Scienza

L’Argon “osservato” tra le polveri della Nebulosa del Granchio: è la prima volta

Il gas nobile inodore e insapore non era mai stato osservato nella sua forma molecolare in nessun altro luogo dello Spazio al di fuori della Terra. Un team dello University College di Londra lo ha riconosciuto sfruttando gli strumenti della missione Herscher dell’Agenzia Spaziale Europea

Rappresenta quasi l’1% dell’aria che respiriamo, dà una particolare luce blu alle insegne luminose ed è ciò che rende i doppi vetri delle nostre finestre così isolanti per il calore. Eppure l’argon, gas nobile inodore e insapore, non era mai stato osservato nella sua forma molecolare – ovvero nella configurazione che prevede non un singolo elemento ma due o più atomi legati insieme – in nessun altro luogo dello Spazio al di fuori della Terra.

Fino ad oggi, quando un team dello University College di Londra lo ha riconosciuto tra le polveri della Nebulosa del Granchio, a 6500 anni luce da qui, sfruttando gli strumenti della missione Herscher dell’Agenzia Spaziale Europea. Una osservazione senza precedenti, visto che – come spiegano gli scienziati su Science – si tratta della prima volta che si osserva nel cosmo una molecola di gas nobile, gruppo di elementi inerti chiamati così proprio perché interagiscono con difficoltà con altri atomi.

La scoperta potrebbe inoltre essere una conferma della teoria sull’origine degli atomi più pesanti nell’Universo: la Nebulosa del Granchio è infatti ciò che rimane dell’esplosione di una supernova e secondo gli scienziati è stata proprio la morte di diverse supernova, ovvero l’esplosione delle stelle più massicce dell’Universo, a permettere la formazione di nuove sostanze chimiche pesanti nell’Universo primordiale, nel quale esistevano solo i gas più leggeri. Ancora oggi queste esplosioni, che per settimane fanno brillare gli astri morenti più di un’intera galassia, rifornirebbero lo Spazio interstellare degli atomi di massa maggiore.

Come spesso accade, la scoperta è avvenuta in maniera del tutto casuale: gli scienziati stavano esplorando le polveri che circondano la nebulosa con strumenti capaci di registrare emissioni nell’infrarosso, quando hanno rilevato strane radiazioni provenire da esse. Tramite calcoli sulla massa degli elementi che avrebbero potuto generarne di tali hanno capito che si trattava di ioni di idruro di argon, ovvero molecole cariche elettricamente, formate da idrogeno e dal gas nobile. In particolare dall’argon-36, forma – o isotopo, come dicono i chimici – simile al normale elemento, ma più massiva. Fino ad oggi gli scienziati avevano solo teorizzato che questo isotopo derivasse proprio dalla nucleosintesi che avviene all’interno di una supernova, ed è solo con questa scoperta che oggi arriva la conferma.

di Laura Berardi

Dal Fatto Quotidiano del 16 dicembre 2013

L’abstract su Science