesi fa si è tagliato le vene del braccio con una lametta, rischiando di morire dissanguato. A salvarlo l’intervento della polizia penitenziaria. L’episodio sarebbe precedente alla concessione dei permessi e sarebbe avvenuto a seguito delle sue richieste di interloquire con i vertici del carcere per ottenerli. Per il resto il suo comportamento non è mai stato aggressivo verso gli agenti o altri detenuti, anzi. In alcuni casi è anche intervenuto per dividere i compagni che si affrontavano. In passato alcune richieste di permesso gli erano state negate, ma era comunque riuscito ad ottenerne tre. Un altro gli è stato concesso per il prossimo 24 e il 25 dicembre. La fine della pena era prevista ad aprile 2015. Ma grazie agli sconti per buona condotta accumulati la liberazione anticipata sarebbe arrivata tra poco meno di un anno. La libertà a un passo rende ancora più incomprensibile il gesto di oggi.

“Si tratta di un episodio gravissimo che richiede un accertamento molto rigoroso”, ha commentato il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, sottolineando che “faremo chiarezza e individueremo eventuali responsabilità”. Mentre il direttore del carcere ha fatto sapere che “non ce lo aspettavamo, negli ultimi tempi il suo atteggiamento era molto migliorato. E’ una decisione che ci ha stupiti”. Per lui era il terzo permesso premio e lo aveva ottenuto per motivi familiari: doveva andare a trovare la madre a Savona. Gagliano deve scontare un fine pena residuo di un anno per rapine varie. Negli ultimi tre anni, spiegano fonti penitenziarie, aveva tenuto una condotta esemplare tanto che la direzione del carcere di Marassi aveva pensato di inserirlo in uno dei progetti lavorativi. Mentre all’inizio della detenzione il serial killer aveva dato seri problemi: cercava sempre la rissa, era violento e conflittuale con gli altri detenuti e le guardie penitenziarie.

Gagliano, nato a Nicosia nel 1958 e trasferitosi da bambino a Savona, è un personaggio considerato “molto pericoloso” dalle forze dell’ordine. Il suo primo delitto risale al 1981 quando uccise a Savona, sfondandole il cranio con una pietra, Paolina Fedi, di 29 anni, prostituta. Venne condannato a otto anni di manicomio criminale a Montelupo Fiorentino. Ma sfruttando una licenza concessa dai medici, nell’83, sequestrò un’intera famiglia e da Massa Carrara raggiunse Savona, spianò la pistola alla tempia di un taxista e minacciò un vigile urbano. Inseguito dai carabinieri, iniziò a sparare a casaccio tra gli studenti, ferendo una diciassettenne. Evase dal manicomio nel 1989, assassinando poco dopo a colpi di pistola un transessuale uruguayano e un travestito e poi ferendo gravemente una prostituta. Azioni condotte assieme ad un complice, Francesco Sedda. Ma la scia di Gagliano non si interruppe lì. Nell’aprile del 1990, a Firenze, sparò alla fidanzata, ferendola. Poi fuggì. La ragazza, 23 anni, venne trovata dalla polizia nel suo appartamento, distesa nuda sul letto, con un foro di proiettile nel mento ed un paio di slip sulla gola a tamponare l’emorragia. Dopo un giorno e due notti passati a girovagare per la città e a telefonare alla polizia e agli ospedali, Gagliano si presentò spontaneamente ai medici dell’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia, da cui era evaso un mese prima. Le ricerche dell’uomo erano iniziate poco dopo lo sparo alla ragazza: fu lui stesso ad avvertire il 113. La pistola, una beretta 7,65, venne trovata vicino alla ragazza, in mezzo a numerose riviste pornografiche. 

La sua “firma” sugli omicidi, ricordano gli inquirenti, era un colpo di pistola alla bocca. La sua carriera criminale è poi segnata da evasioni da ospedali psichiatrici, rapine, detenzione di armi, possesso di sostanze stupefacenti, aggressioni, estorsioni. Era stato giudicato totalmente infermo di mente. Questa è la sua quinta evasione. Nell’ultima, nel ’94, fuggì da un permesso premio concesso dall’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia.