Cronaca

Scuola Diaz, Gratteri: “Mi spiace, ma non devo scusarmi. Quella notte fui ingannato”

Le parole dell'ex alto dirigente del Viminale riportate dal suo legale, Franco Coppi, nell'udienza sulla richiesta di affidamento ai servizi sociali dopo la condanna per falso. L'avvocato: "E' un investigatore esperto, ma c'erano tensione e confusione incredibili"

Sulla scuola Diaz “sono stato ingannato” e “non devo scusarmi”. Così parla Franco Gratteri, uno dei superpoliziotti condannati per il sanguinoso blitz nella scuola genovese la notte del 21 luglio 2001, al termine del vertice G8. “Non mi inginocchio per ottenere i benefici. Sono dispiaciuto per quanto accaduto nella scuola Diaz, ma quella nei miei confronti la ritengo una sentenza ingiusta. Io quella notte sono stato ingannato»: queste le parole di Gratteri, all’epoca del G8 capo del Sevizio centrale operativo della polizia, riportate dal suo legale Franco Coppi e riprese da Repubblica Genova. 

Ieri nel capoluogo ligure si è svolta l’ultima udienza presso il Tribunale di sorveglianza che dovrà decidere sull’affidamento ai servizi sociali di Gratteri e degli altri funzionari (Giovanni Luperi, Spartaco Mortola e Pietro Troianicondannati in via definitiva il 5 luglio 2012, per il periodo di pena residuo non coperto da indulto (tra otto mesi e un anno a seconda dei casi). Le alternative sono il carcere o i domiciliari. La Procura Generale ha dato parere favorevole ai domiciliari per tutti.

“Credo che la posizione di Gratteri vada valutata attraverso la sua storia professionale”, ha spiegato in aula l’avvocato Coppi. “Penso che l’uomo che catturò il boss Bagarella con otto giorni di appostamento ininterrotto lo meriti. Quella notte venne ingannato da chi costruì false prove. Non dovrebbe accadere a chi era abituato ad indagini assai più delicate? Quella notte alla Diaz fu segnata da una situazione di tensione e da una confusione incredibili». 

Franco Gratteri, che all’epoca della condanna era capo della Direzione centrale anticrimine del ministero dell’Interno, è stato condannato a quattro anni di reclusione per falso aggravato, ed è decaduto dall’incarico per effetto dell’interdizione dai pubblici uffici. Inviato nella mischia dell’ordine pubblico il pomeriggio del 21 luglio per volontà dell’allora capo della polizia Gianni De Gennaro, con l’obiettivo di “fare arresti” per controbilanciare il disastro di due giorni di scontri, durante il blitz si trovava nel cortile della Diaz – dove dormiva un centinaio di manifestanti – insieme ad altri alti dirigenti. Nella scuola non mise piede, ma è stato condannato per falso. 

Durante il processo, Gratteri non si è sottoposto alle domande di pm e parti civili. Ora, dodici anni dopo i fatti, afferma di essere stato ingannato. Ma ancora non dice da chi. 

Modificato da redazione web alle 11.50 del 10 dicembre 2012